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sabato 15 maggio 2021

A Montegranaro arriva il drone antirandagismo. Speriamo lo usino anche contro gli incivili.

 

È stato uno degli ultimi atti dell’Amministrazione Mancini quello di aderire al protocollo di intesa della Prefettura di Fermo con altri Comuni della provincia per mettere in campo azioni contro il randagismo e il maltrattamento degli animali. Il protocollo è finanziato dal Fondo Unico Giustizia e prevede, tra le altre cose, l’acquisto di specifiche apparecchiature per controllare il vagare di cani sul territorio, in particolare in zone difficili da raggiungere sia in macchina che a piedi. In attuazione di questa intesa, arriverà a breve a Montegranaro un drone che sorvolerà i nostri cieli alla ricerca di animali vaganti. L’apparecchio, un DJI Mini 2 Fly More Combo del costo complessivo di 650 Euro, sarà dato in dotazione al Comando di Polizia Municipale e francamente si spera venga utilizzato non solo per la lotta al randagismo ma anche per un più capillare e costante controllo del territorio che, a quanto pare, ne ha particolarmente bisogno.

 

Luca Craia

mercoledì 4 gennaio 2017

Il pastrocchio della portineria dell’ospedale di Montegranaro




Giocare ad amministrare un paese di tredicimila anime come Montegranaro è rischioso. Si corre il pericolo di fare danni seri. L’approssimazione dimostrata dall’Amministrazione Mancini in questi primi due anni e mezzo di mandato fa pensare che si stia giocando e non facendo sul serio, sol che le conseguenze e le ripercussioni sulla cittadinanza non sono giochi ma problemi veri. Lo vediamo in questi giorni con il caso del servizio di portierato dell’ospedale, riportato opportunamente alla luce dal Corriere Adriatico di stamattina anche se dimenticando qualche particolare. Il caso testimonia come si facciano le cose a Montegranaro: approssimativamente e con la presunzione di decidere anche per gli altri.
Infatti si ricorderà che il tutto è nato dal rinnovo della convenzione con la Asur per l’utilizzo dello stabile dell’ospedale. Nell’accordo le parti coinvolte erano tre anche se la trattativa era stata fatta a due: il Comune e la Asur stessa, dimenticando di sentire e consultare la Croce Gialla che, invece, aveva un ruolo fondamentale nel progetto che si stava disegnando. Così si stabilì che il servizio di portierato, fino ad allora svolto da un dipendente della Asur che, però, andava in pensione e non veniva sostituito, sarebbe stato svolto dai volontari della Croce Gialla. Solo che la Croce Gialla non ne sapeva nulla. Riunito il direttivo, l’associazione di pubblica assistenza decideva di non sottoscrivere l’accordo con Comune, troppo oneroso e pieno di responsabilità. Così il Comune dovette ripiegare su risorse proprie ma, non potendo assumere personale per l’arcinoto patto di stabilità, dovette optare per due borse lavoro che sarebbero state formate e inserite. Conclusione: a gennaio ancora non c’è il portiere. Il giornale ci dice che arriverà a giorni ma intanto non c’è.
Vorrei però fare un’altra considerazione sul discorso “borse lavoro”. Si affida un servizio delicato come quello del portierato dell’ospedale a del personale non assunto e sottopagato. Sì, perché le borse lavoro, a Montegranaro, percepiscono un compenso che definire da fame sarebbe un eufemismo, alla faccia dello sfruttamento del proletariato e del partito dei lavoratori che governa il paese. Ora mi chiedo: come verrà svolto il servizio, così delicato, che si occupa di dati sensibili, informazioni private e riservate, responsabilità sulla vigilanza di una struttura importante, piena di macchinari preziosi e documenti delicati?

Luca Craia