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venerdì 14 ottobre 2016

Come lo Stato strangola i librai



Leggevo con dolore del suicidio di un collega libraio, avvenuto nei giorni scorsi a Camerino. Un ragazzo di 31 anni che, al culmine della disperazione, si toglie la vita perché non riesce più a mandare avanti l’attività che gli fa mantenere se stesso e la famiglia. Una storia ricorrente, purtroppo, e per la frequenza di casi analoghi nulla sta facendo nessuno. Certo, il caso del libraio di Camerino è aggravato dalla situazione generatasi col terremoto che, però, certamente ha trovato uno stato di cose già precario e fisiologico per chi svolge questa attività. I mesi di fine anno, per i librai, sono difficilissimi, e a renderli difficili è lo Stato. Ora vi spiego perché.
I libri scolastici delle scuole primarie, come si sa, non vengono pagati dai genitori ma dallo Stato, questo lo sappiamo tutti. Quello che non tutti sanno è che, per diversi mesi, i libri li paga il libraio e poi, con molta calma, lo Stato restituisce l’importo. Partiamo, innanzitutto, dalla considerazione che le cartolibrerie forniscono il servizio dei libri di testo per la scuola primaria con un margine lordo che raramente supera il 12% del prezzo di copertina. Il lavoro è immane, impegna il libraio per alcuni mesi e occupa spazi nel negozio. Ci sono spese, viaggi, libri non ritirati ma pagati. Alla fine del gioco al libraio rimane poco o niente, diciamo che, se va paro, gli è andata bene. Perché allora si fornisce il servizio? Perché, in teoria, dovrebbe portare clientela e quindi consentire di vendere la cancelleria dove il margine permette al libraio di sostenersi.
I libri, i librai, li pagano in contanti. Li consegnano ai propri clienti che, ovviamente, non pagano nulla, non rilasciano alcuna ricevuta e, per ottenere il pagamento, i librai devono attendere che i clienti riportino le cedole librarie e questo avviene, normalmente, non prima della metà di ottobre. I libri, però, erano in magazzino già a luglio. Pagati. Una volta ricevute le cedole, il libraio emette la fattura al Comune di residenza dei clienti che ha sessanta giorni per il saldo. Per tutta questa operazione il Comune trattiene il 2% dell’importo della fattura.
Quindi, ricapitolando: il libraio anticipa i soldi a luglio e ottiene il pagamento, grossomodo, a dicembre, decurtato del 2%. Con un margine del 12% lordo di partenza, le spese per le consegne e i ritiri, qualche libro che rimane in magazzino non ritirato, le tasse e l spese vive, si fa presto ad andare sotto, a rimettere. Tutto questo senza considerare gli eventuali interessi bancari. Insomma, il libraio anticipa qualche migliaio di Euro per lo stato per diversi mesi per un guadagno che non c’è. Questo crea evidentemente problemi di liquidità all’attività commerciale. Capita anche che qualcuno, per far fronte, ritardi, ad esempio, il pagamento dell’INPS. E lo stato che fa? Prima di saldare la fattura pretende il DURC, ossia controllo la regolarità contributiva, e se il creditore ha saltato una rata di contributi perché lo Stato detiene i suoi soldi, lo Stato non lo paga.
Questo è il sistema dei libri scolastici gratuiti per le scuole primarie. Libri che, vedete bene, più che lo Stato, li paga il libraio.

Luca Craia

martedì 19 luglio 2016

La Sindaca Direttrice Didattica decide per conto suo



La decisione, che Il Corriere Adriatico già dà per assunta, di spostare la scuola per l’infanzia all’interno dell’edificio scolastico di via Marconi, le storiche scuole rosse, sancisce ancora di più la volontà di questa amministrazione comunale di far morire di morte lenta e dolorosa il centro storico di Montegranaro. È da tempo che assistiamo a decisioni (o a mancate decisioni) che influenzano e influenzeranno in maniera estremamente negativa il futuro del paese antico, partendo dalla mancata volontà di intervenire sui regolamenti di assegnazione delle case popolari per finire con l’assurdo di deviare il traffico in piazza Mazzini. In mezzo a questi due enormi errori di valutazione (se di errori si tratta) c’è il mancato investimento, una politica per il centro storico che non esiste così come non esiste, se non quando va sul giornale a fare la solita comparsata, l’assessorato al centro storico.
La decisione relativa alla scuola va nella stessa direzione. Anziché cercare soluzioni per poter incrementare il numero degli iscritti verso un plesso che, numeri alla mano, dà risultati eccellenti a livello didattico, si va verso la strada più facile, breve e in discesa: la rinuncia. Il Sindaco rinuncia a qualsiasi intervento e a qualsiasi progetto alzando bandiera bianca: le sezioni sono queste, non ci interessa aumentarne il numero, negli spazi vuoti mettiamo la scuola materna. Questa decisione potrà portare, nel medio-lungo periodo, alla fine del plesso.
Quello che poi balza agli occhi è il fatto che questa decisione non spetterebbe al Sindaco bensì alla Dirigente Scolastica che, però, nell’articolo di giornale non viene mai menzionata. Sarà almeno stata consultata? O il Sindaco ha assunto l’interim mentre questa sta in vacanza? Sappiamo che la dottoressa Mancini è insegnante e abbiamo sempre avuto il sospetto che il suo sogno segreto fosse dirigere la scuola più che il paese. A quanto pare sta riuscendo a fare l’una e l’altra cosa. Complimenti.

Luca Craia

lunedì 30 maggio 2016

Scuole rosse: come ti affosso la scuola del centro storico



Trovo sconcertante la proposta del Sindaco Mancini uscita sul Carlino di portare la scuola materna all’interno dell’edificio scolastico di via Marconi, le cosiddette scuole rosse. È sconcertante perché fornisce la prova lampante di un atteggiamento di rinuncia nei confronti del polo scolastico storico che consegue a una considerazione sostanzialmente nulla delle problematiche legate al centro storico cittadino.
La scuola è uno dei tanti elementi che rendono vivo un quartiere. Il progressivo spopolamento delle scuole del centro testimoniano il disagio sociale che si vive nel cuore del paese che, pur non essendo demograficamente in calo, con la non iscrizione di bambini a scuola segnala una ghettizzazione del quartiere che peggiora di anno in anno e innesca un circolo vizioso per il quale l’Italiano non si iscrive perché ci sono troppi stranieri e ci sono troppi stranieri perché l’Italiano non si iscrive. In breve, con questo passo, le scuole rosse rischiano di chiudere.
La soluzione prospettata dal Sindaco non va nella giusta direzione, anzi. Il Sindaco, in questo modo, sancisce la presenza di un’unica sezione per lasciare posto alla materna che, andando avanti così, è destinata a scomparire insieme a tutto il plesso.
La soluzione forse l’aveva trovata l’ex dirigente, Annalena Matricardi, quando propose di “specializzare” le scuole rosse con delle sezioni esclusivamente a tempo prolungato. Questo avrebbe caratterizzato il plesso, avrebbe escluso ogni possibilità di ghettizzazione e avrebbe dato valore alla scuola ridandogli vita e futuro. Purtroppo il progetto non è mai stato attuato e oggi non esiste nemmeno nei pensieri di chi prende decisioni sulla scuola.
È evidente, comunque, come questo sia un ulteriore tassello della politica per il centro storico attuata dall’amministrazione comunale, una politica che non tiene in considerazione i problemi e le esigenze del quartiere e che ne sta aggravando ulteriormente la già precaria condizione.

Luca Craia