Nel volantino di Natale in Strada, il “Veregra Street
invernale” studiato e voluto dal direttore artistico nonché deus ex machina Giuseppe
Nuciari per sperimentare il già riuscitissimo evento estivo in climi non
proprio abituali, leggo una frase che mi auguravo di leggere da tempo: “menù
convenzionati con ristoranti”. Me lo auguravo perché ritengo che questa sia la
giusta via da seguire.
È logico che occasioni come
questa siano opportunità importanti per l’autofinanziamento del mondo
associativo e del volontariato al quale, fino ad oggi, è stata data pressoché carta
bianca in fatto di gastronomia nella festa, ma credo sia giusto fare alcune
considerazioni sganciandosi da qualsiasi pregiudiziale. È giusto che la mole
economica (che è notevole) mossa dal cibo non venga incamerata dagli operatori
professionisti del settore? Io credo di no e per due motivi.
Il primo motivo è morale ed
economica: ci sono operatori che svolgono un’attività imprenditoriale che va
rispettata. Costoro pagano affitti, investono sulle attrezzature, fanno ricerca
di materiali di qualità e, soprattutto, pagano le tasse. Credo che questo
impegno che gli imprenditori del settore profondono per tutto un anno non debba
subire sospensioni nei periodi in cui il paese festeggia subendo la concorrenza
di altri soggetti che non sono economici. Anzi, ne dovrebbero avere giovamento.
E qui arriviamo al secondo motivo.
Se vogliamo davvero ridare
vitalità e forza al centro della città, così come si dichiara da tutte le
parti, lo dobbiamo fare incentivando l’investimento. Mi pare contradditorio
che, in un momento in cui chi questo investimento lo ha fatto ha l’opportunità
di raccoglierne maggiormente i frutti grazie al flusso notevole di persone che
eventi come questo generano, debba subire la concorrenza di operatori che non
hanno investito, non creano economia e non pagano tasse che, di riflesso,
ricadono beneficamente sul territorio stesso.
Credo che sia giusto e opportuno,
anche politicamente parlando, che i ristoratori e gli operatori della
gastronomia in genere vengano tutelati, incentivati e portati a investire
maggiormente sfruttando proprio occasioni come questa. Le associazioni hanno
certamente un ritorno e questo ritorno altrettanto certamente è a beneficio del
paese ma ritengo sia estremamente più importante fare in modo che le attività
commerciali godano dell’economia derivante da queste iniziative. In sostanza le
associazioni siano libere di organizzare cene sociali e simili ma non si sostituiscano
in alcun modo agli operatori che legalmente si occupano dello stesso ramo perché,
altrimenti si creerebbe una concorrenza sleale e disincentivante che sarebbe
estremamente dannosa e andrebbe in direzione totalmente opposta a quella
dichiarata di rivitalizzare il centro.
Mi pare buona, quindi, l’intenzione
che leggo dal volantino di lasciare la ristorazione propriamente intesa ai
professionisti mentre le associazioni vadano ad occuparsi di promozione
enogastronomica, degustazioni e affini anche e soprattutto creando la giusta
sinergia con gli operatori stessi. In questo modo entrambi potranno avere un
ritorno economico da queste iniziative e si lavorerebbe insieme per favorire la
rinascita del centro.
Luca Craia