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venerdì 18 dicembre 2015

Il Mondo prese i pidocchi



Un giorno il Mondo prese i pidocchi. Ma non se ne accorse. Pensava fossero come i tanti piccoli animaletti che brulicavano sulla sua testa tonda e blu in una sorta di simbiosi mutualistica che, alla fine, lo facevano sentire anche più bello. Invece questi animaletti erano diversi. Dapprima erano pelosi come tutti gli altri, camminavano a quattro zampe come tutti gli altri, si nutrivano dei frutti dei suoi peli e dormivano tra le sue rughe. Poi cominciarono a trasformarsi: si alzarono sulle zampe posteriori, persero i peli, cominciarono a mangiarsi le altre bestiole. Niente di preoccupante, all’inizio: c’erano esseri che si nutrivano di altri esseri già prima della venuta di questa nuova razza, per cui il Mondo non se ne curò.
Poi però cominciarono a venire le incrostazioni. Prima erano delle pellicine, una leggera desquamazione dell’epidermide. Sembrava una piccola irritazione che sarebbe passata da sola e il Mondo non se ne preoccupò. In breve, però, le croste cominciarono a crescere e a crescere. E producevano cattivo odore e umori putrescenti. In più questi animaletti brutti e glabri succhiavano dalla cute liquidi vitali e parti di materiale organico, causando piccole ma dolorose ferite che, piano piano, si estendevano.
Fu quando gli salì la temperatura che il Mondo cominciò a preoccuparsi. Chiamò e il dottore che gli disse che doveva farsi un controllo generale e gli fissò un appuntamento. Intanto la febbre cresceva e con essa il fastidio: prurito, dolore, le incrostazioni diventavano sempre più spesse, l’odore era nauseabondo. Venne il giorno della visita e il dottore fece un attento esame al Mondo. Al termine gli disse di non preoccuparsi: il suo sistema di anticorpi stava funzionando bene. Inoltre questo tipo di parassita era solito giungere al massimo della virulenza e poi estinguersi da solo. Nel giro di pochi secoli sarebbe guarito anche senza medicine.

Luca Craia

martedì 5 agosto 2014

I tre galletti e la faraona secondo il Presidente del Consiglio Walter Antonelli



Riconosco che la favola “lo strano amore tra i tre galli e la faraona” è una divertente quando graffiante esempio di satira politica. Non condivido l'impianto principale della storia, rimarcata dall'unico spiritoso commentatore, che a dividerci è il colore del piumaggio, richiamo di appartenenza, ma vi è qualcosa di più importate “i fatti”. Perchè se fosse solo il piumaggio non saprei spiegarmi come mai i galli rosso sbiadito non si pongano il problema che la loro lista ha preso quasi 2900 voti alle Europee, mentre tutto il pollaio ha vinto per soli 3158 voti, forse gli altri undici valgono poco, o la base di quel simbolo non si riconosce nei suoi candidati?
Guardando a ritroso non possiamo dimenticare che qualcuno della nostra compagine ha votato a favore dello scempio del Campo Boario, mentre altri come me si è opposto raccogliendo firme e agendo sugli enti istituzionali per la difesa dell'ambiente. Non posso dimenticare che ho presentato una mozione per abrogare la mini-imu e alcuni della nostra attuale compagine non hanno votato a favore. Per cui io non mi riconosco in nessun colore di piumaggio, perchè alla mia età non devo fare carriera politica per cui non devo rendere conto a nessuna segreteria politica, ma ora devo agire solo nel rispetto del “programma elettorale” per cui i cittadini ci hanno dato il loro voto consentendoci di vincere.
La mia azione è e sarà in sintonia con il programma quindi mi impegnerò nei limiti della mia carica, nella sfida per recuperare il centro storico, per un regolamento ambientale che renda impossibile l'insediamento a Montegranaro di centrali a biomasse o altre fonti inquinanti, per migliorare la scarsa offerta di prestazioni in Sanità, ottenere una nuova convenzione con l'Asur per garantire spazi alla Croce Gialla, Avis ed altre associazioni, i per tutti gli altri punti del programma per i quali mi sono impegnato con i cittadini in campagna elettorale.
Se qualche gallo non rispetterà quello che ci ha unito “il programma” si assumerà le conseguenze politiche della propria posizione, se poi in modo irriverente qualcuno si sentirà il re del pollaio potrebbe finire per diventare un cappone che tutti sappiamo come finiscono a Natale.




Walter Antonelli