Un giorno il Mondo prese i pidocchi. Ma non se ne accorse. Pensava
fossero come i tanti piccoli animaletti che brulicavano sulla sua testa tonda e
blu in una sorta di simbiosi mutualistica che, alla fine, lo facevano sentire
anche più bello. Invece questi animaletti erano diversi. Dapprima erano pelosi
come tutti gli altri, camminavano a quattro zampe come tutti gli altri, si
nutrivano dei frutti dei suoi peli e dormivano tra le sue rughe. Poi
cominciarono a trasformarsi: si alzarono sulle zampe posteriori, persero i
peli, cominciarono a mangiarsi le altre bestiole. Niente di preoccupante, all’inizio:
c’erano esseri che si nutrivano di altri esseri già prima della venuta di
questa nuova razza, per cui il Mondo non se ne curò.
Poi però cominciarono a venire le incrostazioni. Prima erano delle
pellicine, una leggera desquamazione dell’epidermide. Sembrava una piccola
irritazione che sarebbe passata da sola e il Mondo non se ne preoccupò. In
breve, però, le croste cominciarono a crescere e a crescere. E producevano
cattivo odore e umori putrescenti. In più questi animaletti brutti e glabri
succhiavano dalla cute liquidi vitali e parti di materiale organico, causando
piccole ma dolorose ferite che, piano piano, si estendevano.
Fu quando gli salì la temperatura che il Mondo cominciò a
preoccuparsi. Chiamò e il dottore che gli disse che doveva farsi un controllo
generale e gli fissò un appuntamento. Intanto la febbre cresceva e con essa il
fastidio: prurito, dolore, le incrostazioni diventavano sempre più spesse, l’odore
era nauseabondo. Venne il giorno della visita e il dottore fece un attento
esame al Mondo. Al termine gli disse di non preoccuparsi: il suo sistema di
anticorpi stava funzionando bene. Inoltre questo tipo di parassita era solito
giungere al massimo della virulenza e poi estinguersi da solo. Nel giro di
pochi secoli sarebbe guarito anche senza medicine.
Luca Craia