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lunedì 24 ottobre 2016

Gonfiabili per bambini sotto la torre pericolante



Era pericolante fin dal sisma del 24 agosto, la torre del municipio di Montegranaro. Era talmente pericolante che si è reso necessario imbragarla e inserire delle centine di sostegno sugli archi di volta, intervento effettuato solo la scorsa settimana. Quindi, quando durante la fiera per la festa di San Serafino, proprio lì sotto sono stati allestiti i giochi gonfiabili per i bambini, si sapeva benissimo che esisteva un rischio. Lo si sapeva da tempo, anche perché l’incarico per la messa in sicurezza della torre, mentre si gonfiavano i giochi proprio lì, era già stato assegnato. Quindi si sono esposti i cittadini di Montegranaro più giovani a un rischio reale e concreto, e lo si è fatto scientemente.
Vorrei capire perché. E vorrei anche capire quale fiducia possiamo nutrire in chi prende decisioni con tanta leggerezza e, consentitemi, incoscienza; quale fiducia possiamo nutrire quando ci si dice che le scuole sono sicure, che la chiesa di San Serafino è sicura, che Palazzo Francescani è sicuro? Il cittadino deve potersi fidare di chi lo amministra. Questi fatti dimostrano che la fiducia non è ben riposta.

Luca Craia

venerdì 14 ottobre 2016

Due Montegranaro diverse. Quale sarà quella vera?



Chi oggi abbia letto i due quotidiani locali avrà notato che entrambi parlano della fiera di San Serafino. Il Resto del Carlino celebra il grande successo commerciale e di pubblico dell’evento e la gloria dell’assessore al commercio. Il Corriere Adriatico, invece, parla di flop e dà voce al capogruppo di Viviamo Montegranaro, Mauro Lucentini, che lamenta la disorganizzazione. È come se ci fossero due Montegranaro: in una girava Lorenzo Girelli e nell’altra Marco Pagliariccio, i due autori degli articoli. Ma di Montegranaro, in provincia di Fermo, con patrono San Serafino e la fiera il 12 ottobre, ce n’è soltanto una, almeno mi pare. Allora come è possibile questa enorme dicotomia tra il positivo e il negativo, tra il successo e l’insuccesso?
Io ero fuori per lavoro per cui non posso dire cosa ho visto se non dalle foto che mi sono passate davanti su Facebook e che, a dire il vero, danno ragione a Lucentini. In effetti anche le stesse foto apparse ieri sui quotidiani non è che mostrassero folle oceaniche e ricordo bene quando la fiera, anni fa, era ben più estesa e con molte più bancarelle. Allora Beverati di cosa si bea? Non saprei, probabilmente negli ultimi anni ha poco frequentato il paese che gli ha dato i natali ma nel quale non vive, per cui magari, per una volta presente, deve essersi entusiasmato per qualcosa che di entusiasmante ha poco. Oppure siamo di fronte alla solita manipolazione dell’informazione, arte affinata dal governo montegranarese e, bisogna dire, unica cosa che gli riesce bene.
Pagliariccio dà voce a Lucentini, non scrive di suo (raramente lo fa, in genere prende “liberi spunti” in giro, spesso qui - vedi il pezzo di oggi sulla cde - oppure fa dei lunghi virgolettati) per cui sappiamo che il pezzo del Corriere è volutamente di parte. Girelli invece parla in prima persona, non usa virgolettati, ed è come se alla fiera ci abbia passato mezza giornata. Avrà sbagliato paese?
Il punto, però, non è tanto se la fiera sia stata un successo o un flop. Il punto è che questi due titoli opposti e contemporanei ci danno l’idea di una stampa che non informa più ma si limita a trascrivere comunicati. L’Amministrazione Mancini, del resto, ha assunto uno specialista proprio per questo motivo, una specie di “ministro della cultura” di sovietica memoria, e i risultati sono buoni: mandano sui giornali i pezzi che vogliono e riescono, con un paio di telefonate, a far sparire i collaboratori delle testate non allineati e che rompono troppo le scatole. Fortuna che a me non telefonano.
Chiudo con una considerazione sulla poca gente in giro. È la cosa più triste e dovremo rifletterci: Montegranaro è sempre meno comunità. Va bene la crisi, vanno bene i pochi soldi da spendere, ma un giro alla fiera del Patrono è tradizione intoccabile. Se muore pure questa, Montegranaro come entità paese, come comunità cittadina, è messa davvero molto male.

Luca Craia

giovedì 13 ottobre 2016

I cercatori di solidarietà che non ne danno. Perché Montegranaro è amministrata male.



Un piccolo episodio, sostanzialmente irrilevante, che mi è capitato ieri e che ha ispirato una delle 70/80 riflessioni che faccio quotidianamente per tenermi in forma. Ve lo racconto perché, secondo me, anche da qui si capisce perché Montegranaro è amministrata così male e, per il solito gioco del riflesso tra microcosmo e macrocosmo, pure l’Italia è messa come è messa probabilmente anche per questo motivo.
Fiera di San Serafino, un commerciante lamenta sul Facebook che le bancarelle hanno chiuso completamente l’accesso al suo negozio. Ha pienamente ragione a lamentarsene, un esercizio commerciale stanziale deve essere tutelato anche durante la fiera patronale, non bisognerebbe nemmeno doverci ragionare. Io non ho contatti con questa persona, proprio non la conosco, per cui una mia amica mi tagga sotto il post invitandomi a farci un pensiero. Io commento e la butto sul ridere, dicendo che i commercianti montegranaresi vengono puniti perché firmano le petizioni, riferendomi alla famosa petizione firmata da 132 commercianti per far cambiare idea all’Amministrazione Comunale sul progetto di viale Gramsci. È evidente, credo, che stessi manifestando solidarietà al commerciante che protestava per la fiera, ma questi mi risponde apostrofandomi e dicendo di non aver firmato alcuna petizione e che dovevo astenermi dal mettere in giro chiacchiere sul suo conto (io metto in giro chiacchiere, sic). Provo a spiegare che stavo solo scherzando ma il commerciante continua affermando di non firmare petizioni in quanto ignorante in materia per cui non si esprime quando gli altri vogliono cambiare qualcosa. Il concetto non è espresso in maniera molto chiara ma mi pare di capirne il senso: io non firmo perché, tutto sommato, non mi interessa; non ci capisco e non ho voglia di impegnarmi per capirci.
Quindi, nel caso di viale Gramsci, dove la petizione è stata firmata da numerosi commercianti che non sono direttamente interessati al problema ma che lo hanno fatto sia per solidarietà verso chi, invece, ne viene toccato sia perché lo ritenevano giusto, il commerciante in questione non ha firmato perché non ha ritenuto di essere solidale con gli altri e non ha voluto perdere tempo per capire di cosa si trattasse.  Però incassa volentieri la solidarietà espressagli dai tanti che hanno commentato il suo post, scritto apposta per incassare solidarietà. Quindi: bene la solidarietà a me ma non chiedetemene.
Conclusione: se tutti ci comportassimo come il protagonista di questo piccolo irrilevante aneddoto, saremmo nei guai e, in effetti, siamo nei guai, perché ho il sentore che siano in molti a comportarsi come il protagonista di questo piccolo irrilevante aneddoto. A Montegranaro non c’è coesione, lo dico da anni, se volete ricomincio con la lista degli esempi, ma questo episodio mi pare emblematico. E chi governa, con questo stato di cose, fa come gli pare.

Luca Craia