Ci sono
andate giù dure le opposizioni montegranaresi nel loro “bilancio” di fine anno.
Ha cominciato SEL e proseguito Viviamo Montegranaro con una serie di
valutazioni che definire negative è riduttivo. Manca all’appello il Movimento 5
Stelle che, magari, potrebbe uscire oggi ma, anche non lo facesse, sappiamo
abbastanza bene quale sia il giudizio grillino sull’Amministrazione Comunale di
Montegranaro. Del resto non potevamo aspettarci nulla di diverso: l’operato
della Giunta Mancini è sotto gli occhi di tutti e, a fronte di tante parole
spese su stampa e social, sotto la guida attenta di un professionista (altrimenti
da soli non sarebbero stati capaci di comunicare, lo hanno dimostrato
ampliamente fino alla fine del 2015) ci sono soltanto una serie di interventi di
ordinaria amministrazione, alcuni disastri in ambito sociale e un progetto, ancora sulla carta, che non piace
quasi a nessuno, quello per viale Gramsci.
Ma sono
anche i toni usati dagli stessi Amministratori nel loro comunicare a provocare reazioni pesanti, toni l’ultima
volta usati in occasione della conferenza stampa di fine anno, in cui ci si vanta di
cose non fatte, abilissimi nel prendersi le medaglie altrui, si spacciano per
grandi opere pochi metri quadrati di asfalti rattoppati, si millanta il
successo di una raccolta differenziata che è vistosamente e inequivocabilmente
peggiorata rispetto al passato (ricordiamo che il buon risultato ottenuto come “comune
riciclone” si riferisce alla gestione della vecchia ditta, non della nuova),
addirittura si vedono successi in un centro storico mai così degradato.
Insomma, la reazione dell’opposizione se la sono cercata.
La
spavalderia della Giunta Mancini, però, ha un fondamento: lo zoccolo duro dell’elettorato
PD. Gli ex compagni, infatti, nonostante il ripetuti cambi di nome e di pelle,
nonostante essere passati dall’essere il partito dei lavoratori a quello dei
finanzieri e degli intellettuali da salotto, sanno di poter contare su un
patrimonio elettorale quasi intoccabile che io stimerei, a Montegranaro, sui
1500/1800 voti. Sono voti che, per quanti disastri un sindaco del PD possa
compiere, non sciameranno mai. Sono la tifoseria, quelli che vanno a votare con
la bandiera rossa nel cuore e non accorgeranno mai del cambiamento di colore,
sono quelli che eseguono, che ingoiano, che dicono “teniamo duro, passerà anche
questo sindaco ma non il partito”.
Lo sa bene
anche Ubaldi che sa anche di dover recuperare. Forse anche per questo ha fatto
dichiarazioni firmate col suo movimento e non insieme alla Giunta. Ubaldi sa
che molti suoi elettori non hanno capito questa alleanza pseudocomunista, e
stanno mal digerendo l’operato, anzi, il non-operato di questa amministrazione.
Ubaldi deve mantenere la sua quota di voti ma per lui non è facile come per i
suoi alleati, lui l’ideologia l’ha calpestata da un pezzo.
Quindi
possiamo aspettarci un 2017 sulla falsariga dell’anno che stiamo
lasciando, con toni grevissimi nella dialettica politica e una qualità della
politica stessa a livelli di minimo storico. È preoccupante perché, in questa
delicatissima fase economica e sociale, Montegranaro avrebbe bisogno di essere
amministrato diversamente, più dinamicamente, più coraggiosamente ma,
soprattutto, con una sensibilità verso le reali esigenze del paese molto
diversa da quella attuale che, in verità, non c’è. Le opposizioni fanno bene e
stanno lavorando sodo, ma non basta. Occorre che siano i cittadini a
svegliarsi, a partecipare, a chiedere che Montegranaro cambi marcia. Solo un
risveglio dei cittadini potrà forse cambiare qualcosa.
Luca
Craia