Se ne parla davvero troppo poco ma il fatto è gravissimo. Mi riferisco
alle violenze sessuali, perché di quello si tratta, non d’altro, perpetrate da
arabi contro donne occidentali in Germania. È l’ennesima dimostrazione di
quanto le nostre culture siano lontane e difficilmente conciliabili, specie in
un momento in cui le tante comunità musulmane sparse in Europa dovrebbero
compiere sforzi nuovi e profondi per convincerci della possibilità di
integrazione tra le nostre civiltà.
Ed è proprio questo il punto: non dobbiamo più essere noi i promotori
di iniziative dirette all’integrazione. Non dobbiamo essere noi a cercare l’incontro.
Noi abbiamo già dato loro la possibilità di entrare in casa nostra, usufruire
delle nostre strutture, lavorare nelle nostre imprese. Noi abbiamo già dato
loro la possibilità di divenire cittadini italiani. Ora tocca a loro
avvicinarsi e rinunciare a parte della loro cultura per adeguarsi (ripeto,
adeguarsi) alla nostra, come dovremmo fare noi se andassimo nei loro paesi per
viverci.
Invece, con le dovute eccezioni, ben inteso, il messaggio che arriva è
ostile e, se nelle iniziative che spesso prendiamo per cercare di conciliarci
traspare una volontà di avvicinamento da parte loro, poi nella vita quotidiana
questo avvicinamento non è così forte, tutt’altro.
L’integrazione è possibile solo se gli stranieri vogliono davvero
integrarsi e se sono disposti ad adeguare la loro cultura a quella del Paese
che li ospita. Non è pensabile che il Paese ospite debba modificarsi culturalmente
per favorire l’integrazione degli stranieri. Quando invece assistiamo ad atti
gravissimi come quelli delle cronache recenti capiamo che siamo davvero
lontanissimi dalla possibilità di integrare la cultura araba alla nostra.
Luca Craia