Foto Massimiliano Menghini |
Non credo che l’intenzione di
Viviamo Montegranaro, l’associazione politico-culturale che fa riferimento (o a
cui fa riferimento) al gruppo consiliare capeggiato dall’ex Sindaco Gastone
Gismondi, fosse quella di mostrare i muscoli, ma alla fine, complice anche l’atteggiamento
ostile dell’amministrazione comunale, lo è diventata. Una prova di forza che
rimarca come lo schieramento che ha guidato Montegranaro fino a due anni fa ha
ancora un larghissimo seguito nella cittadinanza. Certo, il tema era di grande
interesse e attualità e non si può affermare che tutti i presenti nella
gremitissima sala dell’Officina delle Arti siano fedeli elettori di
Gismondi-Lucentini-Zincarini ma, come dicevamo, la contrapposizione che il
Sindaco in primis e la sua maggioranza hanno voluto evidenziare su questa
iniziativa e sul tema gender in generale ha dato all’evento anche una valenza
politica.
Ricordiamo infatti che il Comune
non solo ha negato il patrocinio all’iniziativa, cosa perfettamente
comprensibile quando politicamente non si condivide un’idea, ma ha addirittura
chiesto il pagamento dell’affitto della sala mentre, francamente, poteva fare
miglior figura ed evitare polemiche dannose concedendone l’uso gratuito. Così
non è stato e non solo, grandi parti della stessa maggioranza hanno sprecato
fiato e inchiostro per ribadire la loro contrarietà all’incontro. DI
conseguenza, quello che poteva e doveva essere un evento puramente divulgativo
e culturale è diventato una prova politica, dove l’opposizione ha dimostrato
grande forza e presa sulla cittadinanza. Un elogio al Presidente del Consiglio Walter
Antonelli che, ignorando probabili ordini di scuderia, è stato l’unico
esponente di spicco della maggioranza e l’unica istituzione cittadina presente
in sala. Un segnale? Forse, ma intanto è la prova che qualcuno in maggioranza
pensa con la propria testa. Curiosa anche l’assenza di Ubaldi e i suoi,
ideologicamente affini al tema trattato, che però hanno preferito rimanere nei
ranghi.
Peccato, perché sarebbe stata una
buona occasione per provare a distendere un clima, definito dallo stesso
Sindaco, “avvelenato”. Partecipare a una conferenza su un tema complesso come
la teoria gender non significa necessariamente essere d’accordo con le tesi
espresse. Significa, piuttosto, avere un’apertura mentale tale da poter
ascoltare ipotesi diverse dal proprio pensiero per arricchirlo e continuare a
elaborarlo acquisendo nuovi dati. Invece noto, su questo argomento, una
preclusione totale da parte dei cosiddetti “progressisti” che, in questo caso
specifico (ma non solo) dimostrano una rigidità che contraddice la cultura
democratica. E i nostri amministratori non si sono esentati da questa chiusura
mentale.
Luca Craia