Parte svantaggiato Gastone,
contrariamente a quanto si potrebbe pensare, se intende mettere la questione “centro
storico” tra i suoi cavalli di battaglia per la campagna elettorale. Lo
svantaggio è presto spiegato: mentre i suoi competitor possono parlarne,
proporre soluzioni, avanzare progetti potendo contare sul fatto di non averci
sostanzialmente mai provato, visto che il governo della città negli ultimi 15
anni è sempre stato in
mano ad una coalizione riconducibile a quella che
sostiene Gismondi, nonostante la recente defezione del padre putativo Gianni
Basso, proprio per questo motivo i propositi del nostro ultimo ex sindaco
soffrono di un deficit di credibilità. In effetti, possiamo affermare con una
certa esattezza che l’amministrazione Gismondi (e le due precedenti, guidate
dal suddetto Basso alle quali partecipava lo stesso Gismondi) del centro
storico non si è occupata. È vero che nell’ultima consiliatura si è restaurato
l’ospedale vecchio e sono partite alcune ristrutturazioni legate ad ordinanze
di messa in sicurezza, ma sono situazioni contingenti che non appartengono ad
alcun progetto politico specifico. Infatti, è proprio questo che a Gismondi è
mancato: un progetto sul centro storico, stendendo un velo pietoso sulla
questione Unicam.
I contratti di quartiere partono
dalla disponibilità di fondi che, altrimenti, sarebbero andati persi. Per
questo si è allestito un progetto di massima, raffazzonato e affrettato, che
non ha prodotto effetti particolari sulla problematica se non la
ristrutturazione dello stabile dell’ex ospedale che però, vista la destinazione
d’uso principale come abitazioni popolari, potrebbe costituire più un
aggravante del problema che una parte della
soluzione. Case popolari in un
quartiere ad alta densità di popolazione straniera rischiano di diventare, come
più volte ho denunciato e per il quale motivo ho anche promosso un’importante
raccolta di firme, una forma di ghettizzazione che potrebbe affossare anche le
ultime speranze di redenzione per il quartiere. E non saranno certo le quattro
stanze dedicate al “polo culturale” a controbilanciare una scelta scellerata
che porterà un nuovo flusso di immigrati col serio rischio di far diventare il
centro storico, anziché il cuore della città, il ghetto degli extracomunitari.
Il portavoce di Gastone Gismondi,
l’architetto Simone Pirro, dovrebbe conoscere la questione centro storico
piuttosto bene, visto che è stato presidente di quell’associazione che io
stesso fondai qualche anno fa proprio per spronare i nostri governanti a
progettare soluzioni per questo problema. Eppure pare che stia parlando di cose
diverse dalla realtà montegranarese. Wi-fi? Rendere il
centro social? Eventi e
manifestazioni? Stiamo forse parlando di Roma? Di Macerata? No. Stiamo parlando
di un centro storico che cade a pezzi, di case che rischiano di crollare sui
passanti, di un centro storico spopolato dove la metà delle abitazioni sono
vuote. Un quartiere dove non passa più nessuno a pulire, dove scarseggia l’illuminazione,
dove ignoti forzano le porte e vanno a dormire nelle case disabitate. I
problemi del centro storico sono molto più seri della banda larga gratis. Serve
un progetto e Pirro dovrebbe saperlo, visto che è stato proprio lui, in veste
di presidente di Città Vecchia, a promuovere l’accordo con l’Unicam per un
progetto sul centro storico. Progetto di cui si è tanto parlato ma che nessuno
ha visto mai, tranne, probabilmente, la squadra di Pirro e Gismondi.
Un progetto, quello dell’Unicam,
che pare sia pronto ma che è stato realizzato da studenti e non da
professionisti senza concertare le scelte con le associazioni che lavorano da
anni sul territorio, senza ascoltare le categorie produttive che vi operano,
senza chiedere ai cittadini residenti quali siano le reali problematiche. Un
progetto, dicevo, che nessuno conosce ma finanziato con soldi pubblici. Se
Gismondi lo ha visto sta utilizzando un bene pubblico per fini personali. Se
non l’ha visto sta parlando di aria fritta.
Poi sento parlare di teatro
Novelli e sopprimo a stento la rabbia. Due anni fa portai a Gismondi un
progetto di restauro del teatro storico, distrutto per far posto all’archivio
comunale poi trasferito altrove ma di cui restano interessantissime tracce. Il
progetto era finanziato da sponsor, quindi per il Comune era a costo zero. C’era
però da rifare il tetto. Mi si disse che non c’erano soldi e si accantonò il
tutto. Ora si torna a parlarne ma non si cita il fatto che non si può scindere
il restauro del teatro Novelli dal recupero complessivo del municipio. Campagna
elettorale. Promesse.
Parliamo di promesse non
mantenute. Ne ho una lista infinita che parla di “faremo”, “proveremo”, “non ti
preoccupare”. Ne cito uno solo, la scritta “Viva Coppi” incisa sul muro dell’ospedale
vecchio che inneggiava al grande campione italiano di ciclismo al quale Gismondi, per motivi affettivi familiari, avrebbe dovuto essere molto più sensibile. Gastone promise di metterla in salvo prima dei lavori di
ristrutturazione. La scritta, invece, non c’è più. Sarebbero bastati pochi Euro
ma è mancata la volontà di fare le cose. La scritta Viva Coppi è il simbolo
dell’approccio che Gismondi ha avuto nel suo mandato di Sindaco col centro
storico: promesse, iniziative tampone, mancanza assoluta di un progetto.
Voglio fare uno sforzo e credere
che ci sia un cambio di atteggiamento da parte dell’ex sindaco ma faccio
fatica. Anche perché quello che leggo non è affatto rassicurante e denota da
parte sia del candidato primo cittadino che del suo consulente in materia una
totale mancanza di conoscenza del problema, una grande approssimazione nell’individuazione
degli obiettivi, un preoccupante pressapochismo nella visione d’insieme. Il
progetto, eccetto quello dell’Unicam che mi lascia quantomeno perplesso, non c’è.
La volontà politica non c’è stata in passato e chissà se ci sarà in futuro. Per
ora mi pare di vedere solo il tentativo di cavalcare una questione nodale per
raccogliere voti. Ma il centro storico di Montegranaro non può permettersi
altri cinque anni di stasi come quelli trascorsi.
Luca Craia