Visualizzazione post con etichetta guerra civile. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta guerra civile. Mostra tutti i post

martedì 26 maggio 2015

Con Christiane Delplace un incontro alto e piacevole



È stato un momento elevato di cultura per Montegranaro quello avvenuto domenica 24 maggio all’oratorio San Giovanni Battista con l’archeologa Christiane Delplace. L’insigne studiosa, che ha diretto gli scavi della missione francese a Palmira oltre che aver studiato a fondo quelli di Urbs Salvia, ci ha raccontato il suo lavoro e quello svolto nel corso degli anni nella meravigliosa città siriana, patrimonio dell’umanità.
La Delplace è stata molto dettagliata nel descrivere le peculiarità storico-architettoniche del preziosissimo sito archeologico, contestualizzando il tutto sul piano storico ed evidenziando come le diverse culture abbiano influenzato la costruzione della città. Momenti di commozione nelle considerazioni legate all’attualità, con il rischio di distruzione molto concreto ma anche la sospensione di tutte le missioni archeologiche dovuto alla guerra civile siriana.
Un bel pubblico, numeroso e attento, composto da appassionati e da operatori, ha seguito con piacere la lectio magistralis della professoressa, che si è concluso, come d’obbligo, con una visita approfondita della chiesa di Sant’Ugo, dove Christiane Delplace non era mai entrata e dove è rimasta estremamente colpita dalla bellezza degli affreschi e dall’unicità del luogo. La collaborazione tra Arkeo e la studiosa belga non termina qui ma proseguirà con altri incontri e con rapporti di consulenza, arricchendo la già fitta rete di collaborazioni che Arkeo sta intessendo per far crescere il territorio.

Luca Craia

lunedì 16 giugno 2014

Ucraina: guerra tra economie. E muoiono gli innocenti



C’è l’economia russa, basata su rapporti mafiosi, equilibri di potere fondati su meccanismi che ancora si riferiscono all’antica Unione Sovietica, traffici la cui liceità  è quasi indimostrabile, una potenza economica che sopravvive grazie ai muscoli e grazie al ricatto, specie quello fondato sulla fornitura di energia, di gas. C’è poi l’economia cosiddetta occidentale, quella della globalizzazione sfrenata, quella che decide della vita e della morte dei popoli – e delle persone – come se parlasse di quante pecore mandare al macello per Pasqua, quella che si inventa le guerre per rilanciare i mercati e ammazza dittatori solo per crearne di nuovi. In mezzo c’è un Paese che si chiama Ucraina, un paese che fa da unico sbocco al mare occidentale per la Russia, un Paese sul cui suolo passa tutto il gas che proviene da quest’ultima e alimenta l’Europa. Poi capita che l’Ucraina decide secondo la propria sovranità e scoppia il finimondo.
Un finimondo, però, di cui non si parla. Si, per carità, i nostri telegiornali ci vendono notizie preconfezionate, facendoci temere per il prossimo inverno, per il prezzo dell’energia che salirà, ci dipingono i filo-russi come criminali e glissano sui governativi ucraini che, invece, sono solo leggermente nazisti che utilizzano metodi nazisti. L’Ucraina ha deciso secondo diritto, se vogliamo, cosa fare sul proprio suolo. Ma non è così semplice. Non si può pensare che la Russia lasci stare una situazione che la porta a chiudersi dentro sul lato occidentale. Non si può nemmeno pensare che l’occidente non colga l’occasione per mettere lo zampino nel cuore dell’ex URSS.
Così scoppia una guerra, una guerra che sta mietendo vittime civili in numeri spaventosi, che sta producendo atrocità inimmaginabili ma che, a noi occidentali, non vengono raccontate. Come si risolve la questione? Col buon senso, senza calcolatrice, lasciando fuori i calcoli economici dal raziocinio della trattativa. Lo so che non si può: viviamo nel mondo che depone e fa impiccare Saddam Hussein raccontando fandonie su armi di distruzione di massa inesistenti, un mondo che fa trucidare Gheddafi e lascia cadere nella guerra civile tutto il Maghreb. Il nostro è un mondo che sta facendo i calcoli sul gas, non su quanti morti questa guerra idiota sta facendo, non su quanti bambini vengono ammazzati in nome delle due economie che si fronteggiano lungo il confine ucraino.

Luca Craia