Sono passati quasi tre mesi da quel tragico lunedì di Pasquetta in cui
perse la vita la giovane montegranarese Gessica Sgariglia. La notizia fece
scalpore, furono versati fiumi di inchiostro, consumate tastiere e sprecate un
sacco di parole. Dopo un’iniziale indifferenza per l’accaduto, spinto dall’onda
emotiva che a suo volta muoveva l’opinione pubblica, il Presidente della
Provincia di Fermo, Aronne Perugini, si impegnò sulla stampa a trovare i fondi
necessari per la messa in sicurezza della mezzina. Perugini affermò anche che
la creazione di una rotatoria, in sostituzione dei semafori che regolano l’intersezione
tra la stessa e la provinciale 27, luogo dove avvenne l’incidente di Gessica ma
già teatro di molti altri, non era prioritario, salvo poi fare dietrofront e
dichiarare che si sarebbe adoperato per trovare i fondi.
Stamattina c’è stato un nuovo incidente. Proprio lì, dove è morta
Gessica. Quello di stamattina, grazie a Dio, è stato un incidente di lieve
entità, ma ha richiamato alla mente a molti quanto accaduto l’ultima volta a
marzo e quanto accaduto molte altre volte prima. Sono passati tre mesi. La
domanda è: quanti ne passeranno prima che si faccia qualcosa?
È stato detto: ci sono i semafori, basta rispettarli. Vero, ma non è
giusto che qualcuno muoia perché un altro non ha rispettato il semaforo. Non è
giusto che qualcuno muoia perché qualcun altro si è distratto e non ha visto la
luce rossa. Una rotatoria in quel punto ridurrebbe drasticamente la velocità di
percorrenza della strada principale, eliminando quasi del tutto la possibilità
che accadano incidenti gravi.
Qualcuno all’epoca disse che una rotatoria costa molto, forse troppo.
Io risposi allora e ribadisco con tutta la forza che ho che una vita umana vale
molto ma molti di più di una, cento, mille rotatorie.
Luca Craia