Sembra una cosa di poco conto ma,
ragionandoci, la questione appare molto più grave di quello che sembra. Dopo il
furto alla mensa comunale è partita la voce (forse più di una voce) che
vorrebbe che, tra la refurtiva, non figuri la carne di maiale di cui, pure, la
mensa era ben fornita tra insaccati e carne fresca. Da qui la deduzione: non
rubano la carne di maiale, i musulmani non mangiano maiale, quindi i ladri sono
musulmani.
Come direbbe qualche filosofo di
antico retaggio, nego maiorem, nel senso che il non furto della carne suina non
costituisce prova di alcunché. Ciò detto, anche assumendo che questo possa in
qualche modo insospettire verso qualche etnia presente massicciamente sul
territorio comunale, trovo non solo disdicevole ma anche pericoloso che, a fare
certe affermazioni, siano personaggi pubblici che ricoprono ruoli
istituzionali.
Lo trovo disdicevole perché l’istituzione
non può lasciarsi andare ad illazioni ma tenersi ai fatti, guardandosi bene da
lanciare accuse infamanti verso chiunque, sia esso un singolo soggetto che un’intera
etnia. Lo trovo pericoloso perché, in un clima in cui lo straniero – e soprattutto
certi stranieri – sono additati da certe parti politiche come il male assoluto
e oggetto di un sempre più vistoso e montante odio razziale, l’istituzione
dovrebbe accuratamente astenersi da certe dichiarazioni che producono il solo
effetto di incrementare e fomentare la discriminazione. Quand’anche vi fossero
indizi più certi e le indagini prendano quella direzione, ritengo sia doveroso
per l’istituzione evitare di cavalcare il fatto per ragioni politiche o per
pura superficialità.
Luca Craia