Da quello che leggiamo sul Carlino di oggi si direbbe che l’annosa
e tristissima faccenda del rinnovo forzato del CDA della Casa di Riposo di
Montegranaro sia giunta ad un epilogo salomonico che pare accontentare tutte le
parti. Dico pare perché il giornale riporta solo le considerazioni dell’Amministrazione
Comunale per cui mi piacerebbe sentire anche la controparte prima di mettere la
parola fine. Prendendo però per buone le dichiarazioni di Sindaco e Vicesindaco
pare che l’accordo, raggiunto nel corso di un incontro tra Amministrazione e
Presidenza del Residence, definito “cordiale” dagli stessi (ci mancherebbe
altro, non mi risulta che Lucio Melchiorri abbia mai picchiato nessuno né mi
pare uomo incline a intemperanze verbali), preveda che il CDA vada a dimettersi
a marzo subito dopo l’approvazione del bilancio. Praticamente il Consiglio
uscente guadagna quattro mesi rispetto alla volontà del Comune ma ne perde una
dozzina almeno rispetto alla scadenza dallo stesso indicata. Se la soluzione
accontenta tutti, per quanto penalizzante per il CDA, va bene così.
Rimane il fatto che questa storia ha dimostrato che alcuni
detti definiti qualunquistici in realtà dicono il vero, in particolare quando
al bar diciamo “sono tutti uguali” stiamo asserendo un assioma politico
verificato. L’amministrazione Mancini in campagna elettorale ha ripetutamente
specificato la volontà di avvalersi di uomini scelti con criteri meritocratici
e non per calcoli politici. In questo caso è avvenuto il contrario, cioè il
calcolo è stato politico al 100% e, in base a questo calcolo, si sono buttati
nel cestino (per non dire di peggio) competenze, meriti, lavoro svolto,
progetti futuri e, soprattutto, il rispetto per gli uomini possessori di quanto
sopra. Il motivo, per quanto si voglia dire e dichiarare, è evidentissimamente
politico: puntellare la traballante stabilità di questa maggioranza dando ad ogni
parte la possibilità di inserire i propri uomini in un luogo che, volenti o
nolenti, a prescindere dall’esistenza di remunerazione, è luogo di potere. La
dimostrazione è il ricompattamento temporaneo e improvviso della stessa
maggioranza e il sopimento di tutti i mal di pancia registrati fino a ieri. Mal
di pancia che, probabilmente, riprenderanno a marzo. La decisione di
procrastinare di qualche mese la decisione, quindi, pare quanto meno opportuna
e fa respirare la maggioranza per qualche mese. Ma, signori miei, se non è
lottizzazione questa…
Interessante la chiusura dell’articolo del Carlino, dove
Sindaco e Vicesindaco (non sappiamo chi dei due perché sembrano parlare in
coro) affermano che la data di scadenza del mandato del CDA a marzo sarà stata
superata “ad abundantiam”. “Ma non ci interessa”, dicono le due più importanti
cariche cittadine. Sembra la vecchia storia popolare, che molti conosceranno,
della moglie “ciaccapedocchi” che voleva sempre avere l’ultima parola. La
sapete?
Luca Craia