Ritengo un diritto inviolabile quello di esprimere la propria
opinione. Pertanto anche le manifestazioni contro Salvini, che ormai sono
diventate parte delle coreografia del capo leghista, sono sicuramente
annoverabili tra le espressioni tutelate dal diritto alla libertà di pensiero.
Quando queste, però, sfociano in comportamenti violenti si esce dal novero e si
entra nella violazione della libertà altrui. Perché, vedete, per quanto possiamo
non essere d’accordo con quello che dice Salvini, il lancio di oggetti, lo
spintonare, la volontà di aggredire ma anche soltanto il vociare scomposto
volto a impedire all’altro di parlare violano la libertà di quest’ultimo di
manifestare il proprio pensiero. Sono manifestazioni antidemocratiche, se
vogliamo, fasciste.
Questo Salvini lo sa e lo calcola. Ogni volta che viene contestato
violentemente egli guadagna consensi, piace di più, guadagna simpatie. Alla
fine, al di là di quello che pensa e che dice, il fatto di ricevere tanta
feroce avversione gli accaparra simpatie e rafforza quelle che già ha. Diciamo
quindi che la contestazione violenta contro Salvini produce il risultato
contrario rispetto a quello presumibilmente voluto. Senza contare quanto costa
alla collettività in termini di sicurezza.
Luca Craia