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mercoledì 7 ottobre 2015

Tempo



La mattina, in macchina da soli, si guarda la strada, si evita di farsi venire addosso dalle persone che ancora credono di stare nel proprio letto e non hanno realizzato di essere già sulla strada del lavoro, si ascolta musica, magari si raglia cercando di cantare a nostra volta, si guarda il panorama, le luci, i colori del nuovo giorno e ci si immagina un po’ come sarà. E poi si parla con se stessi e si pensa. Stamattina pensavo a mia figlia che, prima di salutarmi per prendere la corriera che l’avrebbe portata a scuola, mi ha chiesto che ora fosse. E io le ho risposto: le 6:52. E lei ha capito che era in perfetto orario. Da lì mi è venuto netto e nitido il ricordo di mia nonna, che alla richiesta dell’ora, rispondeva “le sei e tre quarti”. E lo rispondeva sia che fossero le 6:45, che fossero le 6:42 o che fossero le 6:47. Erano comunque le sei e tre quarti perché, un tempo, e poco tempo fa, non contavamo i minuti, contavamo i quarti d’ora. Non eravamo, almeno noi di provincia, pressati dal tempo. Non perché non ci fossero orari da rispettare, ma perché avevamo tempo e lo usavamo con sapienza. Se avevi un appuntamento partivi per tempo, e non dovevi contare i minuti per vedere se arrivavi in anticipo o in ritardo: arrivavi in anticipo. Punto. E i ritardatari arrivavano in ritardo. Punto. Se la corriera per andare a scuola partiva alle 7:00 uscivi di casa non alle 6:55 ma per tempo, semplicemente per tempo. Erano le sei e tre quarti ed era ora di uscire di casa e andare a prendere la corriera. E se, di queste sei e tre quarti, eri nella parte precedente, in quei cinque minuti che anticipano la linea tra il prima e il dopo, saresti arrivato in anticipo. Se eri in quelli successivi arrivavi appena in tempo, Ma arrivavi, per tempo e senza angosce.

Luca Craia

martedì 9 settembre 2014

Terzo Mondo Montegranaro: tutte le mattine senza corrente



Non spiega il perché, l’Enel, della mancanza sistematica di corrente tutte le mattine da diversi giorni a questa parte in una larga fetta del paese (centro storico e aree limitrofe). O meglio, a chi ha telefonato per chiedere spiegazioni, è stato risposto che le linee sono vecchie e soggette a guasti. Guarda caso, però, i guasti si verificano tutte le mattine più o meno alla stessa ora. Guarda caso, se  è vero che le linee sono vecchie, le tariffe sono nuove e aggiornate e a tali tariffe, carissime, non corrisponde un idoneo servizio. Il problema non è da sottovalutare.
A parte l’abitazione, che riceve in tal modo un danno relativo (anche se rimanere senza corrente è comunque un disservizio grave), le attività produttive e commerciali ne risentono parecchio. Stamattina ero in un bar del centro che ha dovuto mandar via a mani vuote numerosi clienti che “pretendevano” di avere un caffè. I frigoriferi soffrono e, quando ripartono, consumano per riportarsi alla temperatura ottimale. Chi lavora deve fermarsi.
Il danno c’è e l’ente che gestisce la distribuzione dell’energia elettrica dovrebbe farsene carico. O almeno evitare che ciò accada. Se le linee sono vecchie che siano adeguate. Se si devono fare lavori di manutenzione che prevedano l’interruzione del servizio l’utente dovrebbe esserne informato in modo tale che possa organizzarsi. Questo non in funzione di chissà quale regolamento, solo per il normale rispetto che si deve al prossimo, soprattutto quando il prossimo paga per ricevere un servizio.

Luca Craia