Ho avuto un autentico moto di stizza nel leggere l’articolo del
Corriere Adriatico di stamane che riporta le parole del segretario generale
della CGIL fermana, Maurizio DI Cosmo, sul tema sollevato dal Presidente del
Consiglio Comunale di Montegranaro circa la volontà di riformare il regolamento
di assegnazione degli alloggi popolari nel nostro Comune. Un moto di stizza,
dicevo, parzialmente placato dal sollievo di apprendere, almeno in questo modo,
che il segretario del maggiore sindacato italiano è vivo, respira e parla.
Dubitavo di questo perché, sui temi che gli competono maggiormente, ossia
quelli del lavoro, della situazione economica, dei nostri operai che languono
in casse integrazioni, mobilità e contratti capestro, il segretario non ha mai
parlato, tanto che pensavo fosse muto. Invece, per difendere l’impostazione
dell’assegnazione delle case popolari, attualmente estremamente sbilanciata a
discapito dei cittadini italiani, parla eccome.
Ma parla a sproposito, tirando in ballo addirittura la carità
cristiana e San Francesco oltre che la costituzione. Ci fa un predicozzo da un
pulpito che non gli appartiene che dovrebbe farci sentire davvero della
gentaglia che vuole sbattere gli extracomunitari chissà dove. Parla come se volessimo
instaurare delle nuove leggi razziali. Qualcuno spieghi a questo signore che l’intento
era di muoversi all’interno della legge, utilizzandone gli spazi di
discrezionalità concessi ai comuni, quella legge che è costituzionale e,
quindi, rispetta la Costituzione di cui tanto parla. In quanto alla carità
cristiana, vorrei ricordare al capo del sindacato che costruire ghetti come
quello istituito nel centro storico di Montegranaro, tanto cristiano non mi
pare e non va certo nella direzione di integrare il più possibile gli
immigrati.
Ci mette tanto zelo, Di Cosmo, nell’incitare il Comune di Montegranaro,
retto da una coalizione la cui maggioranza è del partito di riferimento del suo
sindacato, a non fare nulla. Si infervora per difendere (da cosa?) gli immigrati. Ma non dice una
parola per i nostri concittadini che una casa non ce l’hanno neanche dopo aver
pagato per anni e generazioni tasse e balzelli, quelle stesse tasse e balzelli
che pagano lo stipendio a lui. Uno stipendio che dovrebbe compensare un lavoro
a favore delle classi più deboli, di italiani e immigrati. E non soltanto di
questi ultimi. Ma così oggi vanno le cose in Italia. Complimenti.
Luca Craia