Oddio, l’idea
del bidoncino col microchip è una buona idea, bisogna ammetterlo. In questo
modo si risolvono due problemi importanti: si favorisce il calcolo della
produzione esatta di rifiuti, che può rendere la tassazione relativa più equa,
calibrandola sul reale utilizzo del servizio, e si impedisce al furbone di mettere
i suoi rifiuti dentro i bidoni degli altri, cosa che sta già accadendo in giro
per Montegranaro, mettendo a rischio chi conferisce correttamente i propri
rifiuti di prendersi una multa per la stupidità degli altri o per un dispetto.
Ben vengano,
quindi, i bidoncini col microchip, ben chiuso e apribile solo dal personale
addetto. Ma questa sconvolgente novità tecnologica c’era anche quando è stato
redatto il bando per l’appalto, se ne era parlato persino in campagna
elettorale. Ora che i soldi sono stati già spesi per comprare e distribuire i
bidoncini attuali, come mai Basso si accorge di questo stupefacente ritrovato
della tecnica moderna che è il microchip sul bidoncino?
Ce lo dice
candidamente sul Corriere Adriatico, il nostro assessore all’ambiente e a un
sacco di altre cose che non gli competerebbero nemmeno, tornando finalmente a
occuparsi di quello per cui lo stipendiamo. Cambiare i bidoncini in uso non
credo sia un’operazione che si possa effettuare gratuitamente. Chi pagherà? Il
Comune o la ditta Onofaro-Caruter che gestisce il servizio? In entrambi i casi,
ho l’impressione che a pagare sarà il cittadino: se paga il Comune, il
cittadino sborsa i soldi direttamente, se paga la Onofaro lo fa in maniera
indiretta, ma certamente la ditta non potrà farsi carico di questa novità senza
tagliare da qualche altra parte.
In sostanza,
Roberto caro, non ci potevi pensare prima?
Luca
Craia