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lunedì 17 maggio 2021

Il “pietrone” di Monte San Giusto. Uno dei tesori che dovremmo sfruttare per il turismo.

 

Quando sento dire che Montegranaro non ha nulla da offrire al turismo capisco che chi lo dice non conosce Montegranaro e il territorio circostante. Il problema, in fondo, è tutto lì, sta nella conoscenza delle cose, senza la quale non si può immaginare un progetto per renderle fonte di ricchezza per tutti. Eppure, il territorio in cui Montegranaro è inserito, nonché il suo stesso patrimonio urbano, sono di grande valore ed esprimono grandi potenzialità che aspettano solo di essere sfruttate per innescare una nuova economia. Ovviamente bisogna, appunto, ragionare in termini di territorio, di sinergia territoriale tra enti.


A due passi da Montegranaro, anzi, praticamente attaccato senza soluzione di continuità c’è il paese di Monte San Giusto. Altro Comune, altra Provincia, ma territorialmente i due paesi sono intrecciati tanto da diventare un unico territorio sotto il punto di vista culturale e turistico. E nel territorio di Monte San giusto esiste un bene preziosissimo ma sconosciuto ai più: il “pietrone”.


Si tratta di una probabile sepoltura di epoca romana, edificata lungo quella che era una strada secondaria, probabilmente la stessa che passa anche per la “stele” di Santa Lucia a Morrovalle.  Il manufatto è abbandonato a se stesso da anni ma ha il suo valore e il suo potenziale turistico. Ovviamente va inserito in un’offerta generale più ampia ma, come dicevo, il territorio ne offre in quantità. Basta crederci.

Sotto trovate una filastrocca scritta anni fa dal compianto Giuseppe Mariani che parla di questo reperto e della sua leggenda ormai perduta.

 

Luca Craia

 


 

La Pietra del Diavolo – di Giuseppe Mariani

 

In via valle sopra un monte

c’è un pietrone requadratu

do sta scritto proprio in fronte

chi me vòrda sia veatu,

certi ha ditto tra de loro

che là sotto a c’è un tesoro.

Tanti e tanti a cia proato

pe potellu scapotà

però gnente a cià rcapato

sempre rittu quillu stà,

par che faccia a sentinella

co la faccia a cojonella.

Passò l’anni a cià rproato

le persò co li cavalli

però gnente ha scapotato

a se cosciati sti vassalli,

sci ha tirato con ardore

ma a scolava da o sudore.

Quattro vacche ha reattaccato

quelle adatte all’aratura

però tutte a jà strappato

a non vò fa brutta figura

e che ha pensato un contadino

st’omu da o cervello fino.

Nsemo a l’atri a sé rtroati

a sa prestato mpo de tori

che i più forti è sempre stati

anche duri a sò i lavori,

tanto forte a jà tirato

che le corde a jà spezzato.

Su in paese a la saputo

vò anche loro da na mà

però questo è risaputo

de o tesoro a vò a metà,

fu d’accordo certamente

la metà dè mejo e gnente.

Più de cento a sé accordati

come fosse de ji in guerra

vacche e tori è rettaccati

se je a fa addè a ce spera,

tirò tutti a corda grossa

lo pochetto a se dè mossa.

Anche i cavalli ha reattaccato

quisti stava a ripusà

e tutti insemo anco ha tirato

sta òrda a je a potemo fà,

issa e tira a se contatta

a scapotalla a je la fatta.

Lo tesoro va a cercà

lesti a da na ripulita

li bei sogni tutti a fà

senti mpo come è finita,

tutti è rmastia faccia nera

la jo sotto a scritta a c’era.

Per millenni a sò penato

a durmì addè me svejo

grazie a chi ma scapotato

perché adesso a staco mejo,

le persò dè rmaste male

guardò arcata universale.

Dall’eterno a jà risposto

certo a dè scherzi del cavolo

po na cosa a jà proposto

è de non credere al diavolo,

e de na cosa a ce se vanta

è de ntongasse co acqua santa.

Se sia vera sta storiella

questo proprio a non lo sò

fatto sta che a marachella

tanti vecchi a raccontò,

forse per curiosità

ce sò jtu anch’io a guardà.

In via valle alla collina

lu pietro anco ce stà

a je sò dato n’occhiatina

par che staca a cojonà