Quando sento dire che Montegranaro non ha nulla da offrire al turismo capisco che chi lo dice non conosce Montegranaro e il territorio circostante. Il problema, in fondo, è tutto lì, sta nella conoscenza delle cose, senza la quale non si può immaginare un progetto per renderle fonte di ricchezza per tutti. Eppure, il territorio in cui Montegranaro è inserito, nonché il suo stesso patrimonio urbano, sono di grande valore ed esprimono grandi potenzialità che aspettano solo di essere sfruttate per innescare una nuova economia. Ovviamente bisogna, appunto, ragionare in termini di territorio, di sinergia territoriale tra enti.
A due passi da Montegranaro, anzi, praticamente attaccato senza soluzione di continuità c’è il paese di Monte San Giusto. Altro Comune, altra Provincia, ma territorialmente i due paesi sono intrecciati tanto da diventare un unico territorio sotto il punto di vista culturale e turistico. E nel territorio di Monte San giusto esiste un bene preziosissimo ma sconosciuto ai più: il “pietrone”.
Si tratta di una probabile sepoltura di epoca romana, edificata lungo quella che era una strada secondaria, probabilmente la stessa che passa anche per la “stele” di Santa Lucia a Morrovalle. Il manufatto è abbandonato a se stesso da anni ma ha il suo valore e il suo potenziale turistico. Ovviamente va inserito in un’offerta generale più ampia ma, come dicevo, il territorio ne offre in quantità. Basta crederci.
Sotto trovate una filastrocca scritta anni fa dal compianto Giuseppe Mariani che parla di questo reperto e della sua leggenda ormai perduta.
Luca Craia
La Pietra del Diavolo – di Giuseppe Mariani
In via valle sopra un monte
c’è un pietrone requadratu
do sta scritto proprio in fronte
chi me vòrda sia veatu,
certi ha ditto tra de loro
che là sotto a c’è un tesoro.
Tanti e tanti a cia proato
pe potellu scapotà
però gnente a cià rcapato
sempre rittu quillu stà,
par che faccia a sentinella
co la faccia a cojonella.
Passò l’anni a cià rproato
le persò co li cavalli
però gnente ha scapotato
a se cosciati sti vassalli,
sci ha tirato con ardore
ma a scolava da o sudore.
Quattro vacche ha reattaccato
quelle adatte all’aratura
però tutte a jà strappato
a non vò fa brutta figura
e che ha pensato un contadino
st’omu da o cervello fino.
Nsemo a l’atri a sé rtroati
a sa prestato mpo de tori
che i più forti è sempre stati
anche duri a sò i lavori,
tanto forte a jà tirato
che le corde a jà spezzato.
Su in paese a la saputo
vò anche loro da na mà
però questo è risaputo
de o tesoro a vò a metà,
fu d’accordo certamente
la metà dè mejo e gnente.
Più de cento a sé accordati
come fosse de ji in guerra
vacche e tori è rettaccati
se je a fa addè a ce spera,
tirò tutti a corda grossa
lo pochetto a se dè mossa.
Anche i cavalli ha reattaccato
quisti stava a ripusà
e tutti insemo anco ha tirato
sta òrda a je a potemo fà,
issa e tira a se contatta
a scapotalla a je la fatta.
Lo tesoro va a cercà
lesti a da na ripulita
li bei sogni tutti a fà
senti mpo come è finita,
tutti è rmastia faccia nera
la jo sotto a scritta a c’era.
Per millenni a sò penato
a durmì addè me svejo
grazie a chi ma scapotato
perché adesso a staco mejo,
le persò dè rmaste male
guardò arcata universale.
Dall’eterno a jà risposto
certo a dè scherzi del cavolo
po na cosa a jà proposto
è de non credere al diavolo,
e de na cosa a ce se vanta
è de ntongasse co acqua santa.
Se sia vera sta storiella
questo proprio a non lo sò
fatto sta che a marachella
tanti vecchi a raccontò,
forse per curiosità
ce sò jtu anch’io a guardà.
In via valle alla collina
lu pietro anco ce stà
a je sò dato n’occhiatina
par che staca a cojonà