Esprimendo, per quello che può servire, la più totale solidarietà e
vicinanza all’amico Niki Millevolte per la violenza subita durante la rapina al
suo distributore, vorrei fare un breve riflessione sull’accaduto e su quello
che ci insegna, evitando magari la solita strumentalizzazione politica ma
ragionando a mente lucida, per quanto possibile, sui fatti. La rapina è stata
commessa da due individui, una donna italiana e un nordafricano. Si potrebbe
dire che questo simboleggi il fatto che i delinquenti sono delinquenti, a
prescindere dalla loro nazionalità. Direi però che, avendone a sufficienza di
nostrani, non si vede la necessità di importarli dal nord africa o da qualsiasi
altra parte del mondo.
E mi spiego meglio: non si può permettere che un cittadino straniero
che non abbia un lavoro stabile, una residenza certa, un inserimento sociale
certificabile permanga nel nostro Paese. Lo straniero che non lavora non ha
alcun motivo per stare in Italia. Lo straniero che non è socialmente inserito e
integrato non può restare in Italia. Giusta l’accoglienza per coloro che
necessitano di asilo, giustissimo soccorrere i profughi che rischiano la vita
ma, una volta in Italia, o si compiono tutti gli sforzi per integrarsi nel
Paese ospite o si va altrove.
Ho assistito con i miei occhi alla cerimonia di assegnazione della
cittadinanza a un uomo nordafricano che non era nemmeno capace di leggere la
formula di rito in un italiano intellegibile. Non si può dare la cittadinanza a
chi non conosce nemmeno la lingua del Paese che lo ospita. Non si può lasciare
che uno straniero che non certifichi il suo inserimento sociale col lavoro e
con l’integrazione permanga in Italia.
Luca Craia