Credo che il risultato del referendum scolastico sia una grande
delusione per chi sperava di modificare a proprio piacere (e tornaconto) l’orario
scolastico anche e soprattutto a discapito della qualità dell’insegnamento e
dei ragazzi stessi. La gente ha votato facendo raggiungere al quesito il quorum
necessario per essere valido. Ha votato contro ogni previsione e ha votato per
mantenere le cose come stanno. Ha vinto la proposta D, quella che non modifica
niente perché non c’è niente da modificare se non per eliminare servizi e
abbassare la qualità. E ha vinto nonostante trucchetti come quello di accorpare
e sommare il quesito A e B che, invece, volevano stravolgere tutto. Ha vinto
contro una campagna formidabile effettuata con ogni mezzo perché passasse il
messaggio sbagliato che si doveva tornare all’antico, a quella settimana lunga
che non ha una sola ragione positiva di essere. In sostanza ha vinto il buon
senso e hanno vinto i ragazzi.
A perdere invece è la politica nella scuola, la strumentalizzazione di
tutto, il pressappochismo di chi si lascia strumentalizzare. Ha perso quella
brutta politica che da qualche tempo governa o vuole governare ogni respiro di
Montegranaro e che ha cercato, fortunatamente senza riuscirci, di impossessarsi
anche della scuola cercando di abbassarne la qualità e attaccando il futuro
stesso dei nostri ragazzi. Ha perso la cattiveria, hanno perso le malelingue,
hanno perso livore e intenti vendicativi.
La scuola ha bisogno di evolversi, non certo di involversi tornando a
vent’anni fa. Ora speriamo si metta un punto a capo e si riparta. Coloro che
hanno fatto crociate politiche laddove dovrebbe regnare solo l’intento
educativo tornino finalmente sui propri passi, tacciano per un po’ e poi
comincino a fare davvero l’interesse dei nostri giovani. E comincino a pensare
a come migliorare e non a come accontentare il potente di turno. In quanto al
potente, sarebbe ora che cominci a trarre le conclusioni del suo scellerato
operato, visto che, ultimamente, Montegranaro sta chiaramente dicendo che non
ne può più di arroganza e cattiveria.
Luca Craia