Visualizzazione post con etichetta ospedale vecchio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ospedale vecchio. Mostra tutti i post

venerdì 7 ottobre 2016

L’Anfass esce al buio. Le riqualificazioni a metà



Ho già avuto modo, nei giorni scorsi, di rimarcare il fatto positivo dell’apertura di una sede Anfass all’interno dell’edificio dell’ospedale vecchio di Montegranaro. È una decisione che va nella giusta direzione per ridare un po’ di linfa vitale al centro storico che, come sappiamo, se non è morto ci va vicino. La sede dell’associazione, che si occupa di famiglie con persone affette da disabilità intellettive, una volta a pieno regime porterà sicuramente gente nel quartiere antico, e questo è parte della soluzione al problema. Tanti interventi di questo genere possono contribuire a rivitalizzare il castello cittadino.
Ma, come sempre, a Montegranaro le cose si fanno così, tanto per farle. È evidente anche in questo caso perché, se si dà la possibilità a un’associazione così importante di installarsi in una sua sede che, già di per sé, è un fatto rilevante e che, nel contempo, favorisce una strategia politica che dovrebbe essere prioritaria, ma non la si mette in condizione di farlo nel modo più agevole possibile, le cose sono state fatte alla bell’e meglio, con la mano destra che non sa cosa fa la sinistra e forse il cervello nemmeno.
La sede è già stata inaugurata ma in piazzale Leopardi ancora manca la pubblica illuminazione. Lo sanno bene in piazza Mazzini, lo segnalai io stesso due anni fa ma non fui ascoltato. L’assessore Basso mi rispose, bontà sua, che avrebbe provveduto (ma non si occupava di rifiuti) a far rifare l’impianto danneggiato, ma deve essere un impianto particolarmente complesso perché, dopo due anni, ancora non ne sono venuti a capo. Intanto l’Anfass apre la porta della sua sede in un luogo buio e, consentitemi, coi tempi che corrono, per niente sicuro.

Luca Craia

venerdì 23 settembre 2016

L’Anffas all’ospedale vecchio. Una buona notizia. Ora toccherebbe all’Ente Presepe.



Da residente nel centro storico e da cittadino che da decenni si batte per il suo recupero e valorizzazione non posso che accogliere con grande favore l’apertura di una sede ANFFAS all’interno del convento agostiniano, meglio conosciuto come Ospedale Vecchio. È una buona notizia che va, finalmente, nella giusta direzione, quella di far vivere il paese antico con iniziative durature e con attività che portino la gente nel centro storico, a scoprirlo, a ridargli linfa vitale.
L’idea di fare dell’antico palazzo un polo culturale e associativo è ottima e va percorsa con decisione. Purtroppo fino a oggi non è stata questa la strada che, invece, ha visto creare nello stabile, che riveste un ruolo urbanistico fondamentale all’interno del centro storico, una sorta di ghetto per extracomunitari grazie a un regolamento per l’assegnazione delle case popolari sbagliato e iniquo. L’arrivo dell’onlus dà finalmente un segnale diverso che mi auguro non rimanga solo un segnale.
Il centro storico necessita di interventi come questo, che certamente non sono la soluzione ma solo parte di essa, ma che comunque vanno e possono essere attuati fin da subito. Già la presenza della Banda Omero Ruggieri, che ha anch’essa sede nell’Ospedale Vecchio da diversi mesi, è un fatto positivo al quale si aggiunge questo nuovo piccolo passo nella giusta direzione. Ovviamente tutto questo va supportato da politiche specifiche che, però, purtroppo ancora non si vedono.
C’è anche la richiesta dell’Ente Presepe, già ufficializzata lo scorso anno, di avere uno spazio all’interno dell’ex nosocomio; richiesta che, fino a oggi, ha ottenuto solo degli inspiegabili dinieghi verbali. C’è da augurarsi che l’apertura della sede dell’Anffas segni un cambio di direzione e che anche l’associazione che raccoglie la gran parte dei sodalizi culturali e non di Montegranaro possa avere la sua sede nell’Ospedale Vecchio, in modo che davvero si dia una connotazione culturale e associativa allo spzio.

Luca Craia

giovedì 25 febbraio 2016

Il Sindaco ha ragione ma ha la memoria corta



L'ospedale vecchio durante la ristrutturazione

Non ci sono abituato a dare ragione al Sindaco, Ediana Mancini, ma quando ce l’ha ce l’ha. Ha ragione quando dice che non si può pensare a un polo culturale all’interno di un palazzo adibito a case popolari (trasformato, di fatto, in un ghetto musulmano), anche se si tratta di un palazzo tra i più antichi, prima sede del monastero agostiniano e poi ospedale cittadino; non si possono condividere androne e scale tra chi ci risiede e chi va lì per fare cultura, leggere, recitare, fare musica. Anche da un punto di vista pratico è impensabile: immaginate un concerto con i vicini che vogliono dormire.
Ha anche ragione quando dice che si poteva evitare ma non lo si è fatto. È pure vero che, senza i soldi del progetto “contratti di quartiere” non sarebbe stato possibile ristrutturare il palazzo e ora avremmo ancora un enorme problema urbanistico nel cuore del centro storico. Ora, invece, il problema è sociale, ma sempre enorme. I soldi dei contratti di quartiere erano vincolati all’edilizia abitativa e il Comune non poteva che destinare il palazzo a case popolari. Solo che, in seguito, si potevano fare altre operazioni che non sono state fatte.
Si poteva mettere mano ai regolamenti, e in verità la giunta Gismondi ci provò senza successo, anche perché non fece in tempo in quanto sfiduciata. Ma si poteva fare prima, anziché temporeggiare. Temporeggiare come sta facendo ora l’attuale Sindaco sulla proposta di modifica dei regolamenti di assegnazioni, quegli stessi regolamenti che sono la causa principale del ghetto nel centro storico.
Ha, però, la memoria corta, la dottoressa Mancini. Non ricorda, per esempio, che il progetto è nato con la giunta guidata da Gianni Basso di cui era vicesindaco quello stesso Endrio Ubaldi che è vicesindaco pure oggi. Vogliamo dare qualche responsabilità anche a lui? Non ricorda, la Mancini, che lei stessa era all’opposizione e non in vacanza mentre il sottoscritto scriveva ripetutamente e addirittura presentava una petizione con 180 firme (protocollata il 28 aprile 2012) per evitare che accadesse quanto accaduto dell’ospedale vecchio. Era all’opposizione ma non ha fatto niente. Se ben ricordo non firmò nemmeno la petizione né il suo gruppo (tantomeno quello di Ubaldi) fece la minima battaglia in Consiglio Comunale. Anche queste sono responsabilità.
E oggi, che ha il potere di decidere, faccia. Bene, sarebbe cosa opportuna e giusta. Ma, visto che può, faccia anche in modo che queste cose non accadano più. Metta mano a quei regolamenti di cui lei stessa parla. Li modifichi perché non nascano nuovi ghetti. Eviti e faccia evitare ai suoi supporter tutta quella trita demagogia che tanti, troppi danni sta causando nel nostro Paese. Lasci perdere la dietrologia e la caccia alle streghe, che di responsabilità sono pieni tutti, dal primo all’ultimo. E faccia. Dio la benedica se farà davvero qualcosa.

Luca Craia


Il testo della petizione del 28 aprile 2012
I sottoscritti cittadini,


CONSIDERANDO
la grave situazione di crisi economica e sociale in cui versa l’intera Italia e la nostra città, crisi che ha portato come conseguenza l’intensificarsi di fatti di cronaca estremamente
preoccupanti anche in funzione del fatto che la nostra città è sempre stata tranquilla e sicura;
la legge italiana che assegna giustamente gli alloggi popolari alle classi meno abbienti;
che le classi meno abbienti nel nostro tessuto sociale sono costituite quasi interamente da cittadini stranieri;
che  nella nostra città esistono zone ad altissima concentrazione di residenti stranieri e queste zone risultano fortemente degradate;
la ristrutturazione dell’edificio dell’Ospedale Vecchio in piazza Leopardi e via Garibaldi e la destinazione prevista per lo stabile come complesso residenziale per residenza popolare e che,  quindi, il complesso verrà presumibilmente occupato quasi interamente da residenti stranieri creando, di conseguenza, un ghetto potenziale all’interno del centro storico di Montegranaro;
che questo possa creare una situazione di estremo disagio per i cittadini stranieri stessi e, nel contempo, una potenziale pericolosità della zona che già risulta in stato di degrado
CHIEDONO
che venga riconsiderato il progetto di ristrutturazione dell’edificio dell’Ospedale Vecchio e che ne venga ridefinita la destinazione in modo tale che esso non risulti interamente destinato a residenza popolare ma che l’edificio stesso possa essere utilizzato in maniera diversificata scongiurando o, almeno, riducendo  i rischi e i pericoli.
In fede