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sabato 9 luglio 2016

E quindi si è giocato un anno intero senza certificato antincendio



Il palazzetto è a norma, il palazzetto non lo è. Ci era stato detto che, con la spesa di 70.000 euro investiti l’anno scorso il Palas di via Martiri d’Ungheria sarebbe stato a posto ma, a quanto pare, non era così. Infatti ora si scopre che, per ottenere la certificazione antincendio prevista, dopo il sopralluogo dei Vigili del Fuoco, sono state fatte delle prescrizioni a proposito dell’altezza sottodimensionata delle balaustre. I Vigili del Fuoco hanno chiesto, sempre per poter ottenere l’idoneità antincendio della struttura, di applicare un rialzo alle balaustre stesse. Questo rialzo deve ancora essere realizzato, visto che l’incarico per la sua esecuzione è stato conferito solo a giugno scorso. Quindi il palazzetto non è stato a norma per tutto l’inverno.

Luca Craia

giovedì 9 giugno 2016

Ma la Bombonera non era stata messa a norma?



Ci sono state foto sui giornali, i soliti proclami altisonanti dell’assessore allo sport nonché vicesindaco, un sacco di propaganda. E poi? E poi scopriamo che, la Poderosa arriva a fare i play off e rischia di andarseli a giocare fuori di Montegranaro perché la Bombonera non è a norma. E come mai?
È la solita storia, che la comunicazione non passa, passa male, passa distorta o modificata ad hoc. E questo è il caso. Il Palas montegranarese può contenere un certo numero di persone e non più. Questo poteva essere sufficiente durante il campionato ma certamente no durante i play off, quando il pubblico che assiste alle partite finali del campionato di moltiplica. Durante il campionato la responsabilità se l’ha assunta sempre la società sportiva, e quindi la famiglia Bigioni. Per i play off tale responsabilità è diventata più pesante e pare che Bigioni fosse seriamente tentato di andare a giocare a Porto Sant’Elpidio che, tra l’atro, sta facendo una corte sfrenata alla Poderosa per la prossima stagione che, se si va in serie A, non potrà comunque essere giocata a Montegranaro. In sostanza il Comune non ne ha voluto sapere.
Bigioni ama il basket e ama Montegranaro. Non se l’è sentita di portare l’ultima partita dei play off fuori Montegranaro e si è assunto, ancora una volta e con grande coraggio, l’intera responsabilità. Ma i proclami? Le foto? Le medaglie sul petto della politica?

Luca Craia

martedì 5 gennaio 2016

Sport a Montegranaro. Paga sempre Pantalone?



Non so se l’idea sia del giornalista del Corriere Adriatico o dell’assessore allo Sport nonché vicesindaco tuttofare Endrio Ubaldi o dell’assessore all’ambiente Roberto Basso (che non si capisce che c’entri con lo sport) ma leggere sul giornale stamattina che ancora una volta si va a ventilare l’ipotesi della realizzazione di un palasport nuovo per il basket che potrebbe andare in serie A mi ha fatto sobbalzare. La domanda è quella che mi pongo e pongo da tempo immemorabile, tirandomi puntualmente addosso critiche, insulti e, tanto per non farci mancare nulla in questo allegro paesino meridionale, qualche minaccia: perché la collettività dovrebbe pagare la passione di alcuni? Con la fine triste della Sutor pensavo che, almeno, avrei finito di pagare le tasse per finanziare anche le partite, ma pare che mi sbagliassi.
Passi che il Comune già dia un contributo, seppur piccolo alla società sportiva superstite che fa basket a livelli alti, ma che ora si ricominci a parlare della realizzazione da parte del pubblico di un nuovo palasport, per quanto con l’eventuale apporto dei privati, mi pare inaccettabile. Inaccettabile, intendiamoci, per i tempi che corrono e per i problemi che abbiamo. Inaccettabile perché, purtroppo, gli anni ’80 sono finiti da un pezzo e ora Montegranaro deve pensare al lavoro che manca, alle fabbriche che chiudono, ai cassaintegrati e ai disoccupati. Deve pensare al centro storico che cade, al Municipio che cade, all’urbanistica fatiscente e alla totale mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Deve anche pensare, Montegranaro, al rudere del mai realizzato palasport, nato dai deliri di onnipotenza di Basso e morto prima di nascere per l’avventatezza (?) con la quale ci si è affidati a ditte inaffidabili. Ora che l’affare Calepio sembra definito, non sarebbe il caso, prima di pensare anche solo alle tensostrutture, che servono più a creare consenso e voti che a dare un reale servizio alla collettività, a come sistemare l’area occupata dall’ecomostro del suddetto palasport abortito?
Torniamo coi piedi per terra, teniamo ben presenti le esigenze e le priorità di Montegranaro e di tutta la sua popolazione, non soltanto dei tifosi di basket o di calcio. E ora, fuoco alle polveri, amici tifosi.

Luca Craia