Ogni tanto leggo un’uscita di qualche assessore che, nell’ottica
consolidata di questa maggioranza di andare sul giornale almeno una volta la
settimana, anche per non dire nulla - basta farsi vedere, torna sulla questione
Calepio. La faccenda è seria e ha sicuramente influenzato in negativo la vita
politica e amministrativa montegranarese degli ultimi 10/15 anni, quindi è
giusto parlarne e seguirne con attenzione gli sviluppi. Nessuno, però, ci dice
cosa si ha intenzione di fare con l’eredità più evidente dell’errore “Calepio”,
dell’immagine più brutta che ne è rimasta, della fregatura più cocente che
questa avventata avventura del Sindaco Basso ha regalato ai montegranaresi: il
palasport.
Sarebbe meglio parlare dello scheletro del palasport, perché, in
realtà, si tratta di uno scatolone di cemento armato, senza coperchio, pieno di
una sorta di foresta tropicale impenetrabile, colonne scoperte, ferri arrugginiti
e chissà cos’altro (forse il coccodrillo di Civitanova). L’immagine è di una
bruttezza micidiale, con l’aggravante di essere posizionata proprio all’ingresso
sud del paese e, quindi, col ruolo di dare il benvenuto a chi si reca in visita
al nostro ridente borgo. Un gran bel biglietto da visita. Non trascuriamo,
però, l’impatto ecologico che è talmente evidente da non meritare ulteriori
parole.
Esiste un progetto su come destinare quest’orrore? Si ha un’idea di
che farci? In campagna elettorale ne abbiamo sentite di cotte e di crude:
piscine, strutture polifunzionali. Libero sfogo alla fantasia. Ora, però, che
la campagna elettorale è un ricordo e la prossima sembra lunga a venire
nonostante i traballamenti della giunta Mancini, è calato un silenzio non
assordante ma davvero silenzioso: non se ne parla, nemmeno lo si vede. Alla sua
ombra si è appena conclusa la Festa dell’Unità, incontro mangereccio ma anche
politico gestito dal partito maggioritario della maggioranza di governo. Non
una parola su quell’orrore, nonostante che i vari relatori bastava che
alzassero lo sguardo per trovarselo davanti. E la gente stessa: nessuno che
alzi la mano e chieda: ammò? Che ci facciamo con questa robaccia?
Io dubito, da profano ma anche sentito qualche amico tecnico, che la
struttura possa essere recuperata, almeno in maniera economicamente proficua. Quanto
costerebbe bonificare l’area? Se lo saranno chiesti, in piazza Mazzini? Si
saranno posti la mia stessa domanda? E l’opposizione? Come mai tace? Forse perché
in qualche modo ognuno ha le sue colpe? E quel Gianni Basso che ne è l’artefice
e che ora appoggia sorridente la maggioranza di governo, che ne pensa? Qualcuno
glie lo chiede mai? Non è che stiamo aspettando la prossima campagna elettorale
e lo lasciamo lì, che può tornare utile come scena per fantasticherie varie?
Magari per proporlo sui prossimi volantini patinati come hangar per UFO?
Luca Craia