Non è semplice parlare di questa
situazione. Non è semplice per via della vergogna che provo come persona
principalmente, ma anche come cittadina di una nazione che si reputa “civile”.
Non è semplice perché non riesco a pensare a una società indifferente che
predica bene e razzola male, non è semplice perché so che molte persone sono
ancora oneste e legate alla vita ma, ci provo ugualmente sperando di dare voce
(come piace fare a me) a chi non ha voce, a chi spesso viene abbandonato oltre
che dalle istituzioni dalle persone che usano parole come lealtà, onestà ma
poco accompagnano le parole ai fatti.
Questa è la storia di un uomo che
non ha abbassato la testa e che avrebbe bisogno di credere ancora almeno in
qualcuno di noi e mi auguro di poter dare la conferma che non siamo tutti
uguali e che con un piccolo gesto che a noi costa poco, per lui e per la sua
famiglia si possa prospettare un futuro migliore di quello che sono costretti a
vivere al momento.
È con molta dignità e anche con
pudore che Bennardo Raimondi inizia il suo racconto. La voce è ferma, ma a
tratti incrinata dalla delusione che lo attanaglia dal senso di insoddisfazione
e precarietà che riempie i suoi giorni, dalla malinconia e dal rimpianto di
essersi comportato da persona onesta e ritrovarsi poi da solo a combattere
contro i mulini a vento, questo il suo racconto per tutti noi.
“Mi chiamo Bennardo Raimondi sono un artigiano ceramista presepista di Palermo
da oltre 38 anni. Ho 53 anni sposato con 2 figli di cui uno con gravi problemi
di malformazione all’intestino. Nel 2003 ho chiuso la mia attività con 8
dipendenti perche soffocato dai debiti, dagli usurai, dai debiti con le banche.
Nel 2006 ho denunciato queste persone e lo scorso anno si è concluso il
processo con la condanna di alcuni di loro. Io ho fatto il mio dovere e non mi
pento, ma mai avrei pensato di perdere non solo tutto a livello materiale, ma
anche tutto a livello umano: non ho più clienti, amici e neanche parenti. Mi
sono ridotto a elemosinare davanti alle chiese e anche lì con enorme fatica
dato che molti parroci hanno paura di ospitarmi oppure accampano scuse . Vivo
nell’isolamento e nell’indifferenza di una società molto strana; per ben 4
volte ho inviato lettere al presidente della regione Sicilia on. Crocetta, ma
non ho mai ricevuto nessuna risposta, ho scritto al M5s ed anche da loro non ho
ricevuto nessuna risposta, al sindaco Orlando, alla commissione antimafia, a
vari politici e assessori ma nulla il silenzio più totale. Solo Papa Francesco
ecco, solo lui mi ha risposto e mi ha mandato un assegno di mille euro che con
fatica non avendo un c/c ho potuto riscuotere. Attendo un risarcimento danni
come parte civile, ma non si sa come mai nessuna delle 8 associazioni
antiracket presenti a Palermo, pur essendosi costituite come parte civile, non
siano state in grado di far chiarezza sulla mia vicenda anzi le associazioni
pretendevano per poter partecipare a eventi anche soldi da me. Vivo in una città
dove chi denuncia andando controcorrente viene visto peggio di un mafioso.
Quasi un anno fa mi hanno sfrattato da dove abitavo perché davo fastidio ai
boss della zona. Ho dovuto trasferire mia figlia da una scuola perchè la
insultavano per colpa mia, le dicevano: “tuo padre è “spiuni” (uno spione),
anche per questa operazione di trasferimento ho avuto difficoltà poiché molte
scuole per paura non la volevano fra i loro alunni. Allora vi domando: questi
cortei questi striscioni a favore di Falcone e Borsellino a cosa servono? Sono
una farsa? Hanno solo scopi politici o altro? A cosa che serve tutto ciò se poi
un artigiano che ha denunciato viene trattato come un sacco di immondizia? Non
chiedo altro che ricominciare a lavorare con dignità come ho sempre fatto nella
vita, producendo, vendendo come un semplice artigiano e non come se fossi un
mafioso. In questo momento a casa mia mancano delle medicine, ho inviato decine
e decine di messaggi ed email nessun aiuto. Il giorno 8 marzo del 2013 ho
tentato il suicidio sono stato tratto in salvo dai carabinieri, ma oggi non
intendo suicidarmi! Ho moglie e figli e delle responsabilità nei loro
confronti, voglio battere il pugno per ciò che mi spetta di diritto perché io
il mio dovere l’ho fatto nel 2006 con enormi sacrifici rimettendoci tutto. Chi
volesse visitare il sito
http://www.bennardomarioraimondi.weebly.com
per visionare i miei lavori. Spero che qualcuno sappia cosa significa
disperazione e soprattutto l’isolamento. Diceva padre Puglisi: “non ho paura
del chiasso, ma del silenzio” mi sento come un naufrago in mezzo al mare solo
che per gli immigrati fortunatamente vi sono degli interventi. Perché allora
per RAIMONDI BENNARDO MARIO no? Solo perche ho denunciato i mafiosi? Ma io so
essere onesto nella vita, mi hanno insegnato solo questo e non dovrei viverla
come una colpa, ma come un dono questa cosa. Il miglior modo per ricevere aiuto
sarebbe quello di darmi la possibilità di creare e vendere le mie opere per
ridarmi anche una dignità.”
La chiacchierata si è conclusa e
io sono stata ad ascoltare senza interrompere, come faccio sempre quando mi
capita di raccogliere storie di dolore e disperazione come questa. Bennardo per
rispetto e dignità non dice che a Giugno suo figlio dovrà recarsi a Roma
all’ospedale Sandro Pertini dove ha una visita prenotata e non sa davvero come
fare data la situazione di ristrettezza economica in cui versa. Questa cosa ve
la confido io poiché so che chi mi segue ha un’anima grande che riesce ad
andare oltre, oltre all’apparenza di un mondo che sta ancora in piedi grazie
alla condivisione e al rispetto per la vita e per alcuni valori che poi sono
gli stessi che la rendono così bella questa vita!
Anna Lisa Minutillo
Ovviamente tutte le cose dette sono verificabili in qualunque momento poiché
Bennardo Raimondi può fornire tutta la documentazione riferita sia al suo
trascorso che alla salute di suo figlio.