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giovedì 24 novembre 2016

Il Natale che non ti aspetti: iniziativa pesarese poco generosa e priva di tatto.


Daniele Tagliolini, Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino

Un’iniziativa nata “per rilanciare un’azione condivisa a favore dell’economia del territorio provinciale e per dare un’immagine rassicurante ai turisti che vorranno visitare i nostri bei paesi, che fortunatamente non sono stati colpiti dal terremoto”. Sono le parole di Daniele Tagliolini, Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino in quota PD, per presentare “Il Natale che non ti aspetti”, il cartellone di eventi natalizi della provincia più a nord della Marche.
E in effetti mi aspettavo un Natale di verso da dei Marchigiani fortunati, che non hanno dovuto subire i danni, le morti e le conseguenze nefaste sull’economia che il terremoto ha portato alla parte sud della Regione. Mi sarei aspettato solidarietà, vicinanza, qualche iniziativa di supporto morale ma anche economico per le popolazioni colpite e martoriate da mesi di scosse e movimenti.
Invece dobbiamo leggere queste parole fredde, taglienti, che a me, francamente, fanno davvero rabbia. Perchè è in questi casi che si evidenzia l’accezione negativa che è anche la peculiarità della nostra Regione: il nome plurale. Ci sono tante Marche e purtroppo sembra siano slegate tra loro. Le parole di Tagliolini non lasciano dubbi.

Luca Craia

mercoledì 23 novembre 2016

Referendum: le cattive istruzioni del Segretario del PD



Chi avesse ricevuto per posta, a casa, nella propria cassetta, le istruzioni del segretario del Partito Democratico montegranarese su come votare al prossimo referendum costituzionale sulla riforma Renzi (giornalino Caffè Democratico), può leggersi qualche appunto che gli faccio perché, secondo me, le cose non stanno proprio esattamente come il nostro ingegnere esperto costituzionalista vorrebbe. Vediamo nel dettaglio:

E invece i senatori non vengono più eletti. Eleggiamo Sindaci, Consiglieri Regionali ma non Senatori. I Senatori li sceglieranno i partiti. Quando vado a votare per il Sindaco, caro Ingegnere, eleggo il Sindaco, non un Senatore. E il Sindaco di Montegranaro, secondo me, non andrà mai a far parte del Senato, Per cui io non eleggo Senatori.
Però, caro ingegnere, dimentichiamo la riforma elettorale con il premio di maggioranza che avete in cuore di approvare. Con quella e la riforma costituzionale, il Presidente della Repubblica ve lo eleggete comodi comodi e da soli.
Avreste allora fatto meglio ad abrogare direttamente e completamente il Senato. Così invece è venuto fuori un pastrocchio, con una Camera svuotata di quasi tutti i suoi poteri che servirà soltanto a parcheggiare su qualche comoda poltrona i personaggi che più vi faranno comodo. L’articolo 70 non è complicato, è incomprensibile. Come del resto è incomprensibile il perché ci avete dovuto mettere le mani. O forse sbaglio, il perché è comprensibilissimo.
Questo non vale la pena nemmeno commentarlo: sembra una barzelletta. Mi dica, non ci crede nemmeno lei nella stupidaggine che ha scritto. La prego, mi dica che è così.
Bene, tolti i Senatori a vita, troviamo un altro modo per sbilanciare le maggioranze, anche per quel poco che conteranno in Senato. Che bisogno c’era di questo ulteriore strapotere del Presidente della Repubblica che, come abbiamo visto, sarà uomo del Governo, se non per prevaricare ancora di più la minoranza?
Oltre che ottimo ingegnere e costituzionalista, il nostro segretario se la cava bene anche come ragioniere. Tutti questi conti solo per dirci quanto ci pagano in cambio di questa fetta di sovranità popolare che ci stanno togliendo. Bello.
E anche veggente, mi diventa, il segretario, prevedendo che, se non approviamo questa riforma, nessuno in futuro sarà talmente virtuoso da farne un’altra. Intanto direi di provare a non approvare questa, che è scellerata e somiglia tanto a un mezzo colpo di Stato, poi per il futuro vedremo. La Costituzione, piuttosto che stravolta e massacrata come si sta cercando di fare, è meglio tenersela com’è.
E questo è forse l’unico punto su cui sono d’accordo col nostro Nostradamus/ingegnere/costituzionalista/ragioniere: non si va a votare per mandare a casa Renzi, si va a votare per la riforma. Poi se Renzi dovesse dimettersi non mi dispererei di certo, ma il punto è non far passare questo scempio che vogliono spacciare per progresso. Non si tratta di progresso. Si tratta di cambiamento, vero, ma verso il peggio, un cambiamento che toglierà democrazia e sovranità al Popolo Italiano e in futuro sarà poi difficile recuperarla. Pensiamoci bene.

Luca Craia

martedì 3 maggio 2016

Dove sta il Pd!? Uh madonna mia!



Montegranaro, l’ho sempre sostenuto, è lo specchio preciso, ridotto in scala locale, di quanto accade a livello nazionale. Anzi, talvolta ne anticipa addirittura gli avvenimenti peculiari, come fosse una sorta di laboratorio di prova o di esperimento pilota. Così oggi vediamo quello che sta accadendo e che probabilmente accadrà al Pd nazionale osservando le vicende di quello locale. E quello locale non c’è più.
Qualcuno ricorderà da dove nasce il Pd, suo malgrado. Nasce da quello che una volta era il partito più forte e rappresentativo della sinistra italiana, il Partito Comunista, che ha avuto come leader gente del calibro di Enrico Berlinguer, tanto per capire. Poi è venuto Occhetto, poi D’Alema, oggi c’è Renzi e così accontentiamo Darwin ma al contrario. Ma il Pd rimane un partito, all’interno c’è ancora vita, c’è un dibattito, ci sono maggioranza e opposizione. Ce chi discute, chi cerca di portare avanti la sua idea, c’è chi si incazza, sbatte la porta e se ne va. Ci sono anche i ladri e i furfanti, e sembra che non siano neanche pochi, ma non è di quelli che vorrei occuparmi ora; ora mi interessa far capire che, nel bene o nel mane, il Pd nazionale è ancora vivo. Ma potrebbe morire, e lo desumiamo dalla sorte toccata alla sezione montegranarese.
Il Pd, a Montegranaro, non c’è più, anche se non se ne è accorto. Ha smesso di respirare, il suo cuore non batte più, però sta seduto a tavola con gli altri commensali, come le salme dei leader dell’Unione Sovietica che restavano vive pur morte per mesi. A Montegranaro non c’è un dibattito, non c’è movimento, non c’è coinvolgimento popolare. Il Pd è in maggioranza e questo basterebbe a tenerlo in vita, ma non è così. I partiti o i movimenti vivono se c’è gente dietro che li sostiene. Il Pd montegranarese ha solo un piccolo gruppo dirigente e fermati lì.
Il segretario fa l’assessore, non certo il segretario. E questo è un male, grande. Perché un partito non può e non deve appiattirsi davanti alle posizioni di governo, semmai le deve orientare tramite il dibattito e il rapporto con la base. Ma quale base, quale rapporto ha il Pd montegranarese? Non c’è una posizione del partito, c’è solo quella del gruppo consiliare. Non c’è una voce discordante perché i morti non parlano. Avete visto iniziative? Dibattiti? Giornalini, volantini? Il gruppo giovanile, una volta ben nutrito, dov’è? Sono invecchiati senza ricambio dietro. È morto, il Pd nostrano, ecco dove sta. Ed è questa la fine che farà quello nazionale. Basta aspettare.

Nel momento culminante
del finale travolgente,
'mmiez'a tutta chella gente,
se fumarono al Pd!...

Luca Craia