C'era una volta un bel laghetto
vicino al fiume Chienti, un luogo magico, pieno di profumi e colori. Era un
luogo dove la gente si ritrovava e faceva festa, dove andavano le associazioni
per divertirsi insieme, dove la gente faceva scampagnate e dove i pescatori
pescavano tranquilli e indisturbati. Poi venne il Commissario che, chissà su
indicazione di chi, decise che il laghetto fosse pericoloso e ne recintò le
sponde.
Poi venne l’Amministrazione
Mancini che decise che, essendo opera della passata amministrazione, dovesse
essere destinata all’oblio e all’ignominia, come tutte le opere delle passate
amministrazioni (vedi torre Zed con i neon tutti fulminati o le tante fontane
tutte senz’acqua). Così abbandonò definitivamente l’area, chiuse i cancelli, e
fece di tutto per farla dimenticare alla cittadinanza (anche se si riesce a entrare
da un cancelletto aperto e da un paio di punti non recintati dal lato del
fiume)
Ma la cittadinanza non
dimenticava, ogni tanto qualche Ape pungeva e qualche pescatore si lamentava,
così si inventò un bando per dare il laghetto a un gestore privato e, quindi,
renderne l’accesso a pagamento. Quando quasi tutti protestarono per questa
decisione vergognosa, l’amministrazione comunale semplicemente decise di non occuparsene
più, facendo fede sulla memoria corta della gente.
Solo che l’Ape la memoria ancora
ce l’ha e qualche pescatore anche, nonché qualche cittadino che, stamattina di
buon’ora, mi ha mandato delle foto che fanno rabbrividire, non solo per la
nebbia. Fossi un amministratore mi vergognerei. Ma io non sono un
amministratore e gli amministratori, di solito, non si vergognano.
Luca Craia