Riflettevo sull’articolo della Pravda di ieri riguardo la volontà del
Comune di indire un bando per la gestione dell’area del Parco Fluviale. C’è da
riflettere, effettivamente, perché gli scorsi anni il laghetto era diventato un
bel giardino, frequentato e goduto da Montegranaresi e non, e tutto questo non
costava niente o quasi alla collettività. C’era la Protezione Civile che lo
curava amorevolmente come fosse l’orto di casa e c’erano tante associazioni che
volontariamente e senza compenso alcuno organizzavano eventi. C’era anche la
Proloco, alla quale, inizialmente, la maggior parte delle associazioni
cittadine dava volentieri una mano.
Poi è venuto il commissario che, ravvisate alcune irregolarità, ha
fatto recintare il laghetto. Infine è venuta la coalizione di Montegranaro
Riparti ed è accaduto quanto segue:
- il laghetto è rimasto recintato;
- la Protezione Civile, nel frattempo, limitava al minimo le azioni.
Il motivo non lo so ma posso immaginarlo;
- la Proloco perdeva piano piano l’appoggio di quasi tutte le
associazioni, ben istruita da Sindaco e assessori vari, con le due/tre
associazioni accreditate in comune (tutti sappiamo quali siano, non serve
nominarle) a soffiare sul fuoco delle polemiche e a costruire muri contro muri.
Ricordate la cacciata di Arkeo dalla settimana della cultura che aveva ideato e
organizzato con la Provincia di Fermo. Risultato: dopo pochi mesi la Proloco
moriva;
- la festa del 1 maggio 2015 saltava perché nessuno voleva infilarsi
in un clima così avvelenato;
azioni politiche continue spaccavano le associazioni dall’interno;
intanto si provava in tutti i modi a mettere i volontari gli uni contro gli
altri, allo scopo evidentemente di favorire le solite associazioni amiche (e
politicizzate).
Giungiamo così a oggi: il laghetto è una giungla impraticabile, come
impraticabile sta diventando il panorama culturale montegranarese, senza
assessore, senza Proloco, e con un clima tesissimo nel quale va a inserirsi
anche la geniale idea dell’albo delle associazioni: inutile e pretenzioso
pretesto per mettere naso e mani nelle associazioni stesse, chiedendo documentazioni
come l’atto costitutivo (a che pro) e una relazione, udite udite, sulle
attività svolte come se il Comune ne avesse in qualche modo parte.
Quale sia l’obiettivo di Ediana Mancini e dei suoi collaboratori
appare oscuro. Quali siano i risultati di questa politica attuata fin da subito
e mai abbandonata nonostante i risultati nefasti è evidente. Ora tocca pure
fare il bando per gestire uno spazio cittadino che, fino a poco fa, era della
città e gestito dai cittadini.
Luca Craia