Stasera sono
tornato a messa nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo. Non ci andavo a messa
da quando ero bambino, da quando servivo messa con don Manlio. Dalla sua
riapertura c’ero entrato solo una volta perché avevo dei turisti in visita e li
ho accompagnati. Ma facevo fatica a entrarci, perché sono uomo di carne e
sangue, e la storia recente della chiesa mi aveva ferito. Una chiesa che ho
molto amato, dai tempi di don Manlio, appunto; la chiesa di mia nonna, del
battesimo di mio fratello.
Dovevo tornare in quella chiesa, chiusa per decenni, dopo le lotte che ho condotto per poterla salvare dal
potenziale crollo, crollo che sarebbe senza dubbio avvenuto con l’ultimo
terremoto se non si fosse intervenuti per ristrutturarla e, consentitemi senza
falsa modestia, credo di aver contribuito anche io a salvarla, anche
custodendola, prima del restauro, come fosse casa mia. Stasera si parlava di
poveri di spirito che erediteranno il Regno dei Cieli e so che io non sarò fra
di loro, ma sono consapevole di quello che ho fatto e dei risultati che ne sono
conseguiti. Ciononostante, alla sua riapertura, sono stato escluso totalmente
da ogni decisione e la cosa, essendo io di carne e sangue come sopra, mi ha
ferito. Ora sto facendo pace con me stesso e rimarginando certe ferite, per cui
ho voluto tornarci, a messa, a pregare il mio Dio, e l’ho fatto con grande
emozione.
SS. Filippo
e Giacomo non è a posto per niente. È in salvo, solida, non rischia più di
crollare al primo soffio di vento o al primo accumulo di neve. L'intervento
ha ripulito la volta e le pitture alte, ma ha escluso gli altari, le tele, i
tabernacoli, la pala, gli affreschi del presbitero, ripuliti ma non restaurati.
C’è tantissimo da fare: l’Immacolata dell’altar maggiore è in pessime
condizioni. Abbiamo un progetto di restauro, fatto redigere da Arkeo, e servono
circa 10.000 Euro. La Madonna del Carmine è messa anche peggio. L’altare
laterale di destra è semidistrutto. Gli stucchi bassi sono massacrati. A spanne
servono almeno 200.000 Euro. Che si fa?
SS.Filippo e
Giacomo è l’unica chiesa superstite dal sisma, una specie di miracolo: i
restauri, quelli che ho invocato per anni e che infine sono stati fatti, l’hanno
salvata. Ma il resto è ancora tutto da fare. Che fa Montegranaro? La generosa,
l’opulenta Montegranaro? Spero che non la lasci andare, non la lasci così, a
metà, ferita. Intanto un pezzo tornerà presto al suo antico splendore, il
Sacello Lauretano che stiamo restaurando con i fondi di Arkeo. Ma il resto non
può essere lasciato così. Forza, diamoci da fare.
Luca
Craia