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giovedì 14 luglio 2016

Retrocessioni. Un vantaggio per chi?



Torna alla ribalta sulla scena politica la questione delle retrocessioni delle aree edificabili. Di cosa si tratta? Il Comune di Montegranaro darebbe la possibilità a proprietari di appezzamenti in area edificabile di retrocedere gli stessi, ossia di dequalificarli ad aree agricole. Il vantaggio per il proprietario è fiscale, ovviamente: le tasse sono ben diverse. Però si perde la possibilità di edificare e quindi valore economico.  Ma a ciò si trova la soluzione rendendo il provvedimento provvisorio, congelandolo. In questo modo il proprietario di uno di questi pezzi di terreno potrebbe farlo ritornare edificabile nel momento in cui se ne verificasse la necessità. Molto comodo, non c’è che dire.
Ma ci sono delle valutazioni da fare. Innanzi tutto vorrei capire che vantaggio ne trae la comunità. Il vantaggio del proprietario è evidente, ma quello del cittadino no. La retrocessione di terreni per 40.000 metri cubi di volumetria edificabile ha come conseguenza un minore introito fiscale per il Comune. Come si intende compensarlo? Qualcosa mi dice che a pagare saranno i cittadini. Consideriamo che sono solo sei i possidenti che hanno beneficiato del provvedimento, mentre a pagare, eventualmente, saremo tutti. I conti non mi tornano.
Poi ci sono delle curiosità, ad esempio la fretta con la quale il provvedimento è stato portato in Consiglio Comunale, cioè immediatamente dopo le elezioni, e questo qualcosa potrebbe volerlo dire. E poi c’è Perugini che non firma il provvedimento in Provincia perché ci sarebbero delle incompatibilità (per forza, è l’assessore all'urbanistica e, contemporaneamente, Presidente della Provincia Stessa) ma in Consiglio Comunale a Montegranaro le incompatibilità non ci sono e vota tranquillo. Boh?

Luca Craia

giovedì 28 gennaio 2016

Retrocessioni: chi ci guadagna?

Sono molto perplesso sul tema delle retrocessioni delle aree edificabili portato in Consiglio Comunale e votato dalla maggioranza, da sola, ma con le opposizioni che non votano ma si dicono d’accordo in linea di principio. Io, fondamentalmente, tanto d’accordo non sarei e vi spiego perché:
1) è stato computato l’ammanco sul gettito fiscale del Comune per quanto riguarda sia la perdita delle imposte che il mancato incasso di eventuali opere di urbanizzazione relative a queste aree?
2) Le aree retrocesse sono sparse sul territorio comunale a macchia di leopardo. Questo comporta un sostanziale snaturamento del piano regolatore generale in quanto, in questo modo, si creano aree verdi non programmate in mezzo alle aree edificabili.
3) Cosa accadrebbe se un confinante dovesse edificare sulla propria area e avesse bisogno di frazione dell’area retrocessa per opere di urbanizzazione? Si è tenuto conto del danno che si fa ai vicini?
4) Il mancato introito delle tasse relative a queste aree non più edificabili dovrà essere in qualche modo compensato. Molto probabilmente la somma che mancherà in bilancio verrà spalmata su quanto gli altri proprietari di immobili dovranno pagare, causando un aumento delle imposte per questi ultimi. Insomma, io che non ho chiesto nulla dovrò pagare per chi ha retrocesso ma mantiene la proprietà di un immobile potenzialmente di valore. Non mi pare equo per niente.
5) D’accordo il consumo di suolo zero, ma in mancanza di un programma per l’incentivazione del recupero del patrimonio immobiliare esistente, ossia le ristrutturazioni dei vecchi immobili, si rischia di far morire anche l’edilizia.
È per questo che le retrocessioni non mi piacciono affatto e sono perplesso sull’atteggiamento di tutte le opposizioni che, invece, in linea di principio si dicono d’accordo.

Luca Craia

lunedì 25 gennaio 2016

Consumo di suolo zero? Senza incentivare le ristrutturazioni?



La forte contraddizione nelle motivazioni che adduce la giunta Mancini a sostegno dell’operazione relativa alle retrocessioni è il discorso del consumo di suolo zero. Condivido in pieno il concetto di evitare di consumare ulteriormente il nostro territorio, già fortemente massacrato nei favolosi anni ’70 e ’80 anche grazie all’assenza di un piano regolatore e allo strapotere degli studi tecnici tutt’ora in vigore.
Ma mi domando: come si può concepire la volontà di non consumare suolo con la totale mancanza di una politica che incentivi il recupero degli immobili esistenti? Come si può pensare di evitare di far costruire nuovi edifici quando non esiste un progetto di recupero del centro storico o degli opifici del centro urbano? Vogliamo bloccare l’edilizia e, conseguentemente, un parte cospicua della nostra economia o stiamo solo raccontando frottole?
Il consumo di suolo lo si arresta quando si incentiva e si rende remunerativo l’investimento sul patrimonio immobiliare esistente. A Montegranaro il patrimonio esistente, in particolare nel centro storico, sta deteriorandosi e perdendo ogni appetibilità economica, e l’amministrazione comunale non ha un progetto, non ha un piano, non investe un centesimo in questa direzione. O non si hanno le idee chiare o c’è malafede. O tutte e due le cose insieme.

Luca Craia