Visualizzazione post con etichetta ristorazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ristorazione. Mostra tutti i post

martedì 19 aprile 2016

Senza ristoranti e alberghi che turismo vuoi fare? Albergo diffuso e incentivi alle attività.



Con la chiusura, speriamo temporanea, del Ristorante Veregra, storico locale montegranarese e ultimo rimasto in centro, si pone un problema piuttosto serio se si vuole davvero promuovere il turismo a Montegranaro: quello della ricettività. Infatti è davvero impensabile proporre seriamente un’offerta turistica se non si dispone di un adeguato apparato ricettivo, che comprenda ristorazione e alloggio. Purtroppo Montegranaro è sempre stata carente sotto questo aspetto e oggi, con la cessazione di attività dell’ultimo locale operante in centro, il problema si manifesta in tutta la sua crudezza.
Il nostro assessore al turismo è anche assessore al centro storico e dovrebbe ben sapere che le due cose, in una realtà problematica come la nostra, sono strettamente connesse. Infatti la creazione di un’economia turistica, cosa su cui mu sto battendo ormai da anni, è fondamentale per il recupero e il rilancio del centro storico in quanto renderebbe la questione del paese antico non più un problema ma una risorsa. Viceversa anche il turismo attingerebbe e trarrebbe linfa vitale non solo dai siti di interesse storico-culturale ma anche dalle stesse strutture abitative che potrebbero divenire strumenti turistici essenziali.
Penso a Santo Stefano di Sessanio, per esempio, luogo in cui la creazione dell’albergo diffuso ha dato l’esempio più fulgido di recupero di un centro storico abbandonato e trasformato in iniziativa remunerativa di alto livello. Ma penso anche ad altre realtà più simili alla nostra come in Toscana o in Umbria, dove l’albergo diffuso ha rappresentato la chiave di volta per la creazione di un’economia turistica rilevante.
Occorre, però, un progetto politico che, al momento, non vedo. Occorre studiare delle forme incentivanti che inducano i privati a investire. Occorre stimolare l’impresa privata perché nascano strutture ricettive nel centro che forniscano servizi al turismo che vogliamo convogliare sul nostro territorio. L’iniziativa privata può partire solo da un’iniziativa pubblica e da un progetto politico che coinvolga operatori e imprenditori. Bisogna fare in modo che i ristoranti aprano e non che chiudano. Bisogna studiare un piano per trasformare il centro storico in un albergo diffuso che possa attrarre il turismo residenziale dalla costa e non solo, e non trasformare il cuore della città in un ghetto per stranieri e pensare di risolvere la questione promuovendo la cessione di ruderi a 1 €.
Non sono interessato a polemizzare ancora una volta col nostro assessore, che dovrebbe avere le competenze adatte per comprendere la mia proposta e farla sua. Vorrei invece stimolarlo a scuotersi dal torpore in cui si è adagiato in questi due primi anni di assessorato e fare in modo che, finalmente, cominci a pensare a un progetto concreto e realizzabile. Purtroppo i fatti stanno dimostrando che non c’è tempo da perdere. L’economia porta gli operatori a chiudere le loro attività e il centro storico, senza interventi, degrada sempre più velocemente. Quindi, caro Beverati, sveglia e diamoci da fare. È ora.

Luca Craia

martedì 16 dicembre 2014

A ognuno il suo mestiere nel rispetto della legalità (e delle giuste finalità)



Nel volantino di Natale in Strada, il “Veregra Street invernale” studiato e voluto dal direttore artistico nonché deus ex machina Giuseppe Nuciari per sperimentare il già riuscitissimo evento estivo in climi non proprio abituali, leggo una frase che mi auguravo di leggere da tempo: “menù convenzionati con ristoranti”. Me lo auguravo perché ritengo che questa sia la giusta via da seguire.
È logico che occasioni come questa siano opportunità importanti per l’autofinanziamento del mondo associativo e del volontariato al quale, fino ad oggi, è stata data pressoché carta bianca in fatto di gastronomia nella festa, ma credo sia giusto fare alcune considerazioni sganciandosi da qualsiasi pregiudiziale. È giusto che la mole economica (che è notevole) mossa dal cibo non venga incamerata dagli operatori professionisti del settore? Io credo di no e per due motivi.
Il primo motivo è morale ed economica: ci sono operatori che svolgono un’attività imprenditoriale che va rispettata. Costoro pagano affitti, investono sulle attrezzature, fanno ricerca di materiali di qualità e, soprattutto, pagano le tasse. Credo che questo impegno che gli imprenditori del settore profondono per tutto un anno non debba subire sospensioni nei periodi in cui il paese festeggia subendo la concorrenza di altri soggetti che non sono economici. Anzi, ne dovrebbero avere giovamento. E qui arriviamo al secondo motivo.
Se vogliamo davvero ridare vitalità e forza al centro della città, così come si dichiara da tutte le parti, lo dobbiamo fare incentivando l’investimento. Mi pare contradditorio che, in un momento in cui chi questo investimento lo ha fatto ha l’opportunità di raccoglierne maggiormente i frutti grazie al flusso notevole di persone che eventi come questo generano, debba subire la concorrenza di operatori che non hanno investito, non creano economia e non pagano tasse che, di riflesso, ricadono beneficamente sul territorio stesso.
Credo che sia giusto e opportuno, anche politicamente parlando, che i ristoratori e gli operatori della gastronomia in genere vengano tutelati, incentivati e portati a investire maggiormente sfruttando proprio occasioni come questa. Le associazioni hanno certamente un ritorno e questo ritorno altrettanto certamente è a beneficio del paese ma ritengo sia estremamente più importante fare in modo che le attività commerciali godano dell’economia derivante da queste iniziative. In sostanza le associazioni siano libere di organizzare cene sociali e simili ma non si sostituiscano in alcun modo agli operatori che legalmente si occupano dello stesso ramo perché, altrimenti si creerebbe una concorrenza sleale e disincentivante che sarebbe estremamente dannosa e andrebbe in direzione totalmente opposta a quella dichiarata di rivitalizzare il centro.
Mi pare buona, quindi, l’intenzione che leggo dal volantino di lasciare la ristorazione propriamente intesa ai professionisti mentre le associazioni vadano ad occuparsi di promozione enogastronomica, degustazioni e affini anche e soprattutto creando la giusta sinergia con gli operatori stessi. In questo modo entrambi potranno avere un ritorno economico da queste iniziative e si lavorerebbe insieme per favorire la rinascita del centro.

Luca Craia