Leggo e rimango piuttosto
perplesso riguardo le ultime strategie messe in atto dall’Amministrazione
Mancini e dall’assessore al centro storico Beverati per risolvere l’annoso
problema del degrado del paese vecchio. Rimango perplesso perché mi danno la nettissima
sensazione che non esista un progetto preciso ma che vengano messe in atto
iniziative estemporanee e fondamentalmente inefficaci soltanto allo scopo di
fornirsi un alibi e dire “noi ci abbiamo provato”.
L’idea delle agevolazioni a chi
intenda ristrutturare e abitare case del centro storico è molto evidentemente
un palliativo. Tutti sappiamo quanto costi una ristrutturazione di un vecchio
stabile: molto di più rispetto a immobili recenti. Aggiungiamo lo scarsissimo
valore di mercato che gli stessi hanno unito alla condizione di degrado
dell’intero quartiere ed ecco che diventa legittimo chiedersi chi possa essere
tanto pazzo da investire in un contesto simile solo perché il Comune fornisce
agevolazioni monetizzabili in pochi spiccioli.
Stesso ragionamento vale per
l’iniziativa legata al commercio. Incentivare l’apertura di un’attività
imprenditoriale nel centro storico, oltretutto con cifre talmente irrisorie da
sembrare ridicole, senza trovare soluzioni per il degrado, la sporcizia, il
progressivo spopolamento è inconcepibile. La contingenza economica generale già
di per sé sconsiglia l’apertura di nuove attività a meno che le stesse non
siano ubicate in posizioni altamente strategiche. L’avviamento di qualsivoglia
attività economica in un contesto come quello del centro storico di
Montegranaro, nella sua condizione attuale, sembra essere un suicidio
imprenditoriale e null’altro.
Infine l’acquisizione a costo
zero di un vecchio opificio sito nel centro (non so quale, mi limito a
considerare il concetto in astratto) per trasformarlo in un fantomatico centro
sociale pare un’assurdità. Il Municipio versa in condizioni disastrose, il
teatro Novelli potrebbe andare perduto da un momento all’altro, ci sono stabili
cadenti e pericolosi che fanno collassare il valore di mercato di qualsiasi
altro edificio e sconsigliano qualsiasi investimento nel quartiere e il Comune
pensa di poter spendere soldi per la creazione di un centro sociale. Delle due
l’una: o non si ha la minima cognizione del problema o si vuole gettare fumo
negli occhi.
Intendiamoci: le iniziative di
cui sopra sarebbero valutabili più che positivamente se inserite in un contesto
di interventi più ampio e articolato del quale questi possano essere aspetti da
curare in seconda battuta. Ci sono priorità improcrastinabili, come gli edifici
cadenti, le abitazioni abbandonate e destinate anch’esse a diventare un
problema, lo stato di incuria generale, l’esigenza di un controllo sociale più
efficace. Una volta avviato un processo di “normalizzazione” del quartiere,
allora si può pensare a incentivare gli investimenti.
Eppure Beverati un progetto ce
l’aveva e non era affatto male. Era un buon piano di rilancio, quello che
presentò soltanto sei anni fa quando era candidato sindaco. E durante l’ultima
campagna elettorale lo ha più volte ritirato fuori come linea guida delle sue
intenzioni per il centro, pur dovendolo ridimensionare per questioni
economiche. Che fine ha fatto quel progetto? Che fine ha fatto quella visione
di insieme che sembrava avere e che è imprescindibile per risolvere il problema
dei problemi di Montegranaro? Torno a ribadire che una città che lascia morire
il proprio centro storico, quindi la propria memoria e il proprio cuore, è una
città destinata a morire. Queste iniziative assomigliano a una cura palliativa
per un malato terminale della cui sopravvivenza, ormai, si è abbandonata ogni
speranza.
Luca Craia