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mercoledì 21 dicembre 2016

L’appello di Melchiorri risvegli le coscienze dei politici


Il Sindaco di Montegranaro, Ediana Mancini, in uno dei suoi viaggi a Roma

È preciso e circostanziato, Giampietro Melchiorri, Presidente di Confindustria Fermo, nel fare il quadro generale del comparto calzaturiero e della sua attuale situazione. È una situazione grave, e deve molte delle sue difficoltà non solo al momento contingente di crisi internazionale, profonda e prolungata, ma a scelte politiche inspiegabili da parte del Governo centrale unite all’inesistenza della politica locale che mai si è fatta carico di questi problemi.
Lo stallo diplomatico con la Russia, che vede delle sanzioni immotivate e inspiegabili applicate a uno dei partner commerciali italiani più forti e, per quanto riguarda le calzature, al principale cliente estero, ha fatto crollare le esportazioni verso il colosso dell’est. Sono sanzioni dettate dall’alto dall’alleato americano che poco hanno a che vedere con gli interessi italiani ma che, soprattutto, non sono motivabili con alcuna ragione politica, sia essa italiana che internazionale.
Alla cecità del governo centrale non si è mai contrapposta la politica locale, che pure conosce o dovrebbe conoscere il proprio territorio e la sua economia e dovrebbe ben sapere quali e quanti danni questa posizione stia producendo nel distretto calzaturiero che è uno dei principali della Regione Marche. Così non abbiamo registrato alcuna azione da parte del Governo regionale, né tantomeno, da quello provinciale che, oramai, ha ridotte al lumicino le sue prerogative. Per quanto riguarda il Comune stendiamo un velo pietoso: nei diversi viaggi compiuti a Roma dal nostro Sindaco, tutti ovviamente a spese della collettività, mai abbiamo avuto notizia di incontri con rappresentanti del Governo per poter illustrare le problematiche del nostro comparto industriale.
Del resto sono poche le cose che un Comune può fare, ma almeno quelle poche, le faccia.

Luca Craia

giovedì 6 ottobre 2016

Calzature: male la Russia. E la politica tace



A leggere quello che riporta il Corriere Adriatico oggi c’è davvero da essere preoccupati. Eugenio Scheggia parla senza mezzi termini del fallimento dell’Obuv, la fiera moscovita che è sempre stata, almeno negli ultimi trent’anni, uno dei punti di partenza per la produzione calzaturiera del distretto fermano. Il mercato russo è in crisi da tempo, lo sappiamo, ma ci si aspettava qualcosa di più, anche per i segnali di ripresa che, a livello mondiale, sembrano timidamente affacciarsi.
Eugenio e Mario Scheggia
Mal la Russia ha problemi gravi a cui far fronte, dalla crisi economica interna ai conflitti esteri, passando per le questioni climatiche che lo stesso Scheggia indica nella sua intervista. In tutto questo non c’è spazio di intervento per le istituzioni italiane. Ma c’è un altro fattore che influenza e, probabilmente, non poco, lo scambio commerciale tra Italia e Russia, scambio in cui la calzatura riveste un ruolo fondamentale: le sanzioni internazionali.
Queste sanzione, oltretutto ingiuste e immotivate, alle quali l’Italia aderisce per puro servilismo nei confronti della NATO e degli USA, stanno chiudendo l’ultimo spiraglio commerciale col Paese che, fino a poco tempo fa, era il maggior acquirente di scarpe marchigiane e montegranaresi al mondo. È singolare come gli amministratori del nostro territorio, che per la maggior parte appartengono e riflettono lo schieramento di Governo Nazionale, non muovano una paglia per questo problema.
Il governo regionale delle Marche e la maggior parte dei comuni calzaturieri sono retti dal PD. Come mai non si fanno carico dei problemi dei nostri imprenditori e creano pressione verso il Governo Renzi? Ricordo la gita del nostro Sindaco a Roma per visitare il Senato e inaugurare la “Sala delle donne”, ma non ricordo che il primo cittadino abbia relazionato alcun incontro con figure istituzionali per rappresentare le problematiche legate al mercato calzaturiero di cui il nostro paese vive. Se le istituzioni locali non aiutano in questo modo l’imprenditoria che dà ricchezza al territorio, come intendono sostenerla? A chiacchiere e basta?

Luca Craia

martedì 6 ottobre 2015

Siria polveriera, nel silenzio dei media



Si parla davvero poco della situazione in Siria. I telegiornali mettono la notizia dopo quelle di regime che leccano i piedi a Renzi e dopo quelle sul Papa. I giornali cartacei non fanno molto meglio. Anche sui social sembra che la questione interessi poco i tanti commentatori ed esperti di politica. Eppure si sta delineando un contesto estremamente complesso e, direi, potenzialmente molto pericoloso. La Russia ha già iniziato a mettere in atto la sua strategia, rispondendo ufficialmente alla richiesta di aiuto di Assad ma approfittando per mettere per prima in atto un’azione politica e militare nell’area, il che potrebbe portare a una posizione di vantaggio. Anche la Francia a tentato di giocare la carta dell’intervento anticipato rispetto alla Nato ma, sicuramente, rientrerà nei ranghi non appena il colosso americano deciderà il da farsi, almeno in via ufficiale. E poi c’è la Nato che arriverà senz’altro alla decisione di intervenire per non rimanere indietro, costretta, sostanzialmente, dalle decisioni interventistiche della altre due parti.
Ovviamente tutto questo movimento politico e militare ha dei motivi che non risiedono certo nell’interesse per Assad o per questo e quella causa. Ricordiamo che la Siria, al contrario di tanti altri Stati mondiali in guerra o sotto l’assalto degli integralisti islamici, possiede ingenti giacimenti petroliferi, il che la fa diventare di grande interesse per le potenze mondiali. Ed è proprio questo interesse a essere pericoloso perché l’intervento militare non coordinato (e non potrebbe mai esserlo, nell’impossibilità di concordare un’azione che veda o Russia o Usa sottoposta al controllo dell’altra) espone le parti in lizza e non solo al rischio di incidenti militari e diplomatici.
Gli interessi in gioco in Siria sono molteplici, vanno dal petrolio al controllo di una vasta area in mezzo alla polveriera mediorientale, passando per la possibilità turca di far fuori la questione curda. I rischi che la situazione degeneri sono reali e forti. Per quanto non sia nell’interesse di nessuno esasperare le posizione, è comunque difficile evitare reazioni in caso di incidenti o provocazioni, volontarie o involontarie. In tutto questo possiamo inserire il terrorismo islamico organizzato, perfettamente in grado di lavorare anche di intelligence e studiare azioni di disturbo al fine di creare incidenti. Una situazione delicatissima di cui l’informazione ufficiale non si occupa. Chissà perché.

Luca Craia