Ve lo
confesso: scrivo con rabbia in questo momento. La controllo, ma ve lo dico per
onestà. Sono arrabbiato perché ho appena visto le foto che ha pubblicato la mia
amica Silvia di Ussita. Sono foto che parlano da sole (le potete vedere anche
qui), e che fanno vedere in che condizioni si deve operare in quelle zone senza
poi nemmeno poter tornare al caldo, a rifocillarsi, rinfrancarsi. Strade piene
di neve, ghiaccio ovunque.
Silvia è un’allevatrice.
Ha scelto di rimanere a Ussita dove sta la sua azienda, un’azienda di pregio perché
alleva la pecora locale che rischia di scomparire. La sua è stata una scelta
autonoma, perché lì c’è il suo futuro, la sua vita, ma anche perché lì c’è la
sua casa, la sua terra e nessuno è felice di abbandonare la propria casa.
Silvia ha scelto di non andare sulla costa con gli altri come voleva lo Stato,
la Regione Marche. Silvia ha creduto a chi le diceva “non vi lasceremo soli”.
Silvia a sbagliato a credere loro, ma sono convinto che avrebbe comunque fatto
la stessa scelta, quella di rimanere.
Oggi la
propaganda di regime, perché di quello si tratta, vorrebbe far passare questa
gente che è rimasta nelle città ferite, abbattute dal terremoto come dei pazzi,
come gente che non sa quello che vuole. Si vorrebbe che passasse il messaggio
che i terremotati sono al caldo e al sicuro in strutture confortevoli. Si
vorrebbe che l’opinione pubblica dimenticasse quei “pazzi” che sono rimasti
sulle montagne. Vorrebbe dimenticarsene anche la politica. Quei pazzi
costituiscono un problema e la politica non ama i problemi.
Ma quei
pazzi sono rimasti per mantenere viva quella terra che, altrimenti, morirebbe
nell’indifferenza generale, tra una politica incapace quando non criminale e un’informazione
pilotata a dovere. Non ci fossero quei pazzi, tra qualche mese Ussita, Visso,
Castelsantangelo, Pieve Torina e tutte le altre piccole realtà colpite dal
terremoto sparirebbero dalle nostre menti per tornarci solo nei ricordi di chi
ha amato quei posti. Ma ci sono quei pazzi a lottare perché questo non accada.
E io domando
a voi, a voi che seguite ciecamente quello che vi dice il telegiornale, che
obbedite ciecamente alle direttive del vostro partito, a voi che
quotidianamente offendete la dignità di queste persone, ne sminuite lo sforzo e
l’impegno, insultate il loro tentativo di mantenere accesa una luce sul problema,
io vi domando come fate a non vergognarvi, come fate a non provare ribrezzo per
voi stessi. C’è un’Italia che vuole sopravvivere nonostante voi. Io, per il
poco che posso, la aiuterò.
Luca
Craia