Pubblico questa amara e giustamente rabbiosa
riflessione di Silvia Sorana (che ringrazio per avermelo concesso), donna dei
Sibillini che interpreta secondo me in maniera estremamente empatica un
sentimento largamente diffuso nelle popolazioni colpite dal terremoto. Buona
lettura.
Abbiamo
aspettato il risultato del referendum. Abbiamo aspettato il Natale. Abbiamo
aspettato il Capodanno. Abbiamo aspettato l'Epifania. Ora vogliamo delle
risposte. Ma non le vogliamo dai nostri Sindaci, che si adoperano come possono
per sopperire al meglio alle esigenze della popolazione.
Le risposte le
vogliamo da chi dovrà immaginare la riconversione di un intero territorio. Che
ci dovrà spiegare quali sono le strategie previste dal Governo per garantire un
reddito alle famiglie che ora sono sfollate sulla costa. E di certo la risposta
che ci rassicura non è rappresentata dal "villaggio" temporaneo delle
casette di legno. Perché solo se ingenui o in mala fede possono raccontarci che
una volta trovata la soluzione abitativa il problema della sostenibilità
economica si risolverà. Che se verranno riaperte delle attività commerciali
nelle casette anche l'economia della montagna sarà salva.
L'economia dei
nostri territori è una economia che si basa sul turismo e sui servizi che al
turismo sono collegati. Ora che un'intera area non c'è più con la sua bellezza
e la sua forza di attrazione, di che cosa vivrà la montagna marchigiana?
Se la regione
Umbria sta fornendo tutto il sostegno possibile ad una cittadina come Norcia,
lo stesso non sta avvenendo per il territorio montano marchigiano. Da sempre la
montagna non è stata considerata area strategica per le politiche di sviluppo
regionale e fino a questo momento eravamo sopravvissuti grazie alla nostra
forza e al nostro spirito di iniziativa.
Ma ora non è
più possibile fare da soli e fra un po' non avremo nemmeno più la forza di
gridare le nostre necessità, il nostro bisogno di sostegno da parte dello
Stato. E cadremo nel dimenticatoio, nella frustrazione come a tanti altri è
successo prima di noi. E saremo sempre più distanti, gli uni dagli altri. Non
saremo né più fortunati, ma nemmeno più sprovveduti. E ancora per un po'
dovrete trovare delle risposte da darci.
Siamo gente
colta e consapevole dei nostri diritti. E i diritti non si elemosinano. Si
esigono! E l'ora delle risposte univoche e chiare è giunta!
Silvia Sorana