Si parla davvero poco della situazione in Siria. I telegiornali
mettono la notizia dopo quelle di regime che leccano i piedi a Renzi e dopo
quelle sul Papa. I giornali cartacei non fanno molto meglio. Anche sui social
sembra che la questione interessi poco i tanti commentatori ed esperti di
politica. Eppure si sta delineando un contesto estremamente complesso e, direi,
potenzialmente molto pericoloso. La Russia ha già iniziato a mettere in atto la
sua strategia, rispondendo ufficialmente alla richiesta di aiuto di Assad ma
approfittando per mettere per prima in atto un’azione politica e militare nell’area,
il che potrebbe portare a una posizione di vantaggio. Anche la Francia a
tentato di giocare la carta dell’intervento anticipato rispetto alla Nato ma,
sicuramente, rientrerà nei ranghi non appena il colosso americano deciderà il
da farsi, almeno in via ufficiale. E poi c’è la Nato che arriverà senz’altro
alla decisione di intervenire per non rimanere indietro, costretta,
sostanzialmente, dalle decisioni interventistiche della altre due parti.
Ovviamente tutto questo movimento politico e militare ha dei motivi
che non risiedono certo nell’interesse per Assad o per questo e quella causa.
Ricordiamo che la Siria, al contrario di tanti altri Stati mondiali in guerra o
sotto l’assalto degli integralisti islamici, possiede ingenti giacimenti
petroliferi, il che la fa diventare di grande interesse per le potenze
mondiali. Ed è proprio questo interesse a essere pericoloso perché l’intervento
militare non coordinato (e non potrebbe mai esserlo, nell’impossibilità di
concordare un’azione che veda o Russia o Usa sottoposta al controllo dell’altra)
espone le parti in lizza e non solo al rischio di incidenti militari e
diplomatici.
Gli interessi in gioco in Siria sono molteplici, vanno dal petrolio al
controllo di una vasta area in mezzo alla polveriera mediorientale, passando
per la possibilità turca di far fuori la questione curda. I rischi che la
situazione degeneri sono reali e forti. Per quanto non sia nell’interesse di
nessuno esasperare le posizione, è comunque difficile evitare reazioni in caso
di incidenti o provocazioni, volontarie o involontarie. In tutto questo possiamo
inserire il terrorismo islamico organizzato, perfettamente in grado di lavorare
anche di intelligence e studiare azioni di disturbo al fine di creare
incidenti. Una situazione delicatissima di cui l’informazione ufficiale non si
occupa. Chissà perché.
Luca Craia