Sono in molti ad aver notato lo stridore tra le lacrime e i lamenti
per le misere condizioni delle casse comunali e i soldi che si spendono per
cose sostanzialmente non indispensabili, tra i tagli e i sacrifici che si
richiedono ai cittadini e gli investimenti non urgenti. Così, alla notizia
ancora ufficiosa (ma giunta da fonte più che attendibile) che saranno tagliate le ore di sostegno agli
studenti disabili, un moto di mal di stomaco mi pare comprensibile.
Infatti pare proprio che questo avverrà con il prossimo anno
scolastico. Sembra che i costi da sostenere per il sostegno ai ragazzi con
difficoltà siano inspiegabilmente lievitati (attendiamo di leggere delibere e
atti ufficiali ma si vocifera di un quasi raddoppio) che costringeranno il Comune
ad un drastico taglio delle prestazioni. Questo è quanto mi riferisce,
arrabbiato e sconsolato, il genitore di un bambino con tipo di problemi seri di apprendimento, che ne
è stato informato in via ufficiosa ma, dicevamo, attendibile. Se così fosse ci
sarebbe da riflettere, e molto.
Ci sarebbe da riflettere sulle modalità
con cui si portano avanti le trattative sui costi, ammesso che trattative
ci siano state; sulla facilità con cui si accettano aumenti drastici che
andranno a gravare sulle tasche del cittadino e sulla qualità del servizio. Ma
c’è anche da riflettere sulle priorità
delle scelte politiche. Quando si apprende che il Comune spende 35.000 per l’acquisto di un nuovo scuolabus e poi
si sente che non ci sono soldi per
aiutare i ragazzi in difficoltà, credo sia legittimo pensare che si è comprato qualcosa che non ci si poteva
permettere, che la priorità dovrebbero essere i ragazzini e, se ci avanzano
soldi, compriamo l’autobus. Altrimenti ripariamo il vecchio. Quando vediamo che
si spendono soldi per iniziative sterili,
che non portano nulla alla collettività (turismo fantasma, feste fantasma,
mercatini fantasma) e poi si tagliano
servizi essenziali, penso sia legittimo ritenere che non ci siano priorità
o che quelle che ci sono non concordino con le reali esigenze della
cittadinanza. E fortuna che governa la
sinistra.
Luca Craia