Spulciando tra i miei
cassetti virtuali ho ritrovato questo delizioso racconto del mio amico Roberto
Casadei che ebbi il piacere e l'onore di pubblicare sul blog nel 2010. Mi fa piacere ripubblicarlo e spero
che faccia piacere a voi di rileggerlo o leggerlo per la prima volta.
Luca Craia
Inizio dicembre: Lucia era li sul trono della sua scarana da
cassiera della libroteca Feltrinori & Mondanelli in centro, ci lavorava da
tempi immemori, si narra addirittura che quando iniziò nelle librerie si vendevano
solo libri e se alle libraie (più tardi declassate ad addette alla vendita nel
settore media e comunicazione) chiedevi un consiglio ti guardavano attraverso
gli occhi come farmaciste dell’anima e non si limitavano a mandarti negli
scaffali delle megahit dove pontificavano Giornalecchini Butterati,
Radiofilosofi Ruffiani, Mocciosi Diabetofacenti e Maghetti Occhialusfigati.
All’inizio la rivendita di sogni di carta era molto diversa: un
dedalo diviso in tre stanze odoroso di quel petroleoso afrore che hanno le
copertine appena stampate, gremito all’inverosimile in ogni anfratto di volumi,
i libri non erano suddivisi in categorie.Toccava che prendevi sta scaletta
rachitica e traballevole in legno con i bulloni slenti che facevan Crikognako e
ti arrampicavi in cima agli scaffali sfidando la sorte e la gravità: quando
arrivato in cima sentivi un rumore sinistro al piolo e la scala cominciava a
svirgoleggiare ti aggrappavi al primo volume che capitava per controbilanciare
lo sbangilamento, riottenuto un qual’equilibrio estraevi il volume che ti aveva
salvato da morte certa e per riconoscenza lo acquistavi; non eri tu a scegliere
i libri, eran loro a scegliere te: si narra di seriosi laurendi brufolosi
entrati per comprare “la critica della ragion pura” ed usciti entusiasti ed
affamabondi con “la scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”; altre volte
svampite squinziette senza sugo alcuno, entravano per comprare “I love
shopping” e se ne uscivano piangenti e inaspettatamente felici, folgorate da
una copia della “lettera sulla felicità”.
Insomma la Lucia, che era passata dai banchi del classico a
quell’antro grondante acari e conoscenza, quando la vecchia proprietaria
cedette alla multinazionale della sapienza in scatola, ci rimase un bel po
male…
I nuovi proprietari imposero un nuovo look ai locali e la
quantità di libri fu decimata, da implacabili censori, per far posto a ciddì,
giochi per Steyplescion e bilini in plastica vari. Furono assunte nuove
commesse, bellegnocche con l’occhialino intellettualfacente con l’unico difetto
(notato da pochi, sia mai…) di incristarsi sui congiuntivi e lasciare a spasso
predicati e complementi.
Lucia non voleva mettersi la divisa d’ordinanza, perchè il
pantalone era a vita sottoterra e lei stranamente si vergognava a mettere in
bellavista il cudirozzo (e allora teneva sotto sti collantoni, e quando si
chinava per prendere l’ulltimo capolavoro di Falio Fabetti,si vedeva st’ammasso
di Lycra e in sottofondo sta mutandazza candida non proprio gnoccatoria),
inoltre la camisetta “doveva” essere tenuta coi bottoni sopra aperti, e per la
Lucia era un bel problema: è una garadura cercare di spiegare la differenza tra
Moccia e Emily Bronte a giovinastri persi con lo sguardo in quell’abbondame
quintico anteriore sballonzevole, così ottenne in via straordinaria e per
evitare problemi di ordine pubblico di tener serrata la camicia; inoltre sta
camisa sotto era stretta e la Lucia si vergognava alquanto delle pieghe
barocche che prendevan le sue cicce…
Spiegata così può sembrare che Lucia sia una burdigotta senza
speranza; ma sta squinzietta guarnita ha il suo perchè: saran sti riccioloni
truciolosi che le incorniciano il facciotto candidoso; saran sti occhioni
zurrissimi grandi da mucca che non san dire bugie; sarà sto sorriso che riesce a
sovrastare ogni grigiume: insomma, il suo bel arsenale ce l’ha tutto.
“Non trovo Preghiera per un’amico di Irving, sai dirmi se ne
avete una copia?” dissero un paio di maschiali occhi neri che la stavano
guardando diritta nell’anima e non nell’airbagame anteriore.”
Aspetta, ci guardo, penso proprio che sia finito!” rispose la
Lucia, incuriosita dal fatto che un ragazzolo sui trenta stesse chiedendo un
libro (un Signor Libro tra l’altro…) invece dell’ultimo gioco per la Uì.
“SIA?????” pensò il Teodoro (il proprietario degli occhi neri in
questione)” un CONGIUNTIVO? Pensavo fossero estinti dopo la depenalizzazione
dell’indicativo…”