Caro Giacomo Beverati,
avendo io sollevato la questione
della cartellonistica a cui leggo oggi sul Corriere Adriatico la solita sguaiata
risposta (alla quale dovrei essere ormai abituato essendo questo, a quanto
pare, lo stile di questa amministrazione) vorrei precisare alcune cose circa le
tue affermazioni:
1)
nessuno ha mai dato la colpa a questa amministrazione
del fatto che i cartelli siano sbagliati. Ho solo affermato che sono sbagliati.
Invece di mettersi immediatamente sulla difensiva (cosa che denuncia un certo
nervosismo, a che dovuto possiamo solo immaginarlo) basterebbe prenderne atto e
provvedere. Lo segnalo da anni, lo avevo già segnalato all’amministrazione
Gismondi ma i cartelli sono ancora lì e, viste le tue risposte, immagino che ci
resteranno a lungo.
2)
Datazione della Cripta di Sant’Ugo: il Chronicon
Farfense parla in maniera molto chiara di tre chiese in Montegranaro, una delle
quali era SS.Filippo è Giacomo, l’attuale Sant’Ugo. Il documento farfense
risale all’anno 829, parecchio antecedente alla data indicata da te. Del resto
se il Beato Ugo, morto nel 1270, avesse davvero risieduto a Montegranaro
immediatamente prima della sua morte, secondo la tua ricostruzione, avrebbe
forse fatto il muratore proprio per edificare la chiesa a lui in seguito
dedicata. Ora et labora. Ma, dato che Ugo risedette (secondo le fonti, per
quanto poco attendibili) nel monastero silvestrino di Montegranaro, è pensabile
che la chiesa ci fosse già almeno, appunto, dall’829. Da qui è evidente che la
scritta XIII secolo del cartello è errata. Invece di arrabbiarti cambia il
cartello, fai più bella figura.
3)
Non so a quale pieve del SS.Salvatore tu ti riferisca. Quella
a cui mi riferisco io non è più officiata semplicemente perché è murata (almeno
la parte che abbiamo rinvenuto noi). Certamente il resto della chiesa è
riferibile all’attuale teatrino della pievania nel quale non si può officiare perché
non è una chiesa. Certamente, però, non è uno dei monumenti più insigni della
città a meno che tu non abbia una strana misura del valore dei monumenti. La Pieve (la porzione, per la
precisione) a cui ci riferiamo è accessibile tramite uno stretto cunicolo e
penso che quando ci siamo entrati noi siamo stati i primi da secoli. Attendo
smentite. Da quello che leggo, però, mi pare evidente che tu non sai di cosa
stiamo parlando. Ti suggerirei di documentarti prima di inalberarti.
Vedi Giacomo, il problema è
sempre quello: non siete capaci (uso il plurale perché mi pare che sia vizio
comune nella vostra amministrazione) di prendere con la dovuta eleganza le
critiche. Io, caro Architetto, non sono affatto un “illustre esperto” come dici sarcasticamente tu (anche se
mi avvalgo di due archeologi, un restauratore, un geologo e un ingegnere che sono attivi nella mia associazione) ma solo un appassionato che si
dedica a queste cose da anni, talvolta sbagliando, talvolta prendendoci. Essendo
tu in possesso dei miei numeri personali, come hai fatto più e più volte
avresti potuto anche in questo caso chiamarmi e chiarire, evitandoti questa
brutta figura.
Quando vuoi visitare la Pieve dimmelo, ti accompagno
volentieri. Ma sii cortese, non ridicolizzare il lavoro fatto seriamente da
tuoi concittadini, alcuni anche tuoi elettori, solo per una comparsata sul
giornale o per una ripicca infantile. Non è da politici navigati con esperienze
quasi trentennali come sei tu.
Con affetto