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mercoledì 6 luglio 2016

Invece del lutto nazionale, festeggiamo il Ramadan a spese nostre



Ci si sarebbe potuto aspettare un giorno di lutto nazionale per le vittime della strage di Dacca, ci si sarebbe potuto aspettare il funerale di Stato e, invece, mentre ancora tutti gli Italiani sono molto più sconvolti per l’uscita della squadra di calcio dagli Europei che per i nostri connazionali massacrati dall’odio razziale e di religione, il Governo tentenna e non decide.
A livello locale non siamo da meno, anzi, stavolta superiamo Renzi & Co. in inopportunità (volevo usare un altro termine ma vorrei evitare le solite minacce di querela). Oggi, mentre al Gemelli si sta procedendo con le autopsie sui corpi delle povere vittime, a Montegranaro il Comune concede alla Comunità Islamica la palestra della scuola di San Liborio per festeggiare la fine del Ramadan.
È come se voi aveste il morto in casa e il vostro vicino facesse un party. È una gravissima mancanza di rispetto, anche perché la Comunità Islamica, sempre molto pronta a fare comunicati e a dimostrare la sua benevolenza verso gli Italiani (bontà loro), nel caso della strage bengalese non ha detto una parola, non ha fatto un gesto, non ha trasmesso né dispiacere né solidarietà verso il popolo che la ospita.
E il Comune di Montegranaro, ancora una volta, dimostra distanza dalla realtà, scarsissima sensibilità, rispetto zero per i cittadini italiani che amministra.
C’è l’ambulanza, guidata da volontari italiani con dentro volontari italiani pronti a soccorrere i festeggianti. Ci sono centinaia di persone festose che celebrano la fine della loro festa annuale, ridendo, mangiando, facendo musica. Intanto a Roma nove Italiani sono stesi su un tavolo di marmo a fare l’autopsia perché ammazzati barbaramente da gente che, non fosse stata uccisa dalle forze dell’ordine, oggi starebbe festeggiando la fine del Ramadan.
Un'ultima considerazione sull'agibilità e la legalità della cosa: ci saranno un migliaio di persone dentro una struttura che non credo sia omologata per contenerle. Chi si prende la responsabilità? Un Sindaco che non se l'è presa nemmeno per i play off della Poderosa?
Posso dire che, quantomeno, tutto questo è inopportuno? Posso dire che è stupido? Posso dire che è segno di insensibilità se non di cattiveria? E ora datemi del razzista.

Luca Craia

martedì 29 marzo 2016

Ma non eravamo noi i cattivi?



Devo dire la verità: a furia di sentire e leggere disquisizioni, elucubrazioni e ragionamenti di belle teste pensanti ho cominciato a sentire anche io dei sensi di colpa. Stavano quasi per convincermi che la colpa del terrorismo di matrice islamica fosse mia in quanto occidentale. Cominciavo davvero a credere che, siccome gli Americani hanno cercato di esportare la democrazia (vabbè, diciamo così tanto per dire, quando sappiamo che hanno esportato ben altro) con la forza, alla fine era pure giusto che questi soggetti venissero in Europa (ma in molti casi c’erano già in Europa, ben nutriti, istruiti e godenti dei miei stessi diritti) a fare strage di Europei. Alla fine mi ero quasi convinto che era per giusta causa che questi esagitati (ma santi), questi folli (ma eroici), questi maledetti figli di buona donna (ma giustificabili) venissero sotto casa mia ad ammazzare donne e bambini. E già, il cattivo sono io perché sono occidentale e, siccome gli USA sono occidentali pure loro, per osmosi mi passano la colpa e giustificano l’atto di fare stragi quasi come fosse cosa eroica. Anzi, togliamo il quasi.
Poi apprendo di continue stragi anche in oriente, l’ultima ieri. Stragi di donne e bambini che nulla hanno a che fare con gli Americani e con gli Europei. Allora mi chiedo: e questi? Che colpa hanno? Che torto gli si attribuisce? È colpa mia pure di quanto è successo ieri in Afghanistan? Si parla di una novantina di morti ammazzati in un parco dove le famiglie facevano festa. Cos’erano quei morti? Esportatori di democrazia o, magari, importatori? Cos’erano? Complici degli Americani. E i morti in Iraq? In Africa? Tutte le vittime non occidentali del terrorismo islamista, che colpe hanno? E noi? Che colpe abbiamo noi in questi casi?
Non sarà, invece, che siamo di fronte a uno scontro tra civiltà e culture, dove le posizioni più radicali e oltranziste non si fanno scrupolo di eliminare fisicamente ogni ostacolo alla realizzazione dei loro obiettivi? Perché anche da noi ci sono posizioni radicali e oltranziste, ma non mi pare che sia consueto ammazzare gli avversari a grappoli. Non sarà che siamo di fronte a una cultura che, anche se nella maggioranza appartiene a gente quieta, ha in sé il germe della violenza? Perché anche nella nostra cultura c’è violenza, ma non vedo possibile che migliaia di persone abbraccino il fucile o si imbottiscano di esplosivo per affermare la propria visione del mondo.
Colpa degli Americani? Forse, forse hanno scatenato e fatto uscire quel germe di violenza che era insito nella cultura musulmana. Ma quel germe c’era, non ce l’hanno messo gli Americani. Perché un matto che si fa saltare in aria facendo una strage può capitare anche in Europa, ma parliamo di un matto, non di una organizzazione internazionale che riesce a fregare i servizi segreti e pianificare attacchi in maniera scientifica in mezzo mondo. Nella mia cultura queste cose non sono concepite, contemplate. Per cui grazie tante, ma i sensi di colpa non li voglio più.

Luca Craia

lunedì 16 novembre 2015

L’Italia dei derby su tutto è indifesa.



In Italia c’è sempre il derby. È sempre Roma-Lazio o Milan-Inter, per qualsiasi cosa. Non siamo mai, e ripeto mai, capaci di analizzare un problema con la dovuto lucidità, discernendo e selezionando cause ed effetti, conseguenze e soluzioni. Certo, è quello che fa l’uomo medio al bar, per strada, dal fruttivendolo. Ma quando questo meccanismo appartiene anche all’informazione e al governo allora siamo proprio fregati.
Quello che è accaduto a Parigi è spaventosamente grave. Soprattutto perché ha evidenziato come siamo incapaci di difenderci. Soprattutto perché questa nostra incapacità non è data dalla mancanza di mezzi adeguati o dalla particolare forza di chi ci attacca, ma è dato dalla nostra idiozia di fondo, quella di ridurre sempre tutto a bianco o nero, a destra e sinistra, a Milan e Inter.
Invece in mezzo al bianco e il nero ci sono un sacco di sfumature e, se vogliamo evitare di finire trucidati da un kalashnikov o vaporizzati da una bomba d’alta quota, dobbiamo cominciare a distinguerle. È necessario analizzare e capire, ma soprattutto trovare la soluzione. E questa soluzione certamente non sta da una parte o dall’altra ma sta in una posizione mediata tra le tante sfumature del problema. Non si risolve con l’espulsione di massa di tutti i musulmani, non si risolve con la politica del volemosebbene, non si risolve con le teorie paranoiche dei complotti.
Occorre prima di tutto unità, quantomeno nell’intento. Occorre smettere di sventolare la propria bandiera, sia rossa o nera, sia della Roma o della Lazio. Occorre ragionare e pensare che qui è in ballo la nostra stessa sopravvivenza e non è bombardando la Siria o cacciando gli immigrati che la potremo difendere. Ma occorrerà essere molto più rigidi, occorrerà riorganizzare drasticamente l’accoglienza dei profughi e ripensare ai criteri che consentono la permanenza degli stranieri nel nostro Paese. Occorrerà soprattutto pensare a controlli seri e scrupolosi su chi soggiorna in Italia. Un po’ di democrazia va senz’altro sacrificata.

Luca Craia