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giovedì 29 gennaio 2015

Scoppia l’amore in Stranamore? Ce lo dirà la Casa di Riposo.



Vi ricordate quanti sconquassi, terremoti addirittura, preannunci di ecatombe c’erano stati durante i primi mesi di governo della Giunta Mancini? Che fine hanno fatto i malumori, i mal di pancia, le esternazioni feroci sui giornali (e su questo blog), gli intenti bellicosi, i voti semicontrari? Tutto rientrato? Tutti d’amore (stranamore) e d’accordo? Dubito.
Dubito perché i silenzi in politica parlano, a volte, più delle parole, specie quando seguono parole precise, specie quando, in certi ambienti, comunque le voci si ricorrono. C’è un confine temporale da superare per fare il vero test di tenuta della maggioranza e ci stiamo avvicinando a grandi passi: il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della Casa di Riposo. Sarà un atto politico difficile, anche perché illecito nei tempi (il Consiglio di Amministrazione non è scaduto e c’è da augurarsi che il Presidente Melchiorri faccia valere le sue ragioni, sia per completare il buon lavoro fatto fino a oggi sia per ribadire un principio di legalità). Sarà difficile, però, soprattutto perché ci sarà battaglia per le nuove nomine. Anzi, probabilmente la battaglia è già in atto ma noi non lo sappiamo.
Un posto in Consiglio di Amministrazione è appetibile per molti, non tanto per gettoni o rimborsi quanto per il prestigio. E non solo: la Casa di Riposo muove persone, ospiti e dipendenti, può fare accordi economici importanti, gestire il personale in modi diversi. Può fare, in breve, politica a largo raggio, dove per politica si intende quell’insieme di meccanismi che esulano dal rapporto eletto/elettore. A volerlo più di tutti, pare evidente ma lo dicono anche voci insistenti, sembra siano il Presidente Antonelli e il solito gruppo di Ubaldi, non pago di aver già raccattato più di quanto il suo peso elettorale (per quanto ci si affanni a far credere il contrario) possa consentire. Si tratta di inserire uomini vicini in posti chiave; del resto la politica, quella antica, quella che faceva la vecchia Democrazia Cristiana (ma la faceva meglio), funziona così.
Ed ecco che si pacificano i ribelli: la De Luca, che fece quasi cadere la maggioranza sulla votazione per la variante Bisacci, sembra si sia in qualche modo accontentata. Antonelli e Ubaldi attendono il rinnovo delle cariche. E quando questo ci sarà, probabilmente, qualcuno resterà  scontento. Vedremo. Intanto c’è Basso (quello anziano) che è pronto a stampellare la maggioranza. In cambio di cosa non sappiamo, ma certamente non per scopi umanitari.
E il Pd? Sembra appagato dalla vicepresidenza di Perugini alla Provincia, non pare vogliano di più ma chissà, probabilmente qualche pretesa l’avranno anche loro. Sembra però che preferiscano lasciare gli scranni alti agli altri, se non altro proprio per sopire le intemperanze e i malumori e tenere insieme questo strano puzzle amministrativo.
E Sel? Incomprensibile, almeno per ora, il loro atteggiamento. Non sembrano della partita, non chiedono nulla, sono stati trattati a pesci in faccia e, ciononostante, rimangono “fedeli” alla loro maggioranza. Eppure questa maggioranza l’hanno fatta traballare fin dall’inizio. Eppure questa maggioranza non è propriamente inquadrabile in una politica di “sinistra”: non c’è collegialità, non c’è scambio con la cittadinanza, non c’è una politica sociale che possa essere definita tale. C’è, invece, una componente di destra molto forte. La domanda è: che ci fanno lì in mezzo?
Il rinnovo delle nomine è molto vicino: già a febbraio dovremmo cominciare a vedere i primi movimenti. Ci sarà da divertirsi? Probabile.

Luca Craia

mercoledì 14 gennaio 2015

A proposito di parcheggi




Ricordate la lunga (e giusta) diatriba portata avanti dall’allora opposizione, ora diventata maggioranza, sul pasticcio dei colori della segnaletica orizzontale in discordanza con quella verticale dei parcheggi di viale Gramsci di qualche tempo fa? Liberi per Montegranaro e il Pd, che allora sedevano sui banchi della minoranza in Consiglio Comunale, ingaggiarono una sacrosanta battaglia contro l’allora governo della città, capitanato da Gastone Gismondi, perché, per regolamentare il parcheggio dietro le mura furono prese due o tre decisioni contrastanti, con relative delibere, che crearono un pasticcio inestricabile: le strisce a terra erano di due diversi colori che indicavano parcheggi riservati e non, i segnali dicevano, invece, che c’era disco orario. Insomma: uno che avesse voluto parcheggiare poteva solo fare affidamento sul fatto che, a Montegranaro, la probabilità di ricevere una multa per divieto di sosta è piuttosto bassa.
Ora l’allora minoranza è diventata maggioranza e governa il paese. La segnaletica verticale è stata tolta ma…. sapete di che colore sono parte delle strisce dei parcheggi di viale Gramsci? Gialle, un po’ sbiadite ma gialle. Quindi non si può o. meglio, potrebbe parcheggiare. Ora, non che la cosa sia prioritaria, per carità, ma come faceva confusione allora la fa tutt’ora. Che ci vuole a rifare le strisce? Ci vuole solo un po’ di coerenza.

Luca Craia

venerdì 13 giugno 2014

Frana di viale Gramsci: responsabilità e monito



Che il dissesto della scarpata di viale Gramsci sarebbe diventato il Problema con la P maiuscola per l’amministrazione comunale appena insediata era già evidente prima ancora che questa si insediasse, prima ancora che si votasse, se vogliamo. Oggi che sappiamo anche i numeri, da un punto di vista economico, con i quali la frana andrà a gravare sul bilancio comunale e, di conseguenza, sulle tasche dei cittadini ci possiamo rendere conto che siamo di fronte ad una situazione forse mai verificatasi prima a Montegranaro, un’ecatombe finanziaria di gran lunga più grave della pur grave questione dei debiti fuori bilancio che ha fatto da ago della bilancia per la campagna elettorale. Sappiamo che sono allo studio soluzioni percorribili per non andare a disintegrare ogni programmazione e investimento futuro, ciononostante la situazione è estremamente preoccupante per urgenza e costi.
Trovare le responsabilità non è dietrologico: serve ad evitare che, in futuro, vadano a verificarsi circostanze analoghe. Il primo dubbio che si possa avere, e in molti lo avemmo già all’epoca, è circa l’opportunità dell’opera di “pulitura” della scarpata effettuata un paio di anni fa. Un’opera, si ricorderà, estremamente radicale che estirpò tutta la vegetazione spontanea nata lungo il dirupo. In molti, dicevamo, allora ci chiedemmo se questo non avrebbe portato conseguenze sulla tenuta stessa della scarpata. E la scarpata non ha tenuto, chissà se anche per questo motivo.
Si tratta, comunque, di terra da riporto. Chi ha qualche anno in più ricorderà che il limite del viale era molto più arretrato rispetto a oggi e che, nei primissimi anni ’80, si ampliò la larghezza del viale riportando grossi quantitativi di terreno e detriti. La domanda, ora, è questa: era opportuno costruire sopra tutto l’arredo urbano dell’attuale giardino? I calcoli fatti erano esatti?
Non sono certamente alla ricerca di un colpevole, semmai mi sto chiedendo se non si sia commesso qualche errore in passato remoto o recente. Individuare l’errore, ripeto, serve o dovrebbe servire a non commetterlo più in futuro. Credo che l’amministrazione comunale dovrebbe adoperarsi anche per questo, oltre che per sanare con la massima sollecitudine questa emergenza che ha già privato Montegranaro di uno e forse del principale luogo di aggregazione cittadina.

Luca Craia