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mercoledì 29 luglio 2015

Gente lasciata sola: ammazzatavi pure, per la società siete autorizzati.



Fa sensazione nel nostro paesello la notizia di un uomo che, tentando il suicidio, ha rischiato di far saltare in aria una palazzina saturando il proprio appartamento col gas. Pare che il protagonista di questa vicenda, dopo essere stato abbandonato da moglie e figli, avesse già tentato di togliersi la vita, non riuscendoci, tagliandosi le vene e che fosse da poco stato rimandato a casa dopo le cure dovute al precedente tentativo di uccidersi. Allora mi domando: una persona in evidente stato di prostrazione, tanto depresso da voler morire, viene dimesso dall’ospedale e rimandato da solo a casa propria. È normale? È normale che una società civile lasci completamente solo e in balia di se stesso un uomo che ha appena cercato di uccidersi? È normale che quest’uomo venga messo tranquillamente nella condizione di farlo di nuovo? È normale che non si consideri anche la possibilità che, nel farlo, potrebbe diventare pericoloso non solo per se stesso ma anche per gli altri? La depressione è una malattia e va curata. Un uomo con un cancro lo si cura. Un uomo con un infarto non lo si rimanda a casa finchè non si è sicuri che non sia più in pericolo di vita. Perché un uomo depresso e pericoloso per sé e per gli altri sì?

Luca Craia

lunedì 20 ottobre 2014

Riflessioni sul suicidio di Gianluca Ciferri.



Provo una gran pena per i figli di Ciferri, per la moglie, la sua famiglia. Così come provo una gran pena per le famiglie delle sue vittime. I bambini sono coloro che pagano a maggior prezzo tutta questa bruttissima storia. Una storia che vale solo ventimila euro, una storia di sangue che fa riflettere.
C’è molto da riflettere: sul grado di violenza che nostra civiltà ha raggiunto, sulla leggerezza con cui si minaccia, anche a ragione, un’altra persona, sulla facilità con cui si preme il grilletto ripetutamente e si uccide. C’è da riflettere sui fattori economici che hanno portato a questa tragedia, sulla miseria dei due operai costretti quasi a mendicare quello che spettava loro di diritto, sulla miseria stessa di un imprenditore che non riesce a mantenere i suoi impegni.
C’è da riflettere sulle reazioni della gente, di tutti noi, che ci siamo divisi tra sostenitori dell’omicida e tifosi delle vittime, sulla strumentalizzazione vomitevole che si è fatta della storia, su chi ha gridato l’ormai trita, ritrita, stucchevole litania del “dagli allo straniero” che ha sempre torto anche solo per il fatto di essere straniero e chi ha addirittura organizzato fiaccolate per condannare, prima dei giudici, lo sparatore.
Siamo una società partigiana, che deve sempre schierarsi da una parte o dall’altra. Una società di tifosi, sempre pronti con i nostri striscioni pro o contro, pronti a sventolare la bandiera che ci siamo scelti per ideologia, cultura, comodo o semplice superficialità. E lo facciamo con violenza, molto spesso soltanto verbale, ma che non è così diversa da quella di chi spara o brandisce un piccone.
Ora, di fronte al terzo morto di questa bruttissima storia, spero che si ripongano i vessilli e ci si fermi un po’ a riflettere, magari pensando a quelle famiglie distrutte, a quei bambini che non hanno più un padre, a quelle mogli rimaste sole. E si pensi a quanta violenza abbiamo in corpo, che manifestiamo in tante piccole situazioni, pronti a condannare l’altro, a fargli male solo perché, magari, sventola una bandiera diversa dalla nostra.

Luca Craia

mercoledì 21 maggio 2014

Suicidi, omicidi, feste da sballo: la provincia che crolla.



Ha ragione la mia amica Marisa quando dice: “il prossimo che mi parla di tranquilla vita di provincia gli metto le mani addosso”. Si riferisce ai brutti, bruttissimi episodi di cronaca che stanno interessando il nostro comprensorio: la terribile fine della giovane elpidiense buttatasi dalla Torre Gerosolimitana, il rave party montegranarese e l’omicidio odierno di Monte Urano. Tre bruttissimi fatti che hanno in comune un segnale forte di degrado di quella che una volta veniva indicata come un’isola felice, indenne da criminalità e negatività così pesanti. Eppure qualcosa sta cambiando, qualcosa è già cambiato ed episodi come questi, seppur ancora non frequentissimi, destano preoccupazione e fanno pensare a un futuro non più così tranquillo per il territorio.
In particolare il rave party di Montegranaro è forse il fatto più inquietante, perché vede coinvolta la cosiddetta “meglio gioventù”, ragazzi dai 20 ai trent’anni che dovrebbero prendere, a quell’età, in mano le redini della nostra società per sostituirsi ai padri e invece si bruciano il cervello con cocaina e feste da sballo. È da molto che si vocifera di festini ai quali personaggi appartenenti a classi benestanti e, in qualche modo, dirigenti parteciperebbero volentieri. Voci, forse illazioni, ma ora i Carabinieri e la Polizia Municipale hanno trovato con le mani nel sacco, un sacco pieno di polvere bianca a quanto pare, giovani locali dai quali ci si aspetterebbe ben altro, soprattutto l’impegno di portare alto quel nome di onesti lavoratori che le genti di queste terre hanno sempre mantenuto come un vanto.
Spero si tratti di un episodio isolato, mi auguro che non ve ne siano altri in futuro. Ma questo, unito a tanti altri piccoli grandi segnali di smottamento, danno un quadro di una società in procinto di franare. La provincia fermana che si adegua alla società italiana correndo veloce verso lo sfascio.

Luca Craia

martedì 11 marzo 2014

Poletti, gli ispettori e lo Stato assassino.



Il neo Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, l’indomani dei tragici fatti di Casalnuovo di Napoli, nei quali un commerciante si è tolto la vita perché, oltre ai tanti gravosi problemi che chi lavora in proprio oggi deve affrontare a causa della pesantissima situazione economica dalla quale la nostra classe politica e dirigenziale non pare per nulla in grado di sollevarci, ha visto traboccare il vaso della sua tolleranza dopo un’ispezione da parte dell’Ufficio del Lavoro che l’ha multato perché la moglie (non un lavorante a nero, non una schiera di cinesini) lo aiutava nelle mansioni della sua attività pur non essendo iscritta a libro paga, scrive ai suoi ispettori.
Il Ministro, nella lettera aperta del 7 marzo scorso, si preoccupa dell’incolumità dei propri sottoposti per il  clima di aggressione e di intimidazione nei confronti degli ispettori del lavoro individuati come responsabili dell’accaduto”. Esprime solidarietà agli ispettori, il Ministro, si preoccupa perché essi possano continuare a svolgere serenamente il loro delicato incarico. Classifica il dramma di Casalnuovo come “un dramma umano che merita, prima di tutto, grande rispetto e pietà”.
Si guarda bene, però, il ministro, di  analizzare ogni aspetto della questione. Si guarda bene, il ministro, di verificare se non si siano travalicati i limiti del rispetto umano e dell’opportunità dell’azione ispettiva. Si guarda bene, il nostro nuovo ministro del lavoro del governo Renzi, quel governo che dovrebbe cambiare l’Italia, di prender in mano la normativa vigente e capire dove si possa intervenire perché questo sentimento avverso allo Stato, questo senso di vessazione che il contribuente sente sempre più forte tanto da non poterne più e giungere alle più estreme conseguenze, e porvi le opportune modifiche. Si guarda bene, il ministro, di adottare misure tali che portino l’azione degli ispettori ad una maggiore umanità, comprensione, elasticità nei confronti di chi sostanzialmente rispetta le norme e, magari, inasprire azioni di controllo e repressione verso quelle attività effettivamente dannose per lo Stato e la collettività come il reale lavoro nero, come i tanti laboratori cinesi che nessuno controlla o le stesse imprese italiane che violano sistematicamente ogni norma e che tanto diffuse sono proprio nella zona di Napoli.
Poletti si preoccupa degli ispettori. Gli ispettori, dal canto loro, si preoccupano per loro stessi denunciando organi di informazione, come in una missiva inviata dagli Ispettori del Lavoro della DTL di Rovigo il giorno 6 marzo a tutti gli organi competenti, ivi compreso lo stesso ministro. Nessuno, però, si preoccupa degli Italiani che non ce la fanno più. Poletti, esponente del “governo del cambiamento”, per ora non cambia nulla.

Luca Craia

venerdì 21 febbraio 2014

Stato nemico del cittadino e funzionari idioti.



Si scende per forza nel banale quando ci si trova di fronte alla morte di un uomo ucciso dalla burocrazia, dalla crisi, dall’idiozia di funzionari dello Stato. La banalità sta nella morte stessa, nella tragedia di un uomo sopraffatto da situazioni insormontabili che si trova di fronte all’ennesima beffa del destino. Parlarne, quindi, sembra qualunquista. Eppure bisogna. Perché non si può tollerare che una persona, un uomo, un padre di famiglia, si tolga la vita perché a vessarlo, oltre a mille altri fattore, c’è anche lo Stato che, invece dovrebbe tutelarlo. Quello Stato che deve sì far rispettare le regole, ma che deve anche calarle nelle realtà più disparate. E qui ci vuole la professionalità di chi va fisicamente a fare questi controlli, ci vuole sensibilità, ci vuole intelligenza, ci vuole umanità.
E bisogna fare i controlli dove esistono veramente situazioni da sanzionare: penso ai laboratori clandestini che pure, a Napoli, pullulano e che nessuno va a toccare perché protetti dalla camorra, penso ai laboratori cinesi delle nostre parti dove si lavora notte e giorno e non sono rispettate le norme più elementari. E poi si va a punire un cittadino onesto facendo traboccare il vaso della sua tolleranza. Lo Stato smetta di essere nemico del cittadino e svolga la sua funzione. E il funzionario che ha comminato la sanzione al commerciante sia destinato ad altre funzioni: c’è tanta sporcizia per le strade, mettiamogli una scopa in mano.

Luca Craia