È diventata consuetudine schierarsi, fare partito su ogni questione,
stare col bianco o col nero, ignorando l’intera gamma di colori che c’è in
mezzo. E, una volta fatto questo, è naturale spararsi addosso, non sempre solo
in senso figurato. Tutto questo, poi, può essere abilmente manovrato dal potere
che si rafforza quando alla base c’è divisione. Accade ormai su tutto, accade
coi Marò, accade con la Tav, accade con l’immigrazione. Ignorare le sfumature,
schierarsi irreversibilmente, sposare in toto teorie altrui crea i presupposti perché
la soluzione non si trovi, perché rende impossibile avvicinarsi e trovarla in
quanto la soluzione, di solito, sta in mezzo.
Nel nostro microcosmo politico cittadino questo sta avvenendo con la
questione delle telecamere. Tra chi se ne frega e chi non se ne vuole occupare
si stanno formando due fazioni ben distinte che sono, molto semplicemente,
quella dei pro e quella dei contro. Mi hanno messo, mio malgrado e per altrui
tornaconto, in quella dei contro e vorrei, con queste poche righe, cercare di
far capire che, invece, contro non sono ma con dei distinguo importanti.
La telecamera di videosorveglianza, come ho più volte scritto in
queste pagine, è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per combattere
criminalità, vandalismo e degrado. Può essere un valido deterrente e può
aiutare a scoprire gli autori di determinati atti. Certamente non è l’unica
soluzione e va accompagnata con azioni di prevenzione, con progetti di recupero
urbano, con iniziative di rilancio sociale. Inoltre il sistema deve funzionare,
sia tecnicamente sia nel perseguimento dei reati. Qualora si capisse che,
nonostante la videosorveglianza, eventuali infrazioni restassero impunite, le
telecamere sarebbero più dannose che benefiche. E questo, vista le leggi in
vigore, potrebbe capitare con una certa facilità.
C’è un altro punto, però, che mi preoccupa ed quello legato al diritto
alla privacy del cittadino. Chi controlla le registrazioni? C’è qualcuno fisso
davanti ai monitor? Chi ha accesso a monitor e dati? A questa domanda, posta da
un cittadino sulla sua pagina Facebook, il vicesindaco ha risposto di non poter
fornire queste informazioni perché riservate. Ecco, io credo che queste
informazioni, invece, non dovrebbero essere riservate perché, con cinquanta e
passa telecamere in giro per il paese, vorrei essere tranquillo sul fatto di
non poter essere spiato da nessuno (specie in un momento in cui il mio
vicesindaco si adopera in indagini per scoprire l’identità di cittadini rei di
non essere d’accordo con lui). Tra le
tante chiacchiere che ho sentito sull’argomento “videosorveglianza” manca
proprio quella tranquillizzante, quella che ci spieghi che nessuno potrà
spiarci, che nessuno potrà visionare le immagini se non le forze dell’ordine,
che nessuno potrà utilizzare un sistema di per sé utile alla collettività per
altri fini che non siano la pubblica sicurezza.
Luca Craia