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lunedì 10 agosto 2015

Videosorveglianza fatto positivo a patto che si rispettino i cittadini.



È diventata consuetudine schierarsi, fare partito su ogni questione, stare col bianco o col nero, ignorando l’intera gamma di colori che c’è in mezzo. E, una volta fatto questo, è naturale spararsi addosso, non sempre solo in senso figurato. Tutto questo, poi, può essere abilmente manovrato dal potere che si rafforza quando alla base c’è divisione. Accade ormai su tutto, accade coi Marò, accade con la Tav, accade con l’immigrazione. Ignorare le sfumature, schierarsi irreversibilmente, sposare in toto teorie altrui crea i presupposti perché la soluzione non si trovi, perché rende impossibile avvicinarsi e trovarla in quanto la soluzione, di solito, sta in mezzo.
Nel nostro microcosmo politico cittadino questo sta avvenendo con la questione delle telecamere. Tra chi se ne frega e chi non se ne vuole occupare si stanno formando due fazioni ben distinte che sono, molto semplicemente, quella dei pro e quella dei contro. Mi hanno messo, mio malgrado e per altrui tornaconto, in quella dei contro e vorrei, con queste poche righe, cercare di far capire che, invece, contro non sono ma con dei distinguo importanti.
La telecamera di videosorveglianza, come ho più volte scritto in queste pagine, è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per combattere criminalità, vandalismo e degrado. Può essere un valido deterrente e può aiutare a scoprire gli autori di determinati atti. Certamente non è l’unica soluzione e va accompagnata con azioni di prevenzione, con progetti di recupero urbano, con iniziative di rilancio sociale. Inoltre il sistema deve funzionare, sia tecnicamente sia nel perseguimento dei reati. Qualora si capisse che, nonostante la videosorveglianza, eventuali infrazioni restassero impunite, le telecamere sarebbero più dannose che benefiche. E questo, vista le leggi in vigore, potrebbe capitare con una certa facilità.
C’è un altro punto, però, che mi preoccupa ed quello legato al diritto alla privacy del cittadino. Chi controlla le registrazioni? C’è qualcuno fisso davanti ai monitor? Chi ha accesso a monitor e dati? A questa domanda, posta da un cittadino sulla sua pagina Facebook, il vicesindaco ha risposto di non poter fornire queste informazioni perché riservate. Ecco, io credo che queste informazioni, invece, non dovrebbero essere riservate perché, con cinquanta e passa telecamere in giro per il paese, vorrei essere tranquillo sul fatto di non poter essere spiato da nessuno (specie in un momento in cui il mio vicesindaco si adopera in indagini per scoprire l’identità di cittadini rei di non essere d’accordo con lui).  Tra le tante chiacchiere che ho sentito sull’argomento “videosorveglianza” manca proprio quella tranquillizzante, quella che ci spieghi che nessuno potrà spiarci, che nessuno potrà visionare le immagini se non le forze dell’ordine, che nessuno potrà utilizzare un sistema di per sé utile alla collettività per altri fini che non siano la pubblica sicurezza.

Luca Craia

mercoledì 10 giugno 2015

Il mistero della telecamera che non sorveglia



Dopo mesi di propaganda basata sull’installazione delle telecamere di sicurezza sul territorio cittadino, dopo fiumi di parole, dopo tastiere consumate a forza di bearsi per questo traguardo raggiunto, alla prima prova in cui queste telecamere avrebbero potuto rivelarsi utili apprendiamo che non funzionano. Capita che una ragazza lasci in sosta la propria vettura lungo via Cavallotti e la ritrovi fortemente danneggiata, una fiancata ammaccata e graffiata e uno specchietto rotto, e si rivolga al Comune per acquisire le immagini della telecamera posta poco più a valle, proprio in mezzo alla strettoia di Porta Romana. La risposta, però, è stata agghiacciante per la poverina: la telecamera non era in funzione.
Perché e percome non si sa, fatto sta che la malcapitata si sfoga su Facebook e proprio su Facebook riceve le spiegazioni da parte del Consigliere di maggioranza Paolo Gaudenzi, fedelissimo del vicesindaco Ubaldi che tanto si è beato della videosorveglianza. Gaudenzi le e ci fa sapere che, guarda il caso sfortunato, la telecamera non era in funzione perché c’è stata una disfunzione nel sistema da circa una settimana, di cui il fornitore del servizio è stato prontamente informato dalla Polizia Municipale ma al quale non è ancora stato posto rimedio. Sospettare che non abbia mai funzionato potrebbe essere meschino, o no?
Dico soltanto che, quando un’amministrazione comunale pone tanto in risalto un provvedimento per poi far apprendere in maniera fortuita ai cittadini che questo provvedimento in realtà non funziona, un esamino di coscienza bisognerebbe farselo. Perché se il cittadino è tranquillo perché ci sono le telecamere e poi queste non funzionano, il cittadino è stato tratto in inganno.
Credo sarebbe stato opportuno informare la cittadinanza del temporaneo mancato funzionamento, visto che altre informazioni vengono tranquillamente divulgate tramite Facebook o il sito del Comune. Credo che, comunque, il Comune dovrebbe risarcire in qualche modo quella ragazza. Credo, infine, che chi ha tanto cavalcato la videosorveglianza per autopromuoversi ora dovrebbe, non dico dimettersi, perché per questa gente è impensabile, ma almeno fare pubblica ammenda.

Luca Craia