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lunedì 6 febbraio 2017

Far west Montegranaro. Videosorveglianza: l’ostinata celebrazione di un’idea fallimentare



È incredibile come si possa continuare a vedere la celebrazione a suon di titoloni sui giornali di un progetto che i fatti hanno dimostrato essere fallito. L’idea della videosorveglianza, così come concepita a Montegranaro, doveva essere un deterrente per gli atti criminosi o vicini al crimine. In effetti, non essendoci un controllo in tempo reale, nessuno a guardare le immagini in diretta ventiquattrore su ventiquattro, le telecamere non possono certo sventare il crimine. La loro utilità si limita alla eventuale identificazione del criminale quando questi sia talmente fesso da andare sotto una telecamera a viso scoperto. L’unica funzione, quindi, sembrerebbe essere quella di fare da deterrente, appunto, ma i fatti ci dicono che non sta funzionando.
Montegranaro sta diventando un far west: bande di stranieri che mettono a ferro e fuoco il paese, furti in appartamento che si susseguono quotidianamente, furti d’auto, taglieggiamenti, atti di teppismo, risse, il paese sembra essere lontano anni luce da quell’idea di isola felice di un tempo. Le telecamere sono una realtà ormai consolidata, sono installate da diverso tempo e si può affermare che non abbiano sortito alcun effetto deterrente.
Leggere quindi sui giornali della loro grande efficacia, ultimo caso quello della rissa di domenica mattina in viale Gramsci, è stupefacente. L’informazione è totalmente distorta e sembra creata su misura per compiacere una sorta di propaganda del potere, tesa a far credere quello che non è. Purtroppo la videosorveglianza  non sta dando risultati. E il problema principale è che, fino a quando non si ammetterà il suo fallimento, è difficile pensare che si possano mettere in campo misure alternative e più efficaci. E intanto la sicurezza rimane solo una parola.
                                      
Luca Craia

mercoledì 25 gennaio 2017

I ladri di merendine e l’utilità della videosorveglianza



La videosorveglianza serve a poco se non c’è un operatore in tempo reale a controllarla. E a Montegranaro non c’è. La videosorveglianza serve a poco se, una volta identificato il delinquente, questo rimane a piede libero. Questo accade nella stragrande maggioranza dei casi. Non dico che la videosorveglianza non serva, dico che serve a poco se non ci sono azioni e politiche concomitanti e di supporto, e queste non ci sono.
La dimostrazione l’abbiamo avuta oggi, con la notizia dell’ennesimo furto del “ladro di merendine”, per citare Camilleri, in Comune. Questa banda di piccoli delinquenti, probabilmente minori, colpisce ormai da tempo e sempre con le stesse modalità. Attacca edifici pubblici, entra rompendo qualche infisso debole, svaligia la macchinetta delle merendine e racimola gli spiccioletti che trova in giro lasciando tutto sottosopra.
L’ultimo colpo prima di quello al Municipio lo hanno compiuto poche settimane fa alle scuole elementari rosse. Stesso modus operandi, sono molto probabilmente sempre loro. Solo che, alle scuole elementari, ci sono diverse telecamere a monitorare il perimetro dell’edificio. Come mai questi delinquentelli sono ancora a piede libero? Come mai ancora possono compiere i loro misfatti? La domanda, ovviamente, è puramente retorica.
                                      
Luca Craia

A Montegranaro non passa il delinquente. Bravi i Montegranaresi.



La storia della Panda rubata che ha tenuto testa alle discussioni di ieri, oltre al fatto di cronaca, se vogliamo, singolare, ci propone una riflessione secondo me importante: Montegranaro, questo paese che preoccupa per il suo manifesto torpore e per questa incapacità latente di creare – o di ricreare – comunità, questa volta ha dimostrato coesione e unità muovendosi all’unisono contro qualcosa che ammala la società, che rende il paese insicuro, che mina il nostro modo di vivere. Grazie alle nuove tecnologie, in particolar modo a Facebook che, questa volta, è stato utilizzato come strumento positivo, si è riusciti a ottenere due risultati importanti: il ritrovamento della macchina rubata e la dimostrazione che i Montegranaresi non accettano il crimine come normalità.
I fatti li sapete: la macchina del Consigliere Comunale Anna Lina Zincarini è stata rubata davanti alla sua attività commerciale, con estrema facilità perché Anna Lina, da Montegranarese verace, ancora ha fiducia nel prossimo e lascia le chiavi a bordo. Prontamente gli amici prima, e molti altri subito dopo, hanno diffuso, su Facebook e altri mezzi di comunicazione web, l’appello a prestare attenzione, a cercare la macchina, a non accettare questo fatto come irrisolvibile. La mattina dopo uno di noi, un abitante del centro storico, una persona di Montegranaro al 100% nel sangue e nell’anima, Tullio Di Chiara, ha visto la macchina e ha avvisato Anna Lina. Allertati immediatamente anche i Carabinieri ci si è resi conto che, sul posto, c’era una delle telecamere di videosorveglianza del Comune e si è andati a visionare le immagini che hanno mostrato il volto del ladro: una donna magrebina che, una volta utilizzata l’auto per farci chissà cosa, l’ha tranquillamente parcheggiata sotto casa.
Per tutta la giornata l’appello per ritrovare la macchina ha girato all’impazzata su Facebook e in giro per Montegranaro c’era una grande attenzione, una specie di gara a chi notasse la vettura in giro. E qui Montegranaro ha mostrato una grande forza, una grande coesione che prevarica la rilevanza del gesto criminale in sé. Un gesto criminale che ha fatto male alla vittima ma che, se analizzato, vede un’ingenuità disarmante da parte dell’autore, un modus operandi strano e difficile da spiegare. Ma i Montegranaresi sono stati grandi.
Il ruolo della telecamera è stato importante per individuare l’autore del gesto, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare ed evitiamo il solito giochetto (già in atto) di prendersi meriti non propri: il merito è di Montegranaro, nella fattispecie dell’amico Tullio che per primo ha notato la macchina ma anche di tutti coloro, e sono tanti, che hanno fatto girare l’appello su Facebook. La telecamera è servita solo a smascherare questo “pericolosissimo criminale” che parcheggia la macchina rubata sotto casa. Comunque, nessuna polemica: voglio solo rimarcare come Montegranaro, quando vuole, sa ritrovarsi unita nonostante tutto.
Prendiamo spunto da questa storia e continuiamo così. C’è ancora una speranza per tenere vita questa comunità, insistiamo, lavoriamoci, riprendiamoci il nostro paese. Abbiamo dimostrato che non vogliamo che ci venga tolta la nostra tranquillità, il nostro modo di vivere, la nostra libertà di lasciare le chiavi sul cruscotto senza che qualcuno ci rubi la macchina. Continuiamo così, facciamo in modo che sia chiari il messaggio: a Montegranaro non si passa.
                                      
Luca Craia