Premetto che ripudio ogni forma
di violenza e che nulla giustifica quanto accaduto in Francia alla redazione di
Charlie Hebdo, nessuno è autorizzato a fare del male, men che meno a uccidere
un altro essere umano per nessun motivo al mondo. Premetto anche che la libertà
di opinione e di espressione è sacra come ogni libertà, tenendo conto però che
la libertà di ognuno finisce dove comincia quella degli altri. Premetto anche,
e in conseguenza a quanto ho appena detto, che condanno fermamente l’attacco al
giornale parigino.
Fatte queste premesse, però,
vorrei illustrare il mio modesto punto di vista sulla stessa pubblicazione che,
a mio parere, tutto è tranne che un giornale satirico. La satira può e,
consentitemi, deve essere tagliente, cattiva, altrimenti non è satira. Ma deve
avere un fine nobile, deve perseguire un ideale, deve essere uno strumento per
far passare un messaggio positivo, sia esso politico o morale. E, comunque,
deve avere un rispetto di fondo verso le persone. Nel caso di Charlie Hebdo non
mi pare che questo fine esista o, almeno, io non lo vedo. Prendere in giro
miriadi di persone per la loro religione è stupido, cattivo, irrispettoso e,
soprattutto, gratuito. Qual è lo scopo di mortificare chi crede in qualcosa? Qual
è lo scopo di offendere tutti i musulmani del mondo? Tutti i cattolici del
mondo?
Credo, quindi, che a Parigi si
sia commesso un crimine disumano. Ma che questo crimine abbia poco o niente a
che vedere con la libertà di stampa, con il diritto di opinione e con la
satira. Charlie Hebdo è sempre stato un giornale moralmente discutibile che
utilizza l’insulto gratuito per vendere qualche copia in più. Ciò, ovviamente,
è inutile dirlo, non deve essere una giustificazione per quanto accaduto. Serve
solo a chiarire il punto.
Luca Craia