Sono in
possesso di questo biglietto che ogni tanto vado a guardare e lo rigiro fra le
mani da dicembre ormai,guardarlo mi fa pregustare l’evento che attendo da un
po’.
Ho
assistito a tanti dei suoi concerti, ho avuto il privilegio di conoscerlo
personalmente, di potergli parlare, di stringere le mie mani fra le sue, e ogni
volta per me è così: ripensare a questo “poeta maledetto” che si trasforma
completamente sul palco quando nella realtà è una persona dolcissima e timida,
contrariamente a quanto si possa pensare, mi regala sempre una grande emozione.
Come
per tutte le cose i gusti sono personali ed è opinabile il mio sentire e vivere
la musica attraverso questi occhi che quando ti guardano a distanza ravvicinata
ti scavano realmente dentro.
Per
anni si è pensato che le persone che seguivano la sua musica fossero tutte
“brasate”, tutte drogate, oppure un popolo di ribelli e di insoddisfatti: beh,
non è così. Forse chi segue questo cantante ha molto alto il senso della realtà
e non si vuole piegare, né restare a guardare un mondo che potrebbe dare ancora
tanto, o venire distrutto dal potere che logora anima e coscienze ed
appiattisce tutto con slogan contorti e non richiesti; forse è un popolo che è
stanco di subire e che per una volta vorrebbe solo dire la sua. Fatto sta che
quando il Komandante chiama, il suo popolo non ci pensa su, ci si ritrova tutti
per una grande festa, la festa della rabbia che esplode mutandosi nella gioia
per esserci, per ritrovarsi e per essere tutti e nonostante tutto ancora vivi.
Trascorrono
i giorni e nell’ultimo mese la voglia di esserci si fa sentire prepotente fino
al 5 luglio, quando so che l’appuntamento è ormai giunto e con passo deciso e
fiero di essere lì, mi ritrovo dinnanzi a San Siro, mi guardo intorno ancora
come se stessi vivendo un film, quasi come se fosse solo una favola invece è la
realtà.
Molte
persone stanno già cantando, si sentono cori e si vedono gli abbracci delle
persone che si ritrovano, si vedono anche gli anni che passano. Ci sono amici
con i loro bimbi, signore attempate, giovani dell’ultima generazione, insomma
un abbraccio trasversale di generazioni a confronto, unite dalla stessa musica
e dalle stesse emozioni. Già questo ripaga di tante cose e fa dimenticare
quanto poi, nella vita di tutti i giorni, ci si senta distanti e quanto poco
basti per unirsi.
Cerco
la mia entrata che per ironia della sorte è quella accanto alla tribuna stampa,
così mi ritrovo seduta al mio posto e sento l’adrenalina salire intanto che ci
si diverte, ci si prepara, e si inganna l’attesa facendo la ola, attimi eterni
che si stoppano quando alle 20.45 puntuale fa il suo ingresso sul palco il
grande Vasco. Ed è puro delirio.
Una
sferzata di energia, un susseguirsi di successi, da “Vivere” a “Dannate
Nuvole”, da “Cambiamenti” a “C’è chi dice no”, e dall’apertura iniziale con gli
spari sopra, alla chiusura con l’ormai inossidabile “Albachiara”.
Non si
può restare in silenzio: si canta, si urla a squarciagola, si guardano le
espressioni delle altre persone, qualcuno piange, qualcuno è attonito, qualcuno
non si è ancora reso conto che ciò che sta vivendo, una realtà e non solo un
sogno.
Io,
beh, io sto cantando a più non posso, sto rivivendo anni aggrappati a canzoni
che ne hanno segnato il passo, sto ballando come quando ero adolescente e sto
comunque avendo la conferma di quanto non mi sia mai uniformata a certi
stereotipi imposti dalla società. Mi sento fiera di non aver mai smesso di
credere in questa persona che come tutti ha il solo difetto di vivere in un
mondo che poco gli si addice.
Ho la
conferma di quanto la canonica “normalità” mi appartenga poco, di quanto sia
stata sempre attratta dalle persone che hanno il coraggio di schierarsi contro
e di quanto poco mi sia interessato dover dar di conto a qualcuno nella mia
vita.
Spesso
si pensa che le canzoni siano solo canzoni ma non è così, alla fine sono
emozioni che si narrano, sono il contatto con la realtà, sono i sogni che si
inseguono, le speranze che si srotolano e si distendono davanti ai nostri
occhi, sono la testimonianza che è ancora tutto possibile se solo non
smettessimo di credere nei sogni. E stasera Vasco di sogni me ne ha regalato
più di uno, stasera tutto questo scava maggiormente dentro, stasera non c’è il
buio su San Siro ma ci sono luci e cori e questa Milano sembra ancora più
bella.
Nessun
episodio strano, nessuna spintonata o parola fuori posto, nessun senso di
inciviltà, nessun degrado, nessuno sporco, nessun ubriaco, nessuno fatto,
niente di tutto questo, solo famiglie, musica, balli e canti e così le brave
persone non potranno puntare l’indice come sono solite fare, si dovranno
rassegnare e forse ricredere anche se mi rendo conto di quanto questo sia
utopico, ma è così.
Strumenti
che suonano dentro l’anima,vibrazioni di positività, immagini che corrono
veloci e Vasco che non si ferma, che fa infilate di pezzi che si susseguono
veloci alla faccia di chi lo dava per finito, a 62 anni dimostra ancora una
vitalità che chiunque altro non so se riuscirebbe a dimostrare.
Una
festa rock, un mordente in cui gli Spari Sopra davvero sono indirizzati a
quanti stanno operando male per questo Paese che, invece, avrebbe bisogno di
cure, bellissime luci che servono ad illuminare le speranze di chi
nonostante questo contesto non sia il migliore che avrebbe potuto
capitarci non vuole arrendersi e un invito da parte di Vasco a «tenero duro
perché siamo noi la vera rivoluzione». Forse è davvero così, mi piace pensare
che potrebbe essere così.
Siamo
alle battute finali ,questi mesi di attesa stanno per concludersi sulle
note di Albachiara ed è magia davvero perché partono all’interno dello stadio
fuochi d’artificio ed un’esplosione di coriandoli che si sparge ovunque, una
pioggia di sogni e gioia che cade dal cielo e ci fa sentire davvero felici di
aver presenziato ad uno spettacolo che continua dentro noi anche quando
abbandonando lo stadio si continua a cantare quasi come a non voler spezzare il
forte legame creato e il non essere solo spettatori di una sera ma gli artefici
davvero della nostra vita.
Grazie
Vasco per le belle emozioni, grazie per ciò che sei, per l’attenzione che
dimostri sempre nei riguardi di tutti e grazie per non essere mai cambiato, per
essere rimasto sempre te stesso, per aver interpretato solo la tua
persona e non un ruolo deciso da qualcuno, grazie per l’essere stato scomodo
per qualcuno e per aver preso le tue rivincite su tante cose, grazie perché hai
capito tutto e ci hai resi partecipi, grazie per aver fermato il tempo nelle
parole, grazie per come canti delle donne e per quanto anche solo con un «HEEE»
detto all’inizio di una canzone riesci a racchiudere un’infinità di pensieri,
grazie per come hai organizzato questa serata, per aver creato uno spazio ampio
da riservare a quanti non hanno la fortuna che abbiamo noi di poter
saltare e ballare sulle note delle tue canzoni.
Questo
pezzo voglio concluderlo così: regalando questo video per far capire che Vasco
è anche questo a quanti. forse, come si fa spesso, si fermano ad un nome e non
si prendono la briga di verificare le loro cattiverie del tutto gratuite a chi
non farebbe mai altrettanto con loro.
Nella
speranza che questa società un pochino voglia mutare anche grazie al nostro
aiuto perché spettatori lo si può essere ad un concerto non nella vita.