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domenica 15 gennaio 2017

Io ci starei attento con “Veregra”.



Io ci starei attento con “Veregra”. Sì, ci starei attento perché rischiamo di fare figuracce. A Montegranaro ci piace molto pensarci come eredi di un’antica stirpe romana, figli dei cittadini di una grande colonia chiamata Veregra. Il problema è che Veregra non dà traccia di sé in nessuno scritto storico. Solo Plinio il Vecchio cita, nella sua Naturalis Historia, non Veregra ma un Ager Veregrarus, inteso come territorio, ma non gli dà un’ubicazione esatta, tanto che esistono ben tre diverse interpretazioni che collocano Veregra in punti estremamente distanti tra loro: Tolomeo la pone in Abruzzo, il Colucci a cavallo tra il maceratese e l’anconetano nella zona tra Montefano e Filottrano e una terza, invero suffragata dalla nostra antica tradizione, mette Veregra nel territorio di Montegranaro.
La tradizione delle origini veregrensi di Montegranaro parte da uno scritto di Andrea di Giacomo da Fabriano che scrisse la vita di Sant’Ugo da Sassoferrato. Il documento fu redatto circa quarant’anni dopo la morte del beato e parla della permanenza di Ugo nella terra in cui vivevano “incolae Veregrani” ossia gli abitanti di Veregra. Poiché nel periodo a cui il Generale dei Silvestrini fa riferimento Sant’Ugo avrebbe vissuto a Montegranaro, ecco che si deduce, senza alcuna prova storiografica, che incolae Veregrani sia la popolazione di Montegranaro. Del resto non vi è nemmeno alcuna prova scritta della permanenza del Beato Ugo in città e l’unico dato a suffragio di questa convinzione è la fortissima e immediata devozione che cominciò prima ancora della sua morte, avvenuta nel 1270.
Andando per logica appare chiaro che, anche qualora Veregra fosse stata edificata nel territorio attiguo all’attuale Montegranaro, certamente non ne possiamo cercare le vestigia  sui nostri colli in quanto i Romani non edificavano sulle alture ma lungo le pianure. Casomai eventuali vestigia romane rinvenute sui colli montegranaresi potrebbero riferirsi a depositi di grano, appunto, e a fortificazioni per la loro difesa.
Con ciò non è mia intenzione disilludere coloro che siano convinti della discendenza romana dei Montegranaresi. Ritengo però che darla per certa sia un errore, almeno a livello istituzionale. Piuttosto sarebbe opportuno un impegno condiviso per ricercare realmente le radici della nostra città. E chissà che non troviamo le prove che Veregra fosse veramente l’antenata di Montegranaro.

Luca Craia

venerdì 15 aprile 2016

Ristorante Veregra: chiude un pezzo di storia.



Ero un cliente affezionato e la notizia della chiusura dello storico ristorante Veregra, che per noi di Montegranaro è meglio noto come “da Picciò”, mi ha davvero rattristato. Per me Picciò era un punto di riferimento, un punto saldo su come passare una serata o rimediare una buona pizza al piatto all’ultimo minuto. Era il ristorante del centro, quello dove andare con gli amici senza prendere la macchina, quello dove organizzare un pranzo per un convegno, la festa di compleanno, la cena associativa.
Sonia, Monia, Graziano e tutta la famiglia Piccioni sono sempre stati gentilissimi, disponibili, hanno sempre proposto una ristorazione semplice, genuina e a un prezzo popolare e giusto. Ho trascorso sempre dei bei momenti nel loro locale, con amici e famiglia. Soprattutto mi dispiace perché il loro era l’unico ristorante in centro (o quasi) e quindi espletavano anche un servizio essenziale.
Ora stanno cercando un gestore, qualcuno che porti avanti l’attività. L’augurio e che si prosegua e lo si faccia con lo stesso stile familiare, lo stesso servizio di qualità e la stessa linea di prezzo. È importante non solo per un fatto affettivo ma anche per il servizio che si dà paese. Per cui auguri per il futuro; speriamo in una nuova gestione che ci piaccia come ci è piaciuta la loro;  infine grazie per il bei momenti che ci hanno fatto spendere con la loro ospitalità.

Luca Craia

giovedì 18 giugno 2015

Ci starei attento con Veregra



Sì, ci starei attento perché rischiamo di fare figuracce. A Montegranaro ci piace molto pensarci come eredi di un’antica stirpe romana, figli dei cittadini di una grande colonia chiamata Veregra. Il problema è che Veregra non dà traccia di sé in nessuno scritto storico. Solo Plinio il Vecchio cita, nella sua Naturalis Historia, non Veregra ma un Ager Veregrarus inteso come territorio ma non gli dà un’ubicazione esatta, tanto che esistono ben tre diverse interpretazioni che collocano Veregra in punti estremamente distanti tra loro: Tolomeo la pone in Abruzzo, il Colucci a cavallo tra il maceratese e l’anconetano nella zona tra Montefano e Filottrano e una terza, invero suffragata dalla nostra antica tradizione, mette Veregra nel territorio di Montegranaro.
La tradizione delle origini veregrensi di Montegranaro parte da uno scritto di Andrea di Giacomo da Fabriano che scrisse la vita di Sant’Ugo da Sassoferrato. Il documento fu redatto circa quarant’anni dopo la morte del beato e parla della permanenza di Ugo nella terra in cui vivevano “incolae Veregrani” ossia gli abitanti di Veregra. Poiché nel periodo a cui il Generale dei Silvestrini fa riferimento Sant’Ugo avrebbe vissuto a Montegranaro, ecco che si deduce, senza alcuna prova storiografica, che incolae Veregrani sia la popolazione di Montegranaro. Del resto non vi è nemmeno alcuna prova scritta della permanenza del Santo in città e l’unico dato a suffragio di questa convinzione è la fortissima e immediata devozione al Santo che cominciò prima ancora della sua morte avvenuta nel 1270.
Andando per logica appare chiaro che, anche qualora Veregra fosse stata edificata nel territorio attiguo all’attuale Montegranaro, certamente non ne possiamo cercare le vestigia sui nostri colli in quanto i Romani non edificavano le città sulle alture ma lungo le pianure. Casomai eventuali vestigia romane rinvenute sui colli montegranaresi potrebbero riferirsi a depositi di grano, appunto, e a fortificazioni per la loro difesa. È inoltre difficile immaginare una città di tale importanza in un territorio dove, a distanza di pochi chilometri, già troviamo Urbs Salvia, Pausola e Cluana.
Con ciò non è mia intenzione disilludere coloro che siano convinti della discendenza romana dei Montegranaresi. Ritengo però che darla per certa sia un errore, almeno a livello istituzionale. Piuttosto sarebbe opportuno un impegno condiviso per ricercare realmente le radici della nostra città. E chissà che non troviamo le prove che Veregra era veramente l’antenata di Montegranaro.

Luca Craia