In su l’acqua non ci va, nemmeno a Montegranaro, a meno che non la si
pompi. Però Montegranaro si distingue per essere uno dei pochi paesi in collina
che si allaga. Si allagano le strade in salita (o in discesa), diventano
trappole micidiali, specie se piove di notte, specie se nessuno va a mettere un
segnale di pericolo, una sbarra a chiudere la strada. E non capita una volta
per caso, per sfortuna, per una concatenazione di sfortunati fattori: si ripete
ad ogni pioggia, ogni volta più grave.
Ieri sera la strada comunale che dai “vagli” scende verso il Chienti,
verso il Torrione, per capirsi, era una cascata di acqua, fango e detriti. In
tempo reale me l’ha segnalato un lettore del blog e le sue foto sono andate
online immediatamente per cercare di evitare a qualche automobilista di finire in quel
pasticcio. Perché finire in quel pasticcio non dovrebbe essere stato bello per
niente.
È almeno la seconda volta che quella strada diventa una trappola
pericolosa e rischia di diventarlo ogni volta che piove. E io mi domando perché
non si interviene. È una strada secondaria ma molto frequentata e collega
Montegranaro alla valle del Chienti semplificando e accorciando il tragitto.
Dovrebbe essere prioritario renderla sicura. Invece la si lascia diventare un
fiume. Si preferisce intervenire elettoralmente su strade più visibili, più
remunerative per i voti, ci si fanno i selfie con le macchine per l’asfalto. E
poi si lascia una strada come questa completamente incustodita.
Mi si risponderà che non c’è stato tempo per intervenire e sarà falso,
tutti lo sappiamo, come sappiamo che quella strada è pericolosa da sempre. Mi
si potrà anche rispondere che non ci sono soldi, che i debiti e blablablà. Ma i
soldi per altre cose ci sono e pure tanti, credo che la sicurezza dei cittadini
sia più importante. Mi si potrà rispondere che occorre un grande progetto ed è
vero, ma controllare i canali di scolo e le caditoie e verificare che le
coltivazioni lascino liberi i fossi non richiede progetti ma organizzazione
nell’ordinaria manutenzione.
Occorre la diligenza del buon padre di famiglia. È una cosa elementare
ma manca dalla politica da troppo tempo. Ogni volta arriva qualcuno e ci dice
che rappresenta un nuovo modo di fare, che le cose con lui cambieranno, che
vedrete e piripin e poropon. Poi vince le elezioni e manda l’acqua in salita.
Ma non fa niente di mirabolante: prosegue soltanto un processo di degrado.
Luca Craia