Torno a scrivere dopo alcuni
giorni di silenzio, silenzio non dovuto a carenza di argomenti ma a una sorta
di autocontrollo autoimposto. Di argomenti, infatti, ce n’erano fin troppi, e
proprio a causa di alcuni di essi, sono stato oggetto di accuse e polemiche
meschine e infamanti da parte non solo dei soliti detrattori frustrati ma anche
di personaggi che, dato il ruolo, dovrebbero tenere quantomeno un comportamento
più consono; accuse che, onestamente, hanno ferito me e la mia famiglia in
maniera piuttosto profonda e per le quali qualcuno dovrebbe provare vergogna. Per
questo ho cercato di minimizzare gli sfoghi conscio che un mio articolo sul
blog dettato dalla rabbia che provavo avrebbe peggiorato le cose. Ho atteso il
ritorno di una certa serenità e ora mi accingo ad analizzare quanto accaduto
non per rinfocolare le polemiche ma perché da tutto ciò si traggono
insegnamenti importanti.
La polemica immotivata, gratuita,
sterile e, consentitemi, stupida sulla visita di Sgarbi è stata innescata non
da qualche stupidello che usa Facebook come sputacchiera ma dal Sindaco e dal
Vicesindaco, il primo con un articolo di giornale assurdo, farneticante, fuori
da ogni logica politica e da ogni opportunità, il secondo, appunto, sul social
network come se fosse un cittadino qualsiasi in vena di stupidaggini. Il
giudizio che posso dare sulle due persone in questione non è scrivibile qui, ma
sicuramente la mia stima nei loro confronti si è abbassata esponenzialmente,
per quel che conta. Certo che la puerilità del comportamento delle prime due cariche
cittadine è piuttosto preoccupante.
Anche la questione dell’abbattimento
degli alberi delle scuole rosse è emblematica. Non entro nel merito della
decisione di buttare giù i cipressi che, comunque, mi è parsa affrettata e contraddittoria.
Mi limito ad analizzare come si sono svolte le cose. Non c’è stata informazione
alcuna verso i cittadini circa la decisione di abbattere gli alberi, alla
faccia della tanto sbandierata trasparenza. Non c’è stato alcun tentativo di
valutare soluzioni alternative. Soprattutto non c’è stata chiarezza nelle
spiegazioni: le piante erano pericolose perché potevano ledere la struttura
della scuola, perché potevano cadere sulla strada, perché sporcavano, perché toglievano
la luce alle aule? È un fatto estetico per riportare il panorama allo stato
originario? Sono state fornite duecento versioni diverse per spiegare la
decisione assunta, nessuna delle quali convincente. Resto convinto che le
piante potessero essere salvate ma, comunque, contesto una totale mancanza di
informazione e di coordinamento tra le tante bocche che parlano per conto dell’amministrazione
comunale.
Quello che è evidente, in ogni
caso, è il delirio di onnipotenza che affligge i nostri amministratori. Sono
convinti di essere i detentori del bene, della salvezza, della ragione, e si
reputano autorizzati a fare e disfare a loro piacimento, senza necessità di
informare né tantomeno consultare la cittadinanza. E la cittadinanza stessa,
qualora mancasse in qualche modo di rispetto, nell’ottica perversa dominante,
verso questa classe politica padrona, diventerebbe oggetto di attacco
indiscriminato e violento, persino sugli organi di stampa.
Sono preoccupato. Qui non si
sfriziona più, si sta scavando sul posto.
Luca Craia