Se ne lava le mani. Questa è la soluzione trovata dall’amministrazione
UbaldiMancini per risolvere la questione posta dal Presidente del Consiglio
Comunale, Walter Antonelli, e sposata da tutta la minoranza consiliare, con in testa Fratelli d'Italia, di
rivedere il regolamento per l’assegnazione degli alloggi popolari al fine ri
riequilibrare la situazione tra stranieri e Italiani.Con il regolamento
attuale, infatti, gli stranieri sono decisamente avvantaggiati, per cui ci si
proponeva di modificare, con la discrezionalità offerta dalla legge, i
parametri di assegnazione di punteggi con i quali stilare le graduatorie.
L’Amministrazione Comunale, dopo aver risposto che è troppo presto per
metterci mano (assurdo, quando vuoi metterci mano? Quando si stilano le
graduatorie?) e dopo aver incassato lo sprone a continuare così dal segretario
generale della CGIL, che così ha dimostrato quanto si conscio dei reali bisogni
dei suoi rappresentati e del suo ruolo sindacale, ora si libera definitivamente
del problema. Con la solita scusa, ormai stantia, trita e ridicola, della
mancanza di personale per fare controlli, dopo aver buttato via soldi per
tentare un improbabile recupero dei canoni arretrati incaricando un avvocato
esterno, ora rimette tutto in mano all’Erap. Il problema non è più del Trio e
mezzo, come li chiama SEL.
L’Erap che farà? Difficile immaginare che l’ente per le case popolari
vada a prendere decisioni che spettano alla politica e che vada a infilarsi nel
mare di polemiche che una revisione del regolamento giocoforza porterà. Quindi
il futuro che ci aspetta (e ci sono diversi alloggi ancora da assegnare) è
quello di una ghettizzazione sempre più forte degli stranieri, di una disparità
sempre più evidenti tra questi ultimi e gli Italiani, di un centro storico
sempre più marcato come terra straniera. Con buona pace della sinistra
progressista, della politica per i cittadini e di quel coraggio delle proprie
azioni che proprio a questa maggioranza manca. Grazie Ediana Mancini, Endrio
Ubaldi, Aronne Perugini e all’altro mezzo.
Luca Craia